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Dopo otto mesi, il Programma d’azione per la disabilità non si vede

L'Osservatorio ne approvò la bozza il 13 luglio 2016, la Conferenza di Firenze a settembre fu incentrata su di esso, la versione definitiva fu licenziata il 19 ottobre 2016. Da allora nessuno sa nulla del secondo Programma d'Azione sulla disabilità. E anche l'Osservatorio non è stato più ricostituito. L'allarme di Carlo Giacobini, direttore di Superando

di Sara De Carli

Sono passati undici mesi e mezzo da quando l’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità, approvò la proposta del Secondo Programma di Azione Biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità. Ci aveva lavorato due anni, in sinergia con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. «Dal 13 luglio 2016 sono trascorsi 342 giorni» e il Programma d’azione si è perso «nell’empireo degli oggetti smarriti», denuncia su Superando.it il direttore, Carlo Giacobini. «A chi scrive – che aspira sommamente ad essere smentito – non risulta infatti che il Programma sia ancora stato oggetto di parere in Conferenza Unificata, né di deliberazione in Consiglio dei Ministri. Comunque sia, se ne perdono le tracce una volta uscito dal Ministero del Lavoro, cioè dopo l’approvazione del testo definitivo».

Il Programma contiene le indicazioni dettagliate per agire su aspetti fondamentali per l’attuazione dei diritti delle persone con disabilità: disegna otto linee di azione, di cui sette già individuate nel primo Programma, che valeva per il 2013-2015, più una sullo sviluppo del sistema statistico e di reporting sull’attuazione delle politiche a sostegno delle persone con disabilità (qui una presentazione sintetica del Programma e qui il testo). La proposta di Programma d’Azione fu presentata a Firenze, alla quinta Conferenza Nazionale sulle Politiche della Disabilità e lì furono raccolte osservazioni e integrazioni: la versione definitiva fu approvata dall’Osservatorio il 19 ottobre 2016, nel suo ultimo incontro. Anche volendo tener buona quella data, sono trascorsi otto mesi abbondanti.

Nonostante gli sforzi del mondo associativo, nonostante un autorevole esperto come Gianpiero Griffo alla vigilia di Firenze avesse chiesto che si passasse «da un Programma a un Piano d’azione, perché programma significa indicazioni generali, un piano invece contiene impegni e si presuppone finanziamenti. La sostanza è questa: l’implementazione della Convenzione richiede politiche, che non ci sono». D'altronde su HandyLex un'analisi puntuale dell'attuazione del primo Programma aveva evidenziato, affermava Marco Rasconi, presidente di Uildm, che «su 127 azioni previste solo una decina sono state attuate e alcune anche in modo incompleto», chiedendo quindi fossero le scelte politiche e strategiche perché il nuovo Programma non avesse lo stesso esito del precedente: «Senza una precisa governance, responsabilità, tempi e finanziamenti certi, questo programma rimarrà l’ennesimo elenco di intenti, oltre a non attuare concretamente la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Insieme ai punti in programma, si precisi con chiarezza come attuarli, di chi è la regia e di chi le responsabilità». Carlo Francescutti, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio, aprì la Conferenza di Firenze dicendo che «il Piano non addita la luna: abbiamo proposto al Governo obiettivi realizzabili, spesso senza aggravi ulteriori di spesa e anzi in certi casi, ad esempio per la riforma del sistema di accertamento, riducendo i costi e semplificando. […] Dobbiamo – come comitato tecnico dell'Osservatorio riuscire a rappresentarci non come interlocutori generici del dibattito ma come interlocutore tecnico e di spessore. I temi di cui ci occupiamo, che ci riguardano, hanno una complessità tecnica che deve essere riconosciuta. Sono stanco di sentire, quando si parla di politiche sulla disabilità, "io penso, io credo, io sono convinto che", come se dietro non ci fossero evidenze empiriche e scientifiche… altrimenti tutte le opinioni sembrano uguali. Non è così».

A Firenze il ministro Giuliano Poletti aveva promesso il Programma e l’Osservatorio a breve, magari proprio in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità del 3 dicembre. E il suo comunicato stampa di ottobre affermava che «ora, il documento sarà trasmesso al Consiglio dei Ministri e, una volta acquisito il parere favorevole della Conferenza Unificata delle Regioni e Province Autonome, verrà adottato con Decreto del Presidente della Repubblica».

Cosa doveva accadere per far venire alla luce il nuovo Programma? Un’approvazione in Consiglio dei Ministri, un passaggio in Conferenza Unificata, un’ultima deliberazione e il Decreto del Presidente della Repubblica, sintetizza ancora Giacobini. Ma non è accaduto nulla, nemmeno uno di questi passaggi. In più nel frattempo l’Osservatorio è scaduto, le associazioni hanno segnalato al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali i nomi dei rappresentanti da loro designati, a fine gennaio il Ministero ha fatto sapere di essere in attesa dei rappresentanti designati dagli altri ministeri, poi più nulla. Quindi siamo senza Programma d’Azione e senza Osservatorio, da mesi. La conclusione non può che essere quella amara di Carlo Giacobini: «ancora prima di renderlo operativo, quel Programma parte proprio con il piede sbagliato, con un segnale di scarsa cura e attenzione verso le sfide della disabilità. Nasce con una dimenticanza, con una dilazione, come se la variabile tempo non avesse rilevanza». Per il Piano Infanzia è accaduto qualcosa di simile, quindici mesi dall'approvazione in seno all'Osservatorio alla entrata in vigore del Piano: ma questo non sposta di una virgola l'assurdità.


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