Welfare & Lavoro

Coronavirus, la strage nelle Rsa. L’Appello della Comunità di Sant’Egidio

Le tragiche cronache di Rsa e case di riposo messe in isolamento per l’alto numero di positivi al test, rivela il fatto che in molti casi non si è messo in sicurezza il personale che li assisteva, ugualmente vittima di questa grave mancanza.

di Riccardo Bonacina

“Mi perdoni Bonacina se la disturbo di nuovo in 33 giorni nella casa di riposo di Villa d'Adda ci sono stati 59 decessi, i dipendenti hanno famiglia e genitori e nessun tampone in vista”.

Simone ci aveva gi scritto lo scorso 20 marzo denunciando le troppe morti in un'altra Rsa del bergamasco. Ne avevamo dato conto in un post che provava a dare volto alle troppe morti invisibili di anziani tra i 300mila i nonni ospitati in 7mila strutture da nord a sud dell’Italia (leggi qui). Strutture che sono uno degli epicentri dell’attacco del virus.

A quell'elenco, una settimana dopo, si aggiungono altra contabilità di orti, di silenzi, di ommissioni delle istituzioni, di dolore. A Milano, alla Rsa Virgilio Ferrari si sono registrati 14 casi di positività e 6 decessi; alla Casa per coniugi 4 positivi e 3 morti. Il capoluogo lombardo conta anche un positivo e un morto alla Famagosta, 11 positivi alla Gerosa Brichetto e 44 positivi e 23 morti nelle Rsa Anni Azzurri. Non sempre però è possibile certificare il contagio e stabilire un legame certo tra il decesso e il dilagare del virus perché non vengono effettuati tamponi.

Nella Città metropolitana di Milano, a Legnano, alla Rsa Sant’Erasmo, all’unico deceduto con Covid-19 certificato si sommano almeno quattro ospiti morti senza tampone, ma con sintomi molto simili. Si aggrava ulteriormente il bilancio della Residenza Borromea, a Mediglia, frazione Mombretto: i morti sono 61! Il coronavirus è entrato tra le mura della Rsa di via San Faustino 27 sempre a Milano e ha fatto una strage, replicando quanto già accaduto in altre residenze per anziani falcidiate dal Covid19 sia in città che nell’hinterland. Sono numeri da bollettino di guerra quelli che arrivano dal Polo geriatrico e riabilitativo della Rsa Anni Azzurri in zona Lambrate: 23 ospiti della struttura specializzata sono deceduti nei giorni scorsi. Di questi, 14, secondo quanto confermato da fonti qualificate, sono risultati positivi al Covid19.

Una strage di un’intera generazione e una situazione di pericolo per chi ci lavora, in Lombardia senza protezione fornità dalle autorità Regionali e in molte case autoprodotte.

Giustamente la Comunità di Sant’Egidio ha levato la sua voce denunciando la situazione: «Le più recenti e tragiche cronache di Rsa e case di riposo messe in isolamento per l’alto numero di positivi al test, rivela il fatto che in molti casi non si è messo in sicurezza il personale che li assisteva, ugualmente vittima di questa grave mancanza», si legge in una nota. «Si poteva e si doveva infatti assicurare che i lavoratori di queste strutture fossero protetti per garantire la loro salute come quella delle persone ospitate. Se non si è attivata questa rete di protezione è per una cultura troppo diffusa, quella che nega pari dignità alla vita delle persone più fragili con conseguenze che potrebbero essere catastrofiche, come numero di vittime, per il tipo di strutture “chiuse”, in cui gli anziani sono ospitati», affermano i membri della Comunità che «sollecita anche, con uguale urgenza, l’invio di mascherine, disinfettanti, ventilatori, bombole di ossigeno e altri dispositivi medici e di protezione – di cui spesso le stesse strutture sono carenti – nonché la sanificazione degli ambienti a rischio. Ne va – conclude il comunicato – della coscienza civile di un Paese che non può assistere impotente all’ecatombe di una generazione che ha dato tanto in lavoro, cultura e benessere a chi è più giovane»


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA