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Indulto: i commenti di Cisl e Agesol
Cautele e preoccupazioni sul provvedimento approvato ieri dalla Camera
di Redazione
La Cisl valuta con grande cautela il provvedimento sull’indulto approvato ieri dalla Camera: ” Tutti ricordiamo l’appello che qualche anno fa pronunciò Il Pontefice , Giovanni Paolo II in Parlamento a favore dell’indulto”, dice in un comunicato il segretario generale, Raffaele Bonanni. “La situazione di grave sovraffollamento delle carceri italiane giustifica un provvedimento umanitario di clemenza, anche per poter venire incontro nei prossimi mesi con una contrattazione adeguata alle richieste legittime degli operatori penitenziari. La giustizia in Italia soffre di mali endemici più volte denunciati dalla Cisl, ed ha bisogno di provvedimenti urgenti per snellire l’iter processuale che pesa su tutto l’apparato pubblico ed economico del paese”.
“Il disegno di legge sull’indulto approvato dalla Camera dei Deputati vuole essere un primo passo per rispondere ai gravi problemi della condizione di vita nelle carceri”, conclude Bonanni, “E tuttavia dobbiamo constatare che esclude solo in parte i reati sulla sicurezza per il lavoro. Ciò non può che incontrare la preoccupazione della CISL, per la quale rimane punto fermo la necessità di perseguire tutti i tipi di reato contro il lavoro, in modo da accelerare i risarcimenti per le relative cause penali e civili”.
Agesol, l’Agenzia di solidarietà che lavora a favore dei detenuti nelle carceri milanesi e alla quale aderiscono molte sigle del volontariato e del sindacato, esprime la preoccupazione che non sia comunque garantito un futuro di cittadinanza a chi nei prossimi giorni uscirà dalle carceri.
«L’idea che anche i detenuti possono uscire dal carcere – spiega il presidente di Agesol, don Virginio Colmegna – è per noi molto significativa e dovrebbe sollecitare sempre più a pensare anche a pene che siano qualcosa di diverso e alternativo al carcere. Ma l’uscita di questo gran numero di detenuti dovrebbe soprattutto impegnarci a un grande sforzo per cercare di dare ospitalità a queste persone, che devono poter ritrovare un proprio spazio sociale. Molti di loro non possono contare su una dimora o su riferimenti certi: si tratta di una vera e propria emergenza umanitaria da sollecitare fortemente, perché alla base di questo provvedimento non dovrebbe esserci l’idea di far uscire le persone per farle rientrare subito, ma la volontà di farle uscire per far loro ricostruire e riqualificare i propri diritti di cittadinanza e, quindi, la possibilità di reinserimento nella società».
«Da anni ci battiamo perché le carceri siano un luogo dove scontare la pena e iniziare a ricostruire una nuova forma di cittadinanza – spiega Licia Roselli di Agesol -. Ma oggi il più delle volte non è così. Il sovraffollamento e, nei mesi estivi, il caldo eccessivo, impediscono di fatto quasi ogni intervento formativo all’interno degli istituti di pena. Accogliamo di buon grado questo atto di clemenza, che giunge in un periodo, quello estivo, in cui le carceri sono al limite della vivibilità. Ma ricordiamo che a Milano molte delle persone che dovrebbero uscire (circa 600 tra San Vittore, Bollate e Opera) scontano pene imputabili semplicemente a un disagio sociale, che un welfare locale e un territorio più ospitale avrebbero potuto tranquillamente evitare. Per questo crediamo sia necessario attivare subito progetti di accompagnamento sociale per chi si ritrova da un giorno con l’altro sulla strada, senza un luogo dove andare e senza punti di riferimento sicuri. Noi del privato sociale siamo pronti a fare la nostra parte fino in fondo ma da soli non ce la possiamo fare. Comune, Provincia e Regione si devono attivare fin da subito per non vanificare questa grande opportunità»
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