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Intelligenza artificiale e pace, la strada indicata da papa Francesco

Il messaggio di Papa Francesco per la 57ma Giornata Mondiale della Pace, sul tema “Intelligenza artificiale e pace” e sulle sue ricadute etiche è davvero importante. Perchè, fuori da ogni retorica, risignifica la parola “pace” spostandola dall’asse geopolitico in cui è stata schiacciata e compressa in questi due anni, all’ascissa del sociale. Più ampia.

di Marco Dotti

Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale della pace dello scorso anno

Davanti alle sfide poste dalla progettazione, dalla diffusione e dall’uso su larga scala dei sistemi di Intelligenza Artificiale (AI) sono tre le strade che, in un modo o nell’altro, dobbiamo rapidamente percorrere.

La prima è quella di un’etica by design. È la via più difficile: un’etica che, come dice l’espressione inglese, ponga a priori, nel proprio quadro complessivo regole sui sistemi fondativi dell’AI e ne delimiti l’uso concreto, non solo l’abuso potenziale in ambiti particolarmente critici come, ad esempio, la selezione del personale e il riconoscimento facciale dei cittadini o in settori – che pur ne fanno già ampiamente uso – come l’industria delle armi. 

Il recente ordine esecutivo del Presidente Biden  cerca di percorrere questa via stabilendo nuovi standard per la sicurezza dell’AI e individuando in cinque volte l’attuale potenza di Chat GPT 4 il limite di capacità computazionale oltre il quale le aziende proprietarie dei modelli devono autodenunciarsi all’amministrazione, fornendo documenti sui loro piani di sviluppo e sulle strategie di gestione dei rischi sistemici (https://time.com/6330652/biden-ai-order/).

La seconda strada, quella di un approccio critico dal basso che fornisca a tutti, soprattutto alle agenzie educative, strumenti per “non farsi male”.  Sarà in caso di tornare a parlarne, perché è qui che il Terzo settore può e deve entrare in gioco.

La terza strada è una sorta di premessa alle altre due e svolge il ruolo di tracciante in un processo di discernimento etico e giuridico che, come ha recentemente insegnato Papa Francesco, può «rivelarsi un’occasione preziosa per una riflessione condivisa sul ruolo che la tecnologia dovrebbe avere «nella nostra vita individuale e comunitaria». È difatti in gioco, una volta di più, la comprensione profonda del rapporto che mezzi e fini hanno – o non hanno – con una vocazione ultima: il senso di quel rapporto per la comunità umana. 

Il messaggio di Papa Francesco per la 57ma Giornata Mondiale della Pace, che si celebra il 1° gennaio 2024 sul tema “Intelligenza artificiale e pace” e sulle sue ricadute etiche tocca tutti questi aspetti. Per farlo, fuori da ogni retorica, risignifica la parola “pace” spostandola dall’asse geopolitico in cui è stata schiacciata e compressa in questi due anni, all’ascissa del sociale. Più ampia. In un passaggio fondamentale del messaggio si legge: «forme di intelligenza artificiale sembrano in grado di influenzare le decisioni degli individui attraverso opzioni predeterminate associate a stimoli e dissuasioni, oppure mediante sistemi di regolazione delle scelte personali basati sull’organizzazione delle informazioni. Queste forme di manipolazione o di controllo sociale richiedono un’attenzione e una supervisione accurate, e implicano una chiara responsabilità legale da parte dei produttori, di chi le impiega e delle autorità governative».

Affidarsi a processi automatizzati su ampia scala per «categorizzare gli individui» potrebbe avere ripercussioni su tutto il tessuto sociale moltiplicando asimmetrie e disuguaglianze talmente forti da pregiudicare la tenuta stessa dell’ordine sociale.  Ecco perché, si legge ancora nel Messaggio di Papa Francesco, e siamo alla terza strada, quella del senso, «nella ricerca di modelli normativi che possano fornire una guida etica agli sviluppatori di tecnologie digitali, è indispensabile identificare i valori umani che dovrebbero essere alla base dell’impegno delle società per formulare, adottare e applicare necessari quadri legislativi».

Forme di intelligenza artificiale sembrano in grado di influenzare le decisioni degli individui attraverso opzioni predeterminate associate a stimoli e dissuasioni

Papa Francesco

Il lavoro di redazione di linee guida etiche «per la produzione di forme di intelligenza artificiale non può prescindere dalla considerazione di questioni più profonde riguardanti il significato dell’esistenza umana, la tutela dei diritti umani fondamentali, il perseguimento della giustizia e della pace». Più che a un bivio, davanti alla cosiddetta generatività dell’AI ci troviamo in un labirinto fatti di interessi economici e politici, di ingenuità culturali e presunzioni sociologiche, ma anche di infinite possibilità che potrebbero aprirsi al meglio, una volta trovata la via d’uscita. Non necessariamente la più semplice.

In fondo, insegnava Norberto Bobbio nella sua Autobiografia, «chi entra in un labirinto sa che esiste una via d’uscita, ma non sa quale delle molte vie che gli si aprono innanzi di volta in volta vi conduca. Procede a tentoni. Quando trova una via bloccata torna indietro e ne prende un’altra. Talora la via che sembra più facile non è la più giusta».


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