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Corridoio umanitario per 93 siriani: “L’Unione europea impari da noi”

Arrivate questa mattina a Fiumicino - su volo di linea pagato dalla stessa Alitalia, che di fatto prende una virtuosa posizione in merito - 24 famiglie con 41 minori, grazie all'iniziativa promossa da Diaconia valdese e Comunità di Sant'Egidio, con la collaborazione dell'ong Mediterranean hope. Ecco le parole dell'operatore di quest'ultima che ha partecipato a ogni passo della storica iniziativa

di Daniele Biella

“Una volta deciso, aprire un corridoio umanitario per chi fugge dalla guerra è stato immediato: ci siamo riusciti noi associazioni ed enti ecumenici, perché i governi europei non si impegnano a farlo anche loro, anziché continuare a erigere barriere, con risultati drammatici come quello che sta accadendo inqueste ore a Idomeni, confine greco-macedone, o le tragedie in atto da anni nel mar Mediterraneo?”. Francesco Piobbichi, giornalista e operatore dell’ong Mediterranean Hope, è la persona che ha seguito ogni passaggio che ha portato oggi 29 febbraio 93 persone siriane, 24 famiglie tra cui 41 minori, ad atterrare a Fiumicino direttamente dal campo profughi del Libano dove erano ospitati da quando avevano lasciato la Siria e i bombardamenti. È il secondo arrivo – il primo era stato in gennaio quello di una famiglia con una bambina, Falak, con urgente bisogno di cure mediche – e ne seguiranno altri: “mille persone in tutto, come stabilito nell’accordo fra i promotori, Diaconia Valdese e Comunità di Sant’Egidio, e le istituzioni libanesi e italiane che hanno dato il via libera”, spiega Piobbichi.

I nuovi arrivati, visibilmente emozionati all’arrivo in Italia, “hanno un visto temporaneo di un anno, nel quale riceveranno la risposta per la loro domanda di asilo politico, che hanno presentato appena sbarcati”, continua l’operatore di Mediterranean hope. “Tra l’altro, è importante sottolineare e ringraziare la compagnia Alitalia, perché ha pagato il volo, che altrimenti avremmo garantito noi, come stiamo facendo per tutte le fasi di questo primo importante canale umanitario”. Come sono state selezionate queste prime famiglie beneficiarie? “Realtà associative (come il corpo civile di pace Operazione colomba, ndr) e chiese in loco ci hanno fornito i nominativi, dopodiché abbiamo effettuato delle interviste con loro alla presenza di un medico, date il precario stato di salute di molti di loro per le dure condizioni di vita nel campo profughi”, risponde Piobbichi.

Ora per le 93 persone si aprono le porte “delle nostre strutture o di quelle di associazioni con cui collaboriamo, come la Comunità Papa Giovanni XXIII in Provincia di Trento. Altre destinazioni sono Aprilia, Torino, Reggio Emilia, Firenze e Roma stessa”. Il virtuoso esempio italiano – rimarrà nella storia come il primo corridoio umanitario aperto verso l’Europa dalle guerre mediorientali – sta già facendo scuola, “in vari Paesi d’Europa Sant’Egidio e Diaconia valdese sono stati invitati a spiegare il modello messo in atto. Speriamo che presto si concretizzino altre esperienze simili: sarebbe un’ulteriore pressione verso i decisori politici europei per scendere finalmente in campo con un canale umanitario a livello di Unione europea”, indica l’operatore di Mediterranean hope, pronto a tornare in Libano per preparare il terreno al prossimo ponte aereo.


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