Cultura

Iran, la pittura incorpora la rivolta

L'opera di Arvin Golrokh si trasforma nel soffio inquieto di una coscienza che incrina le illusioni dispotiche del potere. La sua mostra "La memoria oltre il giardino" è aperta alla Galleria Primo Marella a Milano, via Valtellina 31, fino al 30 ottobre

di Giuseppe Frangi

Arvin Golrokh è nato a Teheran in Iran nel 1992. Dal 2018 ha scelto di stare in Italia, per frequentare l’Accademia a Torino e coltivare così la sua innata vocazione alla pittura. Nelle scorse settimane ha tenuto la sua prima personale in una galleria milanese: una mostra aperta mentre il suo Paese è scosso da una rivolta giovanile dai risvolti drammatici. È una coincidenza, in quanto come Arvin stesso spiega, questa rivolta è arrivata imprevista nei tempi e nelle dimensioni. Tuttavia nella sua pittura si registra la stessa intensità e la stessa coscienza che muove i ragazzi che oggi sfidano il potere in Iran. Arvin lavora lontano dal suo Paese, ma con la sua pittura è assolutamente dentro la storia e il presente della realtà iraniana. Prendiamo uno dei quadri più emblematici.

Si intitola La memoria oltre il giardino: è un paesaggio ispido, inselvatichito, sul quale aleggiano presenze inquiete. Non è frutto della fantasia dell’artista ma è rappresentazione, caricata di un’energia immaginaria, di un luogo reale. È uno spiazzo legato ad un tragico episodio di violenza da parte del potere, che il potere temeva diventasse luogo di memoria da parte della popolazione. Così è stato ridotto ad anonimo e disordinato sterrato.

Ma ci sono spazi dai quali la memoria non può essere cancellata, come fosse un’impronta che non si stacca da quelle zolle di terre. Con la sua pittura Arvin Golrokh compie questo esercizio di memoria; così la rappresentazione di un paesaggio inselvatichito è solcato dal vento inquieto che ferisce il nostro sguardo. I fiori che ostinatamente bucano il terreno, ricordano una bellezza calpestata; le sagome informi e bianche che vediamo aleggiare misteriosamente sulle sterpaglie evocano l’insopprimibile presenza di chi in quel luogo è stato invece fisicamente soppresso. Tutto è lasciato su un livello implicito, che si rivela molto più potente di qualsiasi possibile narrazione esplicita. Così la pittura si trasforma nel soffio inquieto di una coscienza che incrina le illusioni dispotiche del potere.


Arvin Golrokh, La memoria oltre il giardino, 2022. La mostra è aperta alla Galleria Primo Marella a Milano, via Valtellina 31. Fino al 30 ottobre 2022

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