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Istituti di cura. Punto e a capo

Non tutto è da buttare nella ricerca italiana. Gli Irccs, ad esempio, riescono a coniugare il progresso scientifico con l’assistenza. Per questo il governo ha deciso di investirci sopra

di Alma Grandin

C’è ricerca e ricerca. C’è l?ente di Stato, il Cnr, che spende l?80 per cento del suo budget solo per pagare gli stipendi e le spese di mantenimento (destinando ai fini istituzionali soltanto le briciole). Poi c?è chi mette in pratica direttamente ciò che studia, riuscendo a coniugare assistenza e progresso scientifico. Si tratta di trentuno enti (pubblici, privati e non profit) , denominati Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), per rilanciare i quali il governo ha approvato un disegno di legge presentato dal ministro della Sanità, Rosi Bindi. Si punta a voltare decisamente pagina (molti degli istituti erano commissariati) specializzando ulteriormente l?attività, rafforzando la collaborazione con le Regioni e soprattutto inserendo la ricerca effettuata da tali istituti in una programmazione scientifica nazionale. Verrà creato un coordinamento fra istituti, attraverso la valorizzazione dei direttori scientifici e il riconoscimento per il personale di ricerca della loro particolare attività di lavoro. Secondo il ministro Rosy Bindi, «gli Irccs costituiscono un patrimonio di competenze scientifiche e di risorse operative che deve diventare parte qualificante del processo di riforma del servizio sanitario nazionale». Nel provvedimento vengono poi definiti i nuovi criteri per il riconoscimento del carattere scientifico degli Irccs; toccherà quindi ai regolamenti ministeriali, più flessibili degli interventi legislativi, intervenire per migliorare e potenziare il loro funzionamento. Secondo il professor Umberto Veronesi, decano dei direttori scientifici di tali Istituti «pur nella variabilità delle specifiche attività sono accomunati, oltre che da una collocazione giuridica comune, da caratteristiche ed obiettivi simili quali la stretta connessione tra ricerca di laboratorio e ricerca clinica, il rapido trasferimento dei risultati alla pratica assistenziale, la valutazione scientifica di metodologie diagnostiche e terapeutiche, la formazione e la divulgazione di protocolli diagnostici e terapeutici avanzati, la formazione di personale di ricerca». Non meno di due mesi fa la conferenza Stato-Regioni aveva premiato alcuni Istituti, come il Besta di Milano ed il Rizzoli di Bologna, ripartendo parte dei 14 miliardi accantonati dal Fondo Sanitario Nazionale del 1996. Questi due Istituti avevano presentato progetti specifici meritevoli di essere finanziati. Inoltre, per la prima volta, è stato deciso anche un contributo all?Istituto pediatrico Bambino Gesù di Roma. La proposta di ripartizione, decisa dal ministero, adotta lo stesso criterio utilizzato per gli anni precedenti, in quanto si basa sul volume d?affari e sulla produttività di ciascun ente. Tutti gli Irccs italiani In Italia sono 31 in tutto gli Istituti a possedere questo titolo: 15 sono pubblici e 16 privati con oltre 27 mila dipendenti. Ecco dove si trovano. A Milano : Istituto Tumori, Ospedale Maggiore, Istituto Besta, S. Raffaele, Istituto Monzino, Fondazione S. Maria Nascente, Istituto Europeo di Oncologia. A Roma : Regina Elena, S. Gallicano, Bambin Gesù, Clinica S. Lucia, Istituto Dermopatico dell?Immacolata, Spallanzani. A Pavia: S. Matteo, Fondazione ?Salvatore Maugeri? Fondazione Casimiro Mondino. Gli altri Irccs sono: Centro Auxologico a Piancavallo, l?Istituto Eugenio Medea a Bosisio Parini in provincia di Como, il Fatebenefratelli di Brescia, l?Inrca di Ancona,l?Istituto ?Burlo Garofalo? di Trieste, il Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, l?Istituto Tumori e l?Istituto Gaslini di Genova,gli Istituto Ortopedici Rizzoli a Bologna, l?Istituto Stella Maris di Pisa, il Neuromed di Pozzilli Isernia , la Fondazione Pascale di Napoli, l? Istituto Oncologico di Bari, l?Istituto ?Saverio De Bellis? a Castellana Grotte, la Casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo, l?Istituto Oasi a Troina.


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