L'appello

Indonesia, uno tsunami sulla foresta ma per mano dell’uomo

Avviato il più grande progetto di deforestazione mai visto sulla terza foresta pluviale al mondo. Così il presidente Prabowo Subianto vuole raggiungere l'autosufficienza alimentare ed energetica. Lo denuncia una coalizione ambientalista globale, guidata dalla ong Mighty earth. Gli attivisti chiedono di fermare la distruzione ecologica e umana delle comunità indigene che vivono in simbiosi con la foresta. Tra le minacce, anche l'estrazione del nickel

di Elisa Cozzarini

Un’area più estesa della città di Parigi è stata deforestata a Papua, in Indonesia, per lasciare spazio a monocolture di riso e canna da zucchero, da trasformare in biocarburante. È solo l’inizio del progetto governativo Food & energy estates, che dovrebbe garantire l’autosufficienza energetica e alimentare dell’arcipelago asiatico, cancellando circa 4,3 milioni di ettari di ecosistemi naturali. Una coalizione globale di ong, guidata da Mighty earth, lo ha definito il più vasto piano di deforestazione al mondo.

L’appello a Macron

Gli ambientalisti hanno documentato l’arrivo a Merauke, sull’isola della Nuova Guinea, di 2mila escavatori e la perdita di 11mila ettari di foresta pluviale. Non si tratta solo di un danno ambientale enorme, ma anche di un sopruso nei confronti delle comunità indigene locali, che vivono in simbiosi con l’habitat naturale. Secondo le ong, non è necessario rinunciare al progetto. Ma andrebbe realizzato in quegli 8,8 milioni di ettari di terre degradate, che sarebbero adatte a uno sviluppo agricolo sostenibile, con l’accordo delle popolazioni interessate.

36 scavatori parcheggiati vicino al villaggio di Tambat lo scorso 21 marzo. Secondo quel che dicono gli abitanti, l’area deforestata sarebbe destinata a piantagioni di canna da zucchero. Foto di Yusuf Wahil per Mighty earth

L’appello è rivolto, oltre che al presidente indonesiano Prabowo Subianto, ad Emmanuel Macron. Di recente, infatti, Francia e Indonesia hanno stretto accordi di cooperazione per un totale di 17 miliardi di euro, a proposito dell’estrazione di nickel, difesa e commercio. E, secondo quanto riferisce Antara, l’agenzia di stampa dell’arcipelago asiatico, i due Stati hanno firmato una dichiarazione d’intenti per la gestione sostenibile delle foreste. «Se Macron appoggia i progetti agroalimentari dell’Indonesia, non può ignorare la deforestazione che deriverà da Food & energy estates a Papua», è il commento di Boris Patentreger, direttore di Mighty Earth per la Francia. «La firma di quella dichiarazione non basterà a controbilanciare una distruzione che renderebbe vani gli impegni climatici di entrambi i paesi. Il presidente francese ha una storia di contrasto alla deforestazione sul piano internazionale. In Nuova Guinea ha l’opportunità di confermare il suo impegno per le foreste nel mondo». In base ai calcoli del think tank indonesiano Celios, il progetto genererebbe oltre 780 milioni di tonnellate di CO₂.

Daniel Kwarjai (67), un abitante di Papua. Foto di Yusuf Wahil/Mighty Earth

Dall’olio di palma al nickel

L’Indonesia ospita la terza più grande foresta pluviale al mondo e una biodiversità straordinaria. Tra le specie più iconiche, l’orango, ma anche alcuni fiori giganti che non si trovano in alcun altro luogo al mondo. Secondo Global forest watch, la piattaforma online che fornisce dati sulle foreste nel mondo, dal 1950 a oggi, l’Indonesia ha perso oltre 74 milioni di ettari: tagliati, bruciati o trasformati in piantagioni di olio di palma, carta o di gomma, o ancora per lasciare spazio a miniere di nickel. La deforestazione contribuisce all’erosione, danneggia la biodiversità, minaccia le popolazioni indigene, amplifica gli effetti degli eventi meteorologici estremi, aumenta il rischio di incendi.

La nuova frontiera dello sfruttamento è quella del nickel, metallo necessario per la produzione delle batterie e, quindi, per la transizione energetica. Mighty earth sottolinea però i rischi ambientali e umani: in Indonesia sono state fatte concessioni per oltre 1,1 milioni di ettari. La miniera di Weda bay, sulle isole Maluku, è tra le più grandi al mondo e nel 2023 ha fornito il 17% del metallo a livello globale. In un articolo su The Conversation, il professore di Biologia dell’Università dell’Indonesia Jatna Supriatna e i ricercatori dell’Università del Kent Michaela Guo Ying Lo e Matthew Struebig, affermano che negli ultimi anni il paese asiatico ha prodotto circa quattro volte la quantità di nickel dello scorso decennio, trascinato dalla spinta verso un’economia a basse emissioni. Nel loro studio, mostrano come tra il 2011 e il 2018 la deforestazione è cresciuta a un tasso doppio rispetto alle aree non interessate dall’estrazione di nichel, con conseguenze pesanti per le comunità locali e la biodiversità. Bisognerebbe, per gli studiosi, adottare pratiche per rendere l’estrazione più sostenibile, come una regolamentazione più severa contro la deforestazione e per una corretta gestione dell’acqua, oltre a sistemi di protezione per i lavoratori e gli abitanti dei luoghi interessati. Le popolazioni andrebbero coinvolte con processi partecipativi e, sin dall’inizio, andrebbe fatto un monitoraggio delle condizioni ambientali, rendendo le compagnie estrattive responsabili dei danni ecologici e sociali.

In apertura, Alowisia Kwerkujai (58), ai margini della foresta che intende difendere. Le foto sono di Yusuf Wahil/Mighty Earth

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