Mondo
Iraq: gli Usa impigheranno mine antiuomo?
Le accuse della Campana Italiana Contro le Mine lancia lallarme
di Redazione
La Campagna Italiana Contro le Mine lancia l?allarme sul possibile uso di mine terrestri da parte delle forze armate americane.
Alti ufficiali dell?esercito statunitense hanno infatti dichiarato, durante un briefing al Pentagono il 5 di marzo, l?intenzione di utilizzare mine antipersona per interdire l?accesso ai siti di stoccaggio di armi chimiche in Iraq. Intanto, in preparazione all?attacco, sono stati accumulati nella regione del Golfo Persico circa 90.000 di questi ordigni.
?E? ironico che mentre gli Stati Uniti stanno per muovere guerra all?Iraq per la minaccia che rappresenterebbero i suoi arsenali di armi di distruzione di massa, i piani di guerra americani prevedano l?uso di ordigni quali le mine terrestri ? vere e proprie armi di distruzione di massa a scoppio ritardato,? osserva Simona Beltrami, Coordinatrice della Campagna.
Allo stesso modo causa estrema preoccupazione la possibilità che le forze alleate angloamericane utilizzino, come già accadde l?anno scorso in Afghanistan, ed ancor prima in Kosovo, le cosiddette bombe a grappolo (cluster bombs). Queste bombe rimangono inesplose sul terreno in almeno il 25% dei casi ed hanno gli stessi devastanti effetti delle mine antipersona, rispetto alle quali risultano ancora più instabili.
Ancora oggi, nel solo Kurdistan iracheno, salta su una mina una persona al giorno. Per il resto del Paese non esistono statistiche precise, ma il territorio iracheno è ancora massicciamente inquinato dalle mine collocate dagli stessi Stati Uniti durante la guerra del Golfo del 1991 e da quelle lasciate in eredità dal conflitto con l?Iran, la gran parte delle quali è di produzione italiana.
?Adesso si prepara un?altra semina mortale, che avrà come unico raccolto ulteriori devastazioni e sofferenze per la popolazione civile,? conclude la Coordinatrice della Campagna Italiana Contro le Mine.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.