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Iraq: Acnur, più aiuti per sfollati e rifugiati iracheni

L'appello dell'Alto commissario per i rifugiati Guterres

di Redazione

L’Alto Commissario Onu per i Rifugiati António Guterres ha ieri rivolto un elogio agli stati arabi per la loro tradizionale generosità nei confronti delle popolazioni sradicate, li ha esortati a svolgere un ruolo più attivo nell’ambito delle attività dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ed ha chiesto maggiore solidarietà internazionale al fine di alleviare la drammatica condizione degli iracheni in fuga dal conflitto nel proprio paese.

Nel discorso di apertura del Consiglio dei Ministri degli Esteri della Lega degli Stati Arabi (LAS) al Cairo, Guterres ha evidenziato che gli stati arabi ed islamici hanno accolto milioni di persone in fuga, tra cui al momento circa 2 milioni di iracheni fuggiti dal proprio paese. L’Alto Commissario ha affermato che tale generosità è radicata nella tradizione, nella cultura araba e nella legge islamica, che comprendono tutte le norme oggi codificate nel contesto giuridico in cui oggi l’UNHCR svolge il proprio mandato internazionale in favore dei rifugiati.

“Guardando indietro nella storia, la linea più diretta tra la tradizione e il diritto contemporaneo dei rifugiati si trova nell’Islam” ha proseguito Guterres. “Fin dagli inizi, dal Corano e dalla Sunnah del Profeta, la legge islamica ha ampiamente considerato la questione dell’asilo ed ha attribuito importanza, dignità e rispetto al richiedente asilo (‘al mustamin’). Tra i doveri morali e le consuetudini della comunità vi è sempre stato quello di rispondere alle richieste d’asilo”.

Nell’evidenziare che attualmente la maggioranza dei rifugiati in tutto il mondo è costituita da musulmani, Guterres ha esortato il mondo islamico ed arabo ad un maggior coinvolgimento nel dibattito, nell’elaborazione e nella realizzazione di politiche per i rifugiati. Ha inoltre espresso preoccupazione per la crescente intolleranza, per il razzismo e la xenofobia in molte parti del mondo, che comprendono percezioni errate dell’Islam, che possono avere un impatto negativo sui rifugiati di fede musulmana bisognosi di protezione internazionale.

“Anche nelle società più sviluppate assistiamo al riemergere di razzismo, xenofobia e populismo che tentano di generare nell’opinione pubblica confusione tra rifugiati, migranti e persino terroristi” ha aggiunto Guterres. “Voglio essere perfettamente chiaro: i rifugiati non sono terroristi, i rifugiati sono le prime vittime del terrore”.

“Gli stessi atteggiamenti hanno prodotto diffuse idee inesatte nei confronti dell’islam, dei quali i rifugiati di fede islamica sono spesso vittime” ha proseguito. “È qualcosa che l’UNHCR non può accettare. È nostro dovere reagire, contrastare questi atteggiamenti e far emergere la verità”.

L’Alto Commissario ha quindi invitato gli stati membri della Lega a collaborare con l’UNHCR in una partnership strategica, attraverso un maggiore coinvolgimento negli organi direttivi dell’Agenzia nella sede internazionale di Ginevra. Tale partenariato potrebbe rivelarsi addirittura più importante di contributi finanziari o di altre forme di sostegno. Volgendo lo sguardo alla crisi in Iraq, l’Alto Commissario ha dichiarato che l’attuale esodo ha posto un’enorme pressione sui paesi vicini che accolgono rifugiati, in particolare Giordania e Siria, che insieme ospitano 1,75 milioni di iracheni.

“In quello che costituisce il più massiccio esodo nel Medio Oriente dai drammatici eventi del 1948, un iracheno su otto è stato costretto ad abbandonare la propria casa” ha affermato Guterres. “Attualmente circa 1,8 milioni di iracheni sono sfollati all’interno del proprio paese e altri 2 milioni sono fuggiti all’estero. In base alle stime dell’UNHCR, nel solo 2006 quasi 500mila iracheni sono stati costretti a spostarsi in altre aree del paese”.

Tuttora fino a 50mila iracheni ogni mese lasciano le proprie abitazioni per cercare riparo in altre parti del paese e le conseguenze della crisi ricadono soprattutto sulle stesse vittime.

“Tuttavia due paesi limitrofi all’Iraq, Giordania e Siria, sopportano il peso umanitario più grande * con oltre un milione di rifugiati in Siria e circa 750mila in Giordania” ha proseguito Guterres. “È importante riconoscere l’estrema generosità di questi due paesi, che in larga parte affrontano la crisi senza poter contare su un’efficace sostegno da parte della comunità internazionale. Non ho problemi a riconoscere che lo stesso UNHCR non ha fatto abbastanza”.

Guterres ha inoltre affermato che l’UNHCR sta già potenziando le proprie attività in Iraq e nella regione circostante. Ma il proprio impegno umanitario rappresenta ancora “una goccia nell’oceano” e può solo curare i sintomi, “come un’infermiera tratta i segnali visibili di una malattia”. Le cause di fondo e la cura della malattia, ha aggiunto l’Alto Commissario, sono di natura chiaramente politica. Finché la parte politica non troverà una cura, comunque, le agenzie umanitarie “dovranno continuare a curare i sintomi”, i paesi limitrofi dovranno continuare ad offrire rifugio e la comunità internazionale dovrà fare di più per condividere gli oneri.

Nel richiedere un chiaro impegno a livello globale, Guterres ha ricordato che l’UNHCR sta convocando una conferenza internazionale sulle necessità umanitarie dei rifugiati e degli sfollati iracheni, che si terrà a Ginevra il 17 e 18 aprile.

“Il nostro appello non sarà in favore di noi stessi, ma delle necessità degli iracheni e dei pesi limitrofi” ha affermato l’Alto Commissario riguardo alla conferenza. “Gli obiettivi sono quelli di sensibilizzare la comunità internazionale sulle dimensioni umanitarie della situazione e di cercare di ottenere impegni per far fronte a questi enormi * e crescenti * problemi”.

Guterres ha infine rivolto un appello particolare in favore delle migliaia di rifugiati non iracheni che si trovano all’interno dell’Iraq, tra cui circa 15mila palestinesi che sono bersaglio esplicito di gruppi miliziani e che non hanno un posto dove andare. Ha inoltre evidenziato altre impegnative operazioni svolte dall’UNHCR, come quella in Darfur, e le drammatiche situazioni dei rifugiati provenienti dal Sudan meridionale che si trovano in Egitto e dei cittadini somali che attraversano il Golfo di Aden nel tentativo di raggiungere lo Yemen.

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