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Economia & Impresa sociale 

IPad city, la città dei suicidi

Dieci operai si sono già tolti la vita in pochi giorni nella città-fabbrica del fornitore del colosso di Steve Jobs

di Christian Benna

Ad iPad City non c’è tempo per leggere i giornali. Ai 300 mila operai di Longhua, la città-fabbrica cinese che sforna il top dell’elettronica di consumo, sarà probabilmente sfuggita la notizia del sorpasso di Apple- tra i principali committenti – sui rivali di Microsoft per capitalizzazione di borsa. Appesi ai macchinari di produzione sette giorni su sette, con turni massacranti che richiedono a volte straordinari fino a 80 ore settimanali di lavoro, i dipendenti della Foxconn non possono dedicare granché della giornata alla lettura delle news. Tanto più che la paga è di 100 dollari al mese, sette volte meno del valore dell’iPad che assemblano. Gli operai cinesi, una popolazione di giovani tra i 18 e 24 anni, non sanno che, ovunque, si fa la coda di notte pur di infilare l’iPad nel proprio zainetto, e che ogni minuto si vende un tablet Apple. Sanno, però, che le scorte sono esaurite. E bisogna aumentare i processi produttivi. Ma in fondo, nell’era dell’informazione globale, delle iNews che sbarcano sul tavoletta magica di Steve Jobs, presidente e fondatore di Apple – scialuppa di salvataggio per una stampa a corto di fiato – questa non è una notizia.

Le precarie condizioni di lavoro di IPad City d’altra parte sono note da anni. Un giornalista cinese ha provato a infilarsi nella fabbrica lager. Beccato è stato sommerso di querele e cause milionarie.  La coltre di silenzio si è però spezzata a una settimana dall’uscita dell’ultimo prodotto Apple. È successo quando Tian Yu, una dipendente di appena 17 anni, ha preferito lanciarsi dal quarto piano del dormitorio di Loghua piuttosto che tornare nella linea produttiva. Da quel decesso ci sono stati altri 12 tentativi di suicidi per stress da lavoro. In tutto 10 persone sono morte. Una brutta grana per Terry Gou, il tycoon tawainese, che ha fatto la sua fortuna, partendo da un capitale di 3000 dollari, nella subfornitura a basso costo per l’industria elettronica mondiale. Pc, iMac, iPod, iPhone, stampanti, cellulari etc: tutte le meraviglie della iEconomy vengono prodotte qui, nel distretto di Shenzen, per conto di Foxconn.

Terry Gou ha il sonno inquieto. L’ha confessato ai giornalisti, per la prima volta invitati ufficialmente a visitare Longhua per cacciare gli spettri della fortezza lager. Porte aperte ai media (subito richiuse) e una strategia anti-suicidi. Il magnate taiwanese ha ingaggiato un team di monaci buddisti, incaricati di alleviare l’animo dei dipendenti di Foxconn. E non solo. Per frenare l’ondata di suicidi, Terry Gou ha promesso un aumento di salario e ha anche imposto una nuova clausola sui contratti di lavoro: d’ora in poi sarà vietato togliersi la vita. Chi lo farà, sarà a sue spese, senza che un quattrino entri nelle casse della famiglia e nessuna assistenza medica per chi sopravvive.

L’imbarazzo di Apple cresce al ritmo delle vendite dell’iPad. Sarà forse per questo motivo che Steve Jobs ha spezzato una lancia in favore della Foxconn. «Non è una fabbrica di schiavi, anzi è molto carina. Non produce dolciumi, ma hanno anche ristoranti e piscine», ha dichiarato il numero uno della Mela. Poi per precauzione ha aggiunto che si tratta comunque di una situazione difficile. «In questo momento – ha proseguito – stiamo cercando di capire, prima di affrontare direttamente il problema e dire che abbiamo trovato la soluzione».  

Quattro anni fa, dopo l’esplosione dello scandalo della città lager, rivelato per prima dal Mail on Sunday , l’azienda di Steve Jobs aveva già inviato degli ispettori per migliorare la qualità del lavoro. Qualcosa è stato fatto, ma non abbastanza. Foxconn, 700 mila dipendenti in tutto, ha lanciato il suo programma di Csr, rendicontato in 68 pagine nell’ultimo bilancio sociale. Qui si cita con orgoglio che Oxfam, la ong britannica, considera le politiche di Csr della società taiwanese un modello per tutta la Cina. Ora il rischio che è la fabbrica di Shenzen , da città lager diventi nota come La Foxconn suicide express. Così è stata ribattezzata da alcuni giovani blogger taiwanesi. Chissà se leggeremo anche questo sugli iPad newspaper.


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