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Omicidio Cerciello Rega: la droga c’entra (anche se facciamo finta di no)

C’è la disperata ricerca di cocaina alla radice della tragica vicenda che ha condotto alla morte del carabiniere di Somma Vesuviana. Ma nelle cronache, questo è l’aspetto meno indagato, trattato quasi come questione di contorno. E invece è centrale. E chiamerebbe la politica a un esercizio di responsabilità ben più impegnativo dello schiamazzo di questi giorni

di Redazione

Erano in cerca di cocaina, nella notte fra il 25 e il 26 luglio, il diciottenne Gabriel Natale-Hjorth (nella foto) e il suo amico, anche lui adolescente Elder Finnegan Lee. La cercano a Trastevere, nel cuore di Roma. La cercano a poco più di cinque chilometri di distanza da un altro quartiere della movida romana, San Lorenzo. A ottobre a San Lorenzo fu drogata, stuprata e lasciata morire Desirée Mariottini. Aveva 16 anni. Più o meno l’età di Gabriel e di Elder. Storie diverse con un comune denominatore. Sono adolescenti e cercano droga. La cercano a San Lorenzo e la cercano a Trastevere. Sanno che lì, a due chilometri dalla presidenza del consiglio dei ministri da cui dipende il dipartimento delle politiche antidroga, di spacciatori se ne trovano di sicuro.

I giovani sono tornati a drogarsi. Lo fanno di più e in modo diverso rispetto a prima. Gabriel, Elder e Desirée non sono eccezioni. Il quanto e il come ce lo dicono i numeri dell’annuale relazione al parlamento. L’ultima pubblicata risale allo scorso anno (su dati 2017). Si legge nella prefazione firmata dall’allora responsabile delle politiche sulle sostanze Lorenzo Fontana: «Sulla base di quanto rilevato nel 2017, circa 4 milioni di italiani hanno utilizzato almeno una sostanza stupefacente illegale e, di questi, mezzo milione ne fa un uso frequente… Nonostante negli ultimi 15 anni si sia assistito ad una riduzione complessiva del numero dei decessi per overdose, dal 2016 notiamo un leggero aumento dei decessi droga correlati, soprattutto per eroina…. Prendiamo atto che il trend dell’uso, del traffico e dello spaccio di cannabis è in aumento con percentuali di principio attivo sempre più elevate rispetto agli anni precedenti, così come assistiamo ad un aumento dei soggetti che usano più sostanze».

Altri dati, altri numeri, sempre dalla relazione al Parlamento: «Le attività economiche connesse al mercato delle sostanze psicoattive illegali rappresentano circa il 75% di tutte le attività illegali e pesano per circa lo 0,9% sul PIL. Il consumo di tali sostanze è stimato valere 14,4 miliardi di euro, in aumento di oltre un punto percentuale rispetto all’anno precedente. Il 40% è attribuibile alla spesa per il consumo di cocaina». Il come e il quanto lo illustrano anche il nono libro Bianco sulle droghe presentato il giugno scorso un network di realtà del Terzo settore secondo le quali siamo di fronte a una vera impennata dell’uso di droga negli ultimi due anni. Un’impennata straordinaria e straordinariamente passata in sordina. Nel mondo delle dipendenze è cambiato tutto, ma sembra che non ci siamo accorti di nulla. Sono ormai oltre 100mila i consumatori di cocaina nel nostro Paese.

Ma sotto il pelo dell’acqua dei grandi mezzi di comunicazione c’è un mercato che oggi, come non era mai successo sinora, si fonda su un principio di marketing lucido e spietato: alimentare la dipendenza in se stessa, al di là della tipologia di droga. È un sistema complesso in cui convivono spaccio online e canali distributivi tipici degli anni del boom dell’eroina. Ma in cui convivono anche una varietà sempre più sconosciuta di sostanza illegali, ma anche legali (nel senso di non proibite), perché appunto sconosciute e quindi ancora al di fuori delle tabelle ministeriali. Un meccanismo che noi abbiamo nel numero del magazine di dicembre e con costanza sulle colonne di questo sito.

C’è la droga alla radice della tragica vicenda che ha condotto alla morte di Mario Cerciello Rega. Ma nelle cronache, questo è l’aspetto meno indagato, trattato quasi come questione di contorno. È invece è centrale. E chiamerebbe la politica a un esercizio di responsabilità ben più impegnativo dello schiamazzo di questi giorni.

Un mese fa sulle colonne di vita.it il presidente della Federazione delle comunità terapeutiche Luciano Squillaci diceva «In Italia, 460mila persone hanno bisogno di trattamento terapeutico per una dipendenza, ma solo 140mila vengono intercettati dai servizi, ovvero una persona su 3. E di questi 120mila usano eroina come sostanza primaria. Parliamo di servizi in generale, perché poi in particolare agli enti del privato sociale, almeno per le vie canoniche, arriva solo il 10% dell’utenza. Il sistema ufficiale, oggi, riesce a rispondere solo alle dipendenze classiche, accogliendo una parte minoritaria del fenomeno, mentre gli ultimi dati riportati dalla relazione europea sulle droghe 2019 (Emcdda) ci dicono che tra i giovani oltre al ritorno dell'eroina ci sono le cosiddette nuove droghe (Nps) e un aumento, in Italia, dell’uso di crack e di cocaina. Per la cura delle persone non può valere la logica del massimo risparmio: è indispensabile superare le attuali differenziazioni regionali in termini di risorse di budget per non creare squilibri, trattamenti diversi e ingiustizie».

Temi cruciali su cui la politica continua a non dare risposte. Il premier Giuseppe Conte finora non ha mai convocato il Comitato nazionale di coordinamento per l’azione antidroga, una specie di “Consiglio dei Ministri dedicato” che si riunisce sul tema specifico ed ha, per legge, “responsabilità di indirizzo e di promozione della politica generale di prevenzione e di intervento contro la illecita produzione e diffusione delle sostanze stupefacenti o psicotrope, a livello interno ed internazionale”. Non che i suoi ultimi predecessori abbiano dimostrato una maggiore e diversa attenzione per il tema. Il dipartimento nazionale è ormai ridotto mera macchina amministrativa, praticamente sconosciuto al grande pubblico e incapace di elaborazioni strategiche. L’ultima conferenza nazionale risale al marzo 2009, quasi dieci anni fa. I sistemi di previsione, anche quelli di grande qualità come Prevolab, che già nel 2009 prevedeva la stabilizzazione dei consumi di cocaina e il ritorno dell’eroina, sono stati cestinati.


Ps: mentre scrivo queste righe, un amico e operatore in una comunità per giovani tossicodipendenti mi scrive in messaggio dal boschetto di Rogoredo: «Qui è sempre peggio».


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