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Migranti e Macron: a Calais scoppia il caso del gas usato sui richiedenti asilo

Le parole del Presidente Francese stridono con quanto accade a Calais dove l'ong Human Rights Watch denuncia l'abuso quotidiano di gas urticanti, usati su bambini e adulti mentre dormono e su cibo e acqua, per renderli immangiabili e imbevibili. Una situazione gravissima. Macron, per ora, tace e il suo Ministro degli Interni usa il solito alibi delle mele marce

di Marco Dotti

«Donne e uomini che sono arrivanti dalla Siria e arrivano dall'Eritrea o da numerosi altri paesi e sono dei combattenti della libertà e devono essere accolti in Europa». Parole di Emmanuel Macron, pronunciate a Trieste il 13 luglio scorso. Parole che stridono con quanto sta accadendo a Calais.

Da un lato c'è l'etica delle buone intenzioni e, dall'altro, il concreto su cui le buone intenzioni vanno a sbattere. Così, dopo la chiusura, avvenuta nove mesi fa, del grande campo conosciuto col nome di "giungla", ci sono ancora tra i 400 e i 500 richiedenti asilo che vivono nelle strade e nei dintorni della città nel nord della Francia. Parlando con loro e dopo aver condotto oltre 60 interviste con richiedenti a silo e 20 con operatori umanitari, il 26 luglio scorso la ong Human Rights Watch ha pubblicato un rapporto dall'eloquente titolo: “Like Living in Hell”. Police Abuses Against Child and Adult Migrants in Calais.

È come vivere all'inferno, ripetono all'unisono i richiedenti asilo intervistati dalla ong, che ha la propria sede principale a New York e venne fondata nel 1978 col nome di Helsinki Watch, per monitorare il rispetto sovietico degli accordi di Helsinki. Nel documento di Human Right Watch emergono infatti pratiche quotidiane di abuso, da parte della polizia francese, sui richiedenti asilo e i migranti, oltre a comportamenti di "disturbo" nei confronti degli operatori umanitari.

Human Rights Watch ha inoltre constatato che la polizia di Calais e, in particolare, le Compagnies républicaines de sécurité (CRS), corpi di polizia specializzati antisommossa presenti sul territorio di Calais, fanno – citiamo testualmente – un «uso corrente di gas urticante su bambini e adulti, quando stanno dormento o in altre situazioni in cui non sono di minaccia alcuna».

Oltre all'uso (ma, dopo le dichiarazioni di poche ore fa del Ministro degli Interni che ha dichiarato che le forze di polizia non hanno in dotazione gas urticanti sarebbe opportuno parlare di intrinseco abuso) di gas urticanti, la ong registra il sequestro e la confisca di sacchi a pelo, coperte, vestiti. I migranti denunciano inoltre che acqua e cibo vengono cosparsi di sostanze chimiche urticanti.

Fatto ancora più grave se si considera che nel marzo 2017 le autorità locali hanno vietato formalmente alle associazioni umanitarie la distribuzione di acqua e cibo ai migranti. È dovuto intervenire un tribunale per bloccare il provvedimento di divieto. Ma dal giugno scorso, le autorità di polizia autorizzano una sola distribuzione al giorno, limitata alla durata di due ore. Una condizione che, denunciano gli operatori del sociale, serve per creare un clima di terrore e sfiducia e l'impossibilità oggettiva di prestare aiuto e, per i migranti, di riceverlo.

Secondo Hrw gli agenti chimici usati causano «cecità temporanea, forti dolori oculari e difficoltà respiratorie, che durano generalmente fra i 30 e i 40 minuti».

Una situazione concreta che contrasta nettamente con le parole di Emmanuel Macron che ha detto e ribadit di voler spingere per una Francia più accogliente e umanitaria. Chissà che cosa penserebbe il filosofo Paul Ricoeur, del quale Macron è stato segretario personale, un cui grande contributo è stato ripensare l'ospitalità e il riconoscimento.


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