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Becchetti: «#fermiamoicarrelli? Possiamo fare molto di più che fare una giornata di sciopero»

L'economista commenta la campagna lanciata dall'attivista Aboubakar Soumahoro che ha proposto di non comprare né frutta né verdura durante la giornata di giovedì 21 maggio, per manifestare a favore dei diritti dei braccianti. «Sono contento che l'iniziativa abbia avuto successo. Ma servono gesti più rivoluzionari. E gli esempi non mancano». L'intervista

di Lorenzo Maria Alvaro

Il 21 maggio è andato in scena lo sciopero della spesa lanciato dal leader sindacale dei braccianti del sud italia, Aboubakar Soumahoro. 24 ore di “carrelli fermi” per per manifestare a favore dei diritti dei braccianti e delle persone che lavorano 12 ore al giorno per 20-30 euro senza vedersi garantito nessun diritto.

Un protesta che ha avuto un grande successo e che su Twitter è stata trending topics. «Ma è uno strumento spuntato», spiega l'economista Leonardo Becchetti, «un'azione che serve a poco. Dobbiamo e possiamo operare una vera rivoluzione. Ma dobbiamo svegliarci e scoprire le armi che possediamo».


#fermiamoicarrelli è stato un trend su Twitter e la campagna ha avuto un ottimo riscontro. Perché a suo avviso non basta?
Sono molto contento per la sensibilità manifestata da una quota crescente di opinione pubblica. Ma la risposta è insufficiente e non tiene conto di tutte le potenzialità che abbiamo oggi. Fare un giorno di sciopero dei consumatori serve a poco.

Piuttosto che lo sciopero di un giorno lei da anni parla di voto con il portafogli…
Sì. Il mercato è fatto di domanda e offerta. La domanda siamo noi. Abbiamo un potere enorme se solo diventiamo consapevoli e impariamo ad esercitarlo. Spero questo sia un primo passo per una vera e propria rivoluzione con la quale prendiamo in mano il nostro destino. Una malattia del nostro paese è l’atteggiamento “estrattivo”. Come diceva Tocqueville siamo più portati a lagnarci e a pensare cosa può fare lo stato per noi (e quante risorse può darci) piuttosto che rimboccarci le maniche per risolvere il problema. Una malattia che rischia di peggiorare in questo periodo in cui ci sono molti soldi pubblici in giro. Invece di lagnarci dovremmo iniziare a cambiare le cose. Le imprese non sono tutte uguali. Le migliori le soluzioni per coniugare qualità dei prodotti e dignità del lavoro le hanno già trovate sul campo. E aspettano che noi ce ne accorgiamo e le premiamo con il nostro voto col portafoglio. Abbiamo in tasca le chiavi delle nostre catene ma in troppi non lo sappiamo.

Quali alternative più utile ci sono oggi sul tavolo rispetto allo sciopero di un girono dei consumatori?
Abbiamo dato vita ad un portale, gioosto.com, mettendo in vetrina molti produttori eccellenti del paese che fanno prodotti di qualità ma sono anche campioni di legalità, fanno inclusione sociale o promuovono l’economia carceraria che riduce la recidiva ed aiuta gli ex-detenuti a trovare un ruolo nella società. Oggi votare col portafoglio è facile e basta soltanto un click. Con il lockdown moltissimi cittadini lo hanno sperimentato e hanno capito come avete raccontato su Vita.

Non è rischioso lasciare alla sensibilità del consumatore lo stabilire chi è meglio o peggio?
No, non c'è solo sensibilità. In Brasile i consumatori hanno costruito un sistema di valutazione della sostenibilità che ha un successo enorme. Quasi tutti i consumatori brasiliani vanno lì ad informarsi sulla reputazione dell’azienda prima di comprare un prodotto (reclameaqui.com.br/).

Funziona così anche in Italia?
Abbiamo creato qualcosa di simile per l’Italia. Si chiama Eye on Buy.

Quindi si tratta di creare massa critica per indirizzare il mercato e le scelte delle aziende…
Non solo. In Francia i consumatori hanno fatto qualche anno fa un ulteriore passo avanti. Invece di votare col portafoglio o fare un gruppo di acquisto solidale hanno deciso di “scendere in campo” e creare il loro prodotto. Si sono informati presso i produttori, hanno messo un sondaggio online offrendo la possibilità di scegliere tra diverse specifiche e hanno fatto votare i consumatori. È nato un prodotto che paga dignitosamente il lavoro, attento alla sostenibilità ambientale. In Francia è stato un boom e la “marca del consumatore” detta anche “Chi è il padrone?” ha sfondato conquistando una grossa quota di mercato.

Un format che vedremo anche qui?
Certo, il 24 giugno si parte in Italia con la pasta, il prodotto che ha avuto più voti e consenso e che dunque partirà per primo. Possiamo fare di più, molto di più che fare una giornata di sciopero dimostrativo. Ma dobbiamo svegliarci


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