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Urne: oggi bisogna scegliere, ma innanzitutto vivere

L'editoriale che apre il nuovo magazine in distribuzione nel week end. «Abbiamo provato ad enucleare, attraverso il dialogo con le 64 organizzazioni non profit del nostro Comitato editoriale, le 13 questioni per noi prioritarie, i nodi che riteniamo decisivi per uno sviluppo ordinato e sostenibile del Paese per poi sottoporle ai leader dei tre schieramenti che si giocheranno la partita delle elezioni del 4 marzo prossimo: Matteo Renzi, Silvio Berlusconi e Luigi Di Maio»

di Riccardo Bonacina

Difficilmente la prossima legislatura, per l’esattezza la XVIII della storia repubblicana, riuscirà ad eguagliare il record di attenzione ai temi sociali della legislatura che si chiude il prossimo 4 marzo.

Il mix tra quello che è stato il Parlamento più giovane (età media: 48 anni), più femminile (donne al 31%) con un tasso di volti nuovi, cioè alla prima legislatura, del 60%, e ricco di parlamentari arrivati dalla società civile organizzata e dalla cittadinanza attiva, e la stabilità di una legislatura che per larga parte ha avuto premier espressione della stessa maggioranza (Governi Renzi e Gentiloni) con ministri che hanno potuto lavorare per tre anni consecutivi, ha segnato un punto di svolta nel ritorno a un’attenzione ai temi sociali dopo anni di tagli e umiliazioni e la terra bruciata fatta da Dracula-Monti.

L’impeto riformista è cominciato con la Riforma della Cooperazione internazionale che ha cambiato nome al vecchio ministero degli Affari esteri (ora ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale) e dato una fisionomia di sistema ad un Paese ritornato a guardare oltre il proprio ombelico con particolare attenzione all’Africa moltiplicando gli investimenti che si erano ridotti al lumicino. Poi la Riforma extralarge e ambiziosa del Terzo settore a cui si è dato un Codice di regole complessivo e unitario, quella dell’Impresa sociale che ha dato un abito giuridico adeguato alle sfide dell’innovazione sociale e alla coproduzione di beni e servizi per l’interesse generale che possano vedere insieme enti non profit, Pubblica Amministrazione e investitori privati. La Riforma del Servizio civile Universale che riconosce il diritto ad impegnarsi per una porzione di vita a favore della comunità; l’introduzione della prima misura strutturale contro la povertà, il Reddito di Inclusione, la Legge sul Dopo di Noi, quella sull’autismo, la legge contro lo spreco alimentare e per il recupero e donazione delle eccedenze alimentari, la legge sull’Agricoltura Sociale, e quella sul cyberbullismo.

Riguardo ai Fondi per il sociale oltre alle dotazioni previste in ciascuna delle leggi e Riforme introdotte, si registrano l’aumento di dotazione del Fondo sociale, il Fondo Non Autosufficienza che è diventato strutturale, l’introduzione del Fondo triennale sulla Povertà educativa. Sul fronte dei diritti/doveri, la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, l’introduzione del reato di caporalato e del reato di tortura, il varo dei nuovi Lea che introducono finalmente 134 nuovi codici di esenzione per 201 malattie rare, la Legge sul Testamento biologico e sulle Unioni civili. Tanta roba. Chi scrive ed ha ormai un certa età non ricorda una legislatura simile.

Cosa sperare per il futuro? I meccanismi della nuova legge elettorale, l’iter e le modalità con cui i vari partiti hanno, sia pur nella diversità, compilato le liste dei candidati, la probabilità che dalle urne non esca un quadro di governabilità per il Paese rischiano di spegnere ogni speranza inducendo tutti gli attori economici e sociali ad arrendersi di fronte all’evidenza di un probabilissimo futuro incerto come esito delle prossime elezioni.

In questo numero abbiamo provato ad enucleare, attraverso il dialogo con le 64 organizzazioni non profit del nostro Comitato editoriale, le 13 questioni per noi prioritarie, i nodi che riteniamo decisivi per uno sviluppo ordinato e sostenibile del Paese. Dalle sfide del Welfare a quelle del lavoro, dalle sfide di una necessaria innovazione e quelle educative e culturali. Questioni che abbiamo sottoposto ai leader dei tre schieramenti che si giocheranno la partita delle elezioni del 4 marzo prossimo. Matteo Renzi, Silvio Berlusconi e Luigi Di Maio, tre biografie, tre visioni del Paese e del nostro futuro. Non ce ne vogliano gli altri e al diavolo la par condicio, la scelta è fra questi tre leader e i loro alleati, Bonino e Tabacci per il centrosinistra, Salvini e Meloni per il centrodestra, come al solito in corsa da soli il Movimento 5 Stelle.

Ciascuno faccia la sua scelta: scegliere è l’esercizio di responsabilità che è chiesto oggi a ciascuno di noi. Stare a guardare è vietato. È obbligatorio scegliere e occorre farlo con una consapevolezza: pur riconoscendo l’importanza di un quadro istituzionale e politico certo e attento ai bisogni del Paese, sappiamo che il nostro futuro non dipenderà innanzitutto da ciò che si determinerà nel recinto della politica ma da quanto saremo in grado di mettere in campo noi, ogni giorno, là dove viviamo. Le leggi sono importanti, ma prima delle leggi ed anche dopo il quadro delle regole, c’è ciò che le nostre vite sono in grado di generare. Come suggerisce Aldo Bonomi nell’articolo in questo numero: «Dobbiamo dar forma a un intelletto collettivo sociale che sia in grado di dire la sua rispetto alla politica, al disegno del futuro e alle sfide che ci aspettano».

Qui un'analisi dei programmi dei tre principali contendenti


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