Tra le celebrazioni del 2004 ci sarà anche il 15° anniversario della caduta del muro di Berlino. Un fatto storico che fece fare un gran balzo in avanti alla speranza di democrazia nell?umanità intera. Il principio base della democrazia è che con le sue scelte il popolo legittima il potere di chi sceglie per tutti. Su questo principio il consenso in tutto il mondo è oggi quasi unanime. C?è invece molta diversità d?opinioni circa altri due caratteri fondamentali: se il principio va interpretato anche come un fine della società o solo come uno strumento; e quali sono i i modi per costruire una democrazia compiuta. La realtà è ben distante dalle speranze di democrazia di gran parte dell?umanità. In alcune nazioni si ritiene che solo certi gruppi di persone siano abilitati a scegliere per gli altri. Per certi osservatori, le oligarchie di fatto sono almeno un terzo delle nazioni del mondo. Spesso la diagnosi della situazione nei Paesi colpiti da deficienza cronica o passeggera di democrazia si limita a osservare solo i numeri. Il termometro di democrazia è comunemente la quantità di partiti, elezioni ed elettori, misurata come percentuale di un ipotetico suffragio universale. Ma certo è ben più grave il gap rispetto alla qualità del processo democratico, che si misura rispetto a un suffragio davvero informato, grazie a effettiva parità d?accesso agli elettori di tutti i candidati e programmi. La qualità della democrazia non sembra migliorata da nessuna delle due parti del muro inteso come separazione tra chi ha la democrazia e chi no. Piuttosto la caduta del muro fa vedere che i problemi del futuro della democrazia sono comuni dovunque nel mondo. Le cronache registrano sempre più elezioni definite da osservatori indipendenti come libere ma non giuste. Elezioni in cui i cittadini hanno scelto sì liberamente, ma non in base a quello che c?era da sapere di candidati e programmi. Una delle cause della disfunzionalità della democrazia è l?enorme peso che assume il denaro nelle campagne elettorali. Solo candidati che hanno grandi disponibilità finanziarie possono raggiungere le masse necessarie per essere eletti. La candidatura e il successo elettorale diventano dunque una merce scambiabile. Presso l?istituto internazionale per l?assistenza alla democrazia e alle elezioni, c?è chi si chiede se non sia il caso di stabilire, come per altre merci, le quote di disponibilità, un sistema di controllo della qualità e di tassazione delle elezioni che permetta di sviluppare migliori prodotti democratici e darne anche a chi non ne ha. Il nodo centrale è la relazione tra democrazia compiuta e informazione. Che cresca una senza l?altra è assai improbabile e per ora non è mai successo.
Sandro Calvani è un dirigente delle Nazioni
Unite. Vive e lavora a Bangkok, Thailandia.
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