Welfare & Lavoro

Il modello di accoglienza di Riace è a rischio: salviamolo

Mobilitazione internazionale di cittadini per scongiurare la fine di un sistema di ospitalità e integrazione di richiedenti asili e rifugiati che, ritratto anche da un docufilm di Wim Wenders, è considerato un faro mondiale. Il sindaco Lucano: «Lascerò il mandato se il ministero confermerà la bocciatura delle modalità di accoglienza usate per anni»

di Daniele Biella

Sono giorni decisivi per il Comune di Riace: il sindaco Domenico Lucano potrebbe dimettersi a breve. Ovvero nei primi giorni di settembre, all’indomani dell’incontro di sabato 2 settembre 2017 con i funzionari del ministero dell’Interno. Il motivo? “Se bocciassero il nostro modello d’accoglienza, non avrei alternative a lasciare il mio incarico”, ripete a chiunque Lucano nell’ultimo periodo, da quando un’ispezione dello stesso ministero ha evidenziato perplessità sulla gestione dell’accoglienza in un paese che, tanto per intendere, è considerato da anni un modello per l’Italia e per il mondo. “Non accettano la modalità di pagamento dei bonus e delle borse lavoro”, spiega Lucano. I bonus sono una sorta di corrispettivo del pocket money che viene assegnato dallo Stato ai rifugiati (2,50 euro giornalieri a fronte di una media di altri 32,50 che vengono assegnati all’ente gestore del progetto di accoglienza, nel caso di Riace l’associazione Città Futura Giuseppe Puglisi, nata a fine anni ’90 proprio per venire incontro alla gestione dei primi arrivi via mare), una sorta di moneta alternativa che i richiedenti asilo e rifugiati usano con i commercianti convenzionati dato che spesso per il ritardo della macchina burocratica i fondi dell’accoglienza sono indietro di parecchi mesi”.

Riace, tra la cittadina sulla collina e la parte marina, ha oggi 1700 abitanti, e almeno 500 sono migranti stranieri di decine di nazionalità diverse, accolti anche nel sistema Sprar, Servizio di protezione richiedenti asilo e rifugiati. Sotto i riflettori del giornalismo mondiale – anche Vita ha effettuato diversi reportage – del cinema (tra tutti, il film “Il volo” del famoso regista Wim Wenders) e del turismo per un sistema efficiente di albergo diffuso (i tanti riacesi emigranti all’estero, soprattutto in Germania, mettono a disposizione le loro case in paese come appartamenti da affittare), l’oasi di integrazione di Riace è oggi a rischio: un appello che vuole scongiurare la sua fine è stato promosso recentemente da Recosol, Rete dei Comuni solidali, a cui si sono aggiunte varie personalità e diverse associazioni nazionali e del territorio.

Fra le prime ad aderire all'appello l’associazione Gianluca Congiusta onlus, fondata da Mario Congiusta in memoria del figlio, commerciante ucciso dalla ndrangheta nel 2005, e dedita alla lotta contro ogni forma di criminalità organizzata. “Mimmo Lucano è come un fratello, ci siamo conosciuti nel 2006 quanto è stato il primo di molti sindaci della zona che ha aderito a un’azione sovracomunale per costituirsi parte civile nel caso di intimidazioni mafiose”, spiega Congiusta, che vive nella vicina Siderno e co-organizza l’appuntamento annuale del Riace film festival, dando anche un premio alla memoria del figlio, quest’anno assegnato alla giornalista Raffaella Cosentino per il film “Terre impure” in cui sono ritratte persone calabresi che combattono contro le mafie. Il volto di Gianluca Congiusta è anche stampato sopra la moneta locale alternativa riacese, il “bonus” appunto: assieme a lui, Peppino Impastato, Gandhi, Che Guevara e Martin Luther King, decise da un sindaco che non ha mai nascosto la sua volontà di schierarsi a fianco degli ultimi e degli indifesi. “Quello partito da Riace è l’unico modello di integrazione che funziona, basato sull’incontro tra cittadini e migranti e sul mantenimento dei nuclei famigliari degli accolti, altro che casermoni e luoghi dove vengono ospitate centinaia di persone con l’alto rischio di lucro per chi gestisce tali strutture”, sottolinea Congiusta. Dopo anni di sperimentazione dei bonus e delle conseguenti borse lavoro (“che hanno portato alcune persone a lavorare nell’artigianato, anche se in caso venisse scongiurato il blocco, bisognerebbe poi puntare a creare posti di lavoro più consistenti”), di punto in bianco il modello Riace rischia quindi la chiusura: ma Lucano lascerà davvero il posto di sindaco, giunto peraltro al terzo mandato con il sostegno di ampie parti della popolazione? “Per quel che lo conosco, sì. Sono molto preoccupato”, conclude Congiusta.

Nota: per aderire all'appello bisogna scrivere un'email a: iostoconriace@gmail.com, con nome, cognome, professione (o appartenenza associazione) e città


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