Cooperazione & Relazioni internazionali

Esposito: «Il coronavirus è la fine dell’Europa e dell’Occidente»

L'economista Marcello Esposito, solitamente molto cauto, è durissimo. «Lo spettacolo della Lagarde dimostra che quando si scelgono le persone non in base alle competenze poi c'è sempre un conto da pagare. Oggi dobbiamo dire che l'Oriente ci ha superato, in tutto. E domani, con il contagio degli altri paesi, vedremo se l'Europa esisterà ancora»

di Lorenzo Maria Alvaro

Ieri è stata una delle giornate più nere della storia europea. Dopo l'intervento della presidente della Bce Christine Lagarde le borse si sono inabissate. Nelle stesse ore i governi di Francia, Spagna e Germania hanno cominciato a prendere le prime misure contro il contagio che è ormai chiaro arriverà in pochi giorni. Una sequenza di avvenimenti che ha messo a dura prova l'economia italiana prima e europea dopo. In attesa di capire quale sia la situazione negli States. Per capire cosa stia succedendo abbiamo chiesto all'economista Marcello Esposito.


Dopo il tracollo di ieri Piazza Affari sta recuperando. Cresce dell'11 per cento…
Tecnicamente una volta questi movimenti li chiamavamo dead cat bounce, il rimbalzo del gatto morto. Oggi invece si chiamano dead bat bounce. La sostanza è la stessa.

Il disastro è avvenuto per le parole di Christine Lagarde nella conferenza stampa di ieri…
Sì, tutti si aspettavano un discorso simile al celebre “what ever it takes” di Mario Draghi. Io però non sono sinceramente rimasto sorpreso. Quando si xcelgono le persone in base alla nazionalità e non al merito il rischio che la scelta sia sbagliata è molto alto. Sono grossi errori di cui non ci si accorge in tempi normali. In tempi normali Lagarde deve solo seguire le ricette lasciate da Draghi. Ma quando c'è l'emergenza si vede il cuoco capace e quello inetto. Se è inetto si rischa di trovarsi con le pietanze bruciate.

Un messaggio per altro esplosivo non solo per il contenuto ma anche per il modo, una noncuranza assoluta?
Infatti a mio avviso è quello il dato più importante. Il motivo per cui credo di fatto si sia aperto un vulnus nella costruzione europea spaventoso, non è lo spread. La cosa peggiore è stata presentare le stime macroeconimiche premettendo che erano completamente sballate perché erano state fatte prima del covd19. Un virus ufficialmente riconosciuto dai primi di gennaio e arrivato in Italia in febbraio. E Lagarde ci dice: “you know, there is the deadline”. Bene davanti alle occhiaie delle infermiere di Cremona pensare che ci siano un centinaio di economisti super pagati che passando il tempo nelle business class degli aeroporti europei e non potevano fare qualche ora di straordinario per aggiornare i dati è scandaloso. Se si voleva distruggere l'Europa la Lagarde ha dato un bel colpo…

Quindi la Bce non sarà d'aiuto?
Sperare che arrivi una qualche soluzione da questi tecnocrati direi che è chiaro non sia possibile. Sono completamente staccati dalla realtà e dai problemi che vivono i cittadini. Quella conferenza stampa ne era una dimostrazione plastica.

La pandemia colpirà però, a giorni, molto violentemente anche gli altri Paesi europei. Questo cambierà il contesto e le posizioni?
La Lagarde non è in grado di elaborare un pensiero alto, quindi non ci conterei neanche quando la situazione sarà generalizzata. Ma neanche la Ursula Von Der Leyen è in grado. Basti pensare al fatto che sta usando uno slogan vecchio di 60 anni. Siamo tutti berlinesi l'ha inventato JFK. È evidente la falsità, la costruzione e il fatto che non gliene frega niente. A Bruxelles sono i re degli acronimi. Se non usano parole proprie il segnale è chiaro. Non potrà dipendere dagli euro burocrati. Dipenderà dai singoli Stati.

Al di là della Lagarde è pensabile che la Bce stia ferma?
Per il tipo di problema, che non nasce nel sistema finanziario la politica monetaria può dare una mano ma non può risolvere il problema. Siamo difronte a una crisi molto peggiore di quella Lehman Brothers. E non tutti se ne sono resi conto.

Non è chiara la gravità della situazione?
No, sul mercato ci sono la maggior parte delle banche che pensano non sia così. Questo la dice lunga in generale sulla capacità delle élite economiche, finanziarie e burocratiche di leggere il mondo. E d è una miopia che vale per utti i settori, almeno qui in Occidente.

In che senso?
Quello che sta emergendo e bisogna dire è che l'Oriente sta surclassando l'Occidente. Da tutti i punti di vista. Dalla gestione al rispetto della scienza all'uso della tecnologia. Basta guardare in Corea come si sono mossi. Noi invece abbiamo scienziati che invece parlavano di influenza e vallavano la scelta di non fare più i tamponi. Spero che come Occidente saremo in grado di fare come la Cina, altrimenti tra due mesi non saremo come la Cina oggi.

Non è una visione un po' catastrofista?
No, non direi. In Cina hanno costruito due ospedali nuovi in sei giorni. È di oggi la notizia che a Milano non si allestiscono le terapie intensive in Fiera perché la Protezione civile non ha le risorse. Mi sembra evidente la differenza. In Italia c'è una sola azienda che produce respiratori. Questo è il fallimento dell'Occidente. Nessuno si è occupato di capire cosa succedeva in Cina. Abbiamo avuto direttori di dipartimenti di microbiologia del Sacco che parlavano di influenza e sindaci che invitavano le persone ad uscire e ad andare a fare l'aperitivo. Io credo che questo la dica lunga sul sistema Italia. Vogliamo parlare di Nicola Zingaretti. Un leader di partito e Presidente di Regione cui nessuna autorità dà informazioni sulla situazione. Nessuno lo avverte di cosa sta succedendo. Ma anche Macron e Merkel non sono da meno con il loro attendismo. Quello che sta succedendo in Occidente è sconvolgente.

Che ricette si possono immaginare in questa situazione per provare a ripartire?
Non c'è alcuna ricetta. O meglio, è sempre la stessa, quella che ci siamo inventati tanti anni fa, si chiama quarantena.

Cioè possiamo solo aspettare che passi?
Sì, oggi parlare di ripartenza è assurdo. Bisogna spendere quello che c'è da spendere. Stare vicino alle aziende e fornire cassa integrazione in deroga finché ce n'è. A livello europeo la speranza è che, nonostante non ci siano in giro Kohl, Mitterrand o De Gasperi, i Paesi membri si uniscano, capiscano che è un problema comune e invece di limitarsi al minimo sindacale, cioè la deroga ai singoli stati, decidano che le spese di ognuno debbano essere garantite dalla Comunità Europea, cioè da tutti. Sono i solidarity bond che ho proposto su vita.it.


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