Famiglia
Iraq: allarme Acnur, peggiorano condizioni rifugiati iracheni
L'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Acnur) denuncia i rischi a cui sono esposti 1400 profughi lungo il confine tra Iraq e Siria
di Redazione
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) sottolinea come le condizioni dei più di 1.400 palestinesi fuggiti da Baghdad e bloccati nei campi al confine tra Iraq e Siria peggiorino di giorno in giorno. Nei campi c’è urgente bisogno di cure mediche e di una soluzione umanitaria immediata. L’UNHCR sollecita sia i paesi della regione che quelli più distanti a contribuire a porre fine alla sofferenza di queste persone.
La scorsa settimana una squadra dell’UNHCR ha visitato il campo di Al Waleed, che si trova sul lato iracheno del confine ed ospita 1.071 palestinesi, individuando quattro bambini e un giovane uomo che avrebbero urgente bisogno di cure mediche. Un giovane, in particolare, soffre di un grave disturbo cardiaco ed ha bisogno di un’operazione salvavita, mentre due bambini hanno il linfoma di Hodgkin e sono soggetti a ricadute. Un altro giovane rischia di perdere la gamba a causa di una patologia vascolare ed il giovane uomo soffre di una grave forma di diabete che gli sta causando la perdita della vista. L’UNHCR e il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) stanno cercando con ogni mezzo di fornire adeguate cure mediche, ma ciò risulta impossibile in questo campo di confine infestato da serpenti e scorpioni e dove mancano acqua, servizi igienici, cure e alloggi adeguati.
Un’ulteriore preoccupazione è data dal fatto che le condizioni di sicurezza nell’area stanno rapidamente peggiorando. All’inizio della scorsa settimana un gruppo di uomini del posto, armati di tutto punto, si è presentato nel campo, minacciando i rifugiati e pretendendo che consegnassero una parte delle loro provviste. Il ministro degli interni iracheno ha emesso un ordine di cattura nei loro confronti, ma i colpevoli sono ancora a piede libero. I rifugiati sono sempre più spaventati e frustrati, intrappolati in una terra di nessuno e incapaci di comprendere il motivo per cui nessuno, e nessun governo, riesca ad aiutarli o a permettere loro di raggiungere un luogo sicuro. Diversi rifugiati hanno pregato i funzionari dell’UNHCR di non dimenticarsi di loro e di non lasciarli in quell’inferno. Nessuno di loro vuole far ritorno a Baghdad.
Le temperature elevate e le frequenti tempeste di sabbia aggravano le sofferenze dei rifugiati. Durante il giorno le temperature nelle tende raggiungono i 50 gradi centigradi e c’è poca ombra. La fornitura di acqua e i servizi sanitari non sono ancora adeguati poiché a UNHCR e CICR è stato impedito di edificare un campo che rispetti gli standard internazionali. Diverse agenzie che operano in questa zona hanno ricevuto minacce dagli iracheni che vivono nei paraggi e a volte è stato loro impedito di offrire assistenza ai palestinesi bloccati.
La situazione a Baghdad rimane grave. Molti palestinesi si trovano
intrappolati, con la paura di spostarsi ma con altrettanta paura di rimanere. Si stima che vi siano ancora 15mila palestinesi in Iraq, meno della metà della cifra stimata nel 2003. L’UNHCR si è ripetutamente appellata alla comunità internazionale affinché aiuti i palestinesi, ma, ad oggi, lo ha fatto con scarsi risultati. L’Agenzia continua a sollecitare con forza le autorità irachene e le forze multinazionali affinché offrano protezione, per quanto ciò sia possibile, alla comunità palestinese a Baghdad ed ai gruppi bloccati alla frontiera tra Iraq e Siria.
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