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Inceneritori, il dolore delle madri che hanno perso figli: «Salvini ci ascolti»

Marzia Caccioppoli, che ha perso per tumore il figlio di 10 anni nel 2013, è sotto la Prefettura di Caserta a chiedere di essere ascoltata: "Il ministro non faccia proclami fuori dalla realtà e venga da noi a comprendere cosa accade a riflettori spenti". Nelle ultime ore ad Acerra si è spento un altro bambino: aveva 11 anni

di Daniele Biella

Sta piovendo a dirotto a Caserta ma Marzia Caccioppoli, assieme ad altre madri che hanno perso figli per tumore nella Terra dei fuochi – in particolare nella zona di Acerra, dove nelle ultime ore si è registrata un’altra vittima di soli 11 anni – è sotto la Prefettura a protestare: “Non si può tornare a parlare di inceneritori nella nostra zona. È un offesa a tutte noi che abbiamo subito un lutto e che vogliamo salvaguardare per quanto possibile la vita dei nostri cari”, spiega Caccioppoli a Vita.it.

Cosa chiedete al ministro dell’Interno?
Abbiamo constatato che Salvini non è informato a fondo su quello che accade nella Terra dei fuochi, e parlare di inceneritori così in modo strumentale non aiuta: dovrebbe comprendere al più presto le reali problematiche che portano alla morte una popolazione intera. Non è certo con i proclami in televisione che ci può venire in aiuto, viviamo in un luogo molto pericoloso, ricordo la morte anche oggi della bambina. Il ministro deve rendersi conto che a televisione spenta qui si continua a morire. Noi madri viviamo giorno per giorno questo trauma. L’inceneritore di Acerra è il secondo d’Europa per dimensioni, è obsoleto, non c’è controllo né manutenzione efficae, non posso pensare che si stia parlando di costruirne dei nuovi.

Come uscirne?
Tra di noi ci sono tante figure competenti, per esempio ingegneri ambientali, anche giovani: i politici dovrebbero anche scendere dal piedistallo e chiedere a queste persone cosa desiderano per la propria popolazione. Lanciare la “bomba” in televisione di nuovi inceneritori in televisione sapete che risultati porta? Aumenta lo stato di depressione di noi donne, che non possiamo ma nemmeno vogliamo andarcene dalla nostra terra. Bisogna quindi abbassare i toni e con umiltà, se Salvini vuole essere un vero leader, farsi aiutare da chi è competente, che sa che cosa si può bruciare o cosa no, quali materiali si possono recuperare, come si gestisce lo smaltimento. E in tutto questo bisogna stare attenti anche alle infiltrazioni camorristiche.

In passato si è parlato di militarizzare la zona…
Militarizzare? Solo proclami, non sono arrivati a militari. Ma del resto non servono, il problema sono i tir carichi di materiale nocivo e quelli i militari non li riescono a fermare. È un gatto che si morde la coda. Io avevo tanta fiducia nelle istituzioni e vorrei ancora averne, ma ora si è consumata. Per comprendere la Terra dei fuochi bisogna studiarla dall’inizio, da quanto è successo da 40 anni fa in poi. E capire che bisogna stanziare fondi straordinari per aiutare i medici virtuosi che fanno monitoraggio sul territorio in particolare ai bambini, e nello stesso tempo garantire alle donne prevenzione primaria, non secondaria. Ovvero dare fare esami e terapie per prevenire il cancro al seno a 20 anni, non a 40 come nel resto d’Italia, semplicemente perché a 40 anni nella Terra dei fuochi si muore.

Credit Mauro Pagnano


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