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Dadone: «In pandemia l’unica cosa che non si è fermata è la droga»

La ministra per le Politiche giovanili è intervenuta alla video conferenza “Dalla rete delle relazioni alle nuove politiche sulle dipendenze”, promossa oggi da Cnca, Fict e Intercear, commentando i dati della Relazione annuale al Parlamento sulle droghe. Le comunità terapeutiche hanno colto l'occasione per proporre una riforma in tre pilastri delle politiche antidroga

di Lorenzo Maria Alvaro

«È importante organizzare entro la fine di questo anno la Conferenza nazionale sulle droghe, perché un confronto su questo tema è importante e dovuto. Purtroppo, si fa troppa attenzione a schieramenti e ideologie e ci si dimentica delle persone, che invece hanno bisogno di un supporto per rispondere alle loro fragilità». Lo ha detto Fabiana Dadone, ministra per le Politiche giovanili con delega alle politiche antidroga, intervenendo alla video conferenza “Dalla rete delle relazioni alle nuove politiche sulle dipendenze”, promossa oggi da Cnca, Fict e Intercear, in occasione della Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di sostanze stupefacenti, che si è celebrata il 26 giugno, e della pubblicazione della Relazione annuale al Parlamento sulle droghe 2021 (sui dati 2020).

«La pandemia ci ha insegnato di riportare le persone al centro, soprattutto quelle fragili», ha ricordato Dadone, «Il paradosso che ci ha mostrato la pandemia è che quasi tutto si è fermato tranne la diffusione e il commercio delle sostanze. Questo ci deve far riflettere. Dalla Relazione annuale al Parlamento sulle droghe, vediamo che c’è stato un aumento di sequestro di sostanze psicoattive; c’è stata una contrazione della cannabis ma l’utilizzo della cocaina si è quadruplicato e sono state censite più di cento nuove sostanze psicoattive». Oggi «abbiamo bisogno di ripartire dalle relazioni umane con la presa in carico della persona, ma anche con il rapporto che si crea con la famiglia e il supporto che questa può dare in termini di prevenzione e di denuncia del disagio». «Inutile andare dietro le sostanze ma dobbiamo lavorare sulle persone e sulla prevenzione e sull’informazione, lavorando con i giovani facendo capire i rischi», ha concluso la ministra.

Flavio Siniscalchi, capo del Dipartimento per le politiche antidroga, ha sottolineato che «oggi è stata pubblicata la Relazione sulle droghe sul sito del Dipartimento. Dobbiamo cogliere gli spunti di innovazione e la capacità di resilienza che i servizi hanno mostrato nel periodo della pandemia», ha aggiunto, annunciando che il ministro Dadone, con il Dipartimento Politiche antidroga, ha avviato “tavoli di confronto” condivisi con la partecipazione di tutti gli attori del settore finalizzati a preparare la Conferenza nazionale. Il 5 luglio, continua il capo del Dipartimento, «ci sarà un gruppo di lavoro con tutte le comunità terapeutiche per iniziare ad avviare un ragionamento sulla metodica e sulle modalità con le quali intendiamo avviare la conferenza nazionale sulle droghe».

Dal canto loro i servizi hanno voluto rilanciare. «Dopo un anno e mezzo di pandemia, le relazioni umane si sono ridotte enormemente. Per questo motivo abbiamo voluto creare questo momento riflessione, con la presenza delle principali Reti del privato e pubblico sociale accreditato e le Comunità terapeutiche, rimettendo il focus proprio sulle relazioni. Così pensiamo sia possibile rimettere al centro il tema delle dipendenze e soprattutto le persone. Mai come in questo periodo abbiamo toccato con mano l’inadeguatezza del sistema normativo e la solitudine dei servizi», ha sottolineato Biagio Sciortino, presidente Intercear aprendo la videoconferenza.

Per Luciano Squillaci, Presidente FICT: «Celebriamo la giornata mondiale di lotta alla droga, e lo facciamo come nostro stile insieme. Ma non siamo qui per chiedere qualcosa alla politica ed alle istituzioni. Il tempo delle richieste è terminato. Oggi vogliamo trasformare questa pandemia, questa tragedia planetaria, che ci ha resi terribilmente consapevoli della nostra fragilità, in una opportunità. Ripartiamo dalla relazioni, perché pensiamo che sia davvero il modo più giusto per ricominciare a vivere, tornando ad occuparci di chi ci sta accanto, a partire dalle persone più deboli.” “E con questa attenzione all’altro intendiamo agire. Vogliamo ricostruire il sistema delle dipendenze su basi differenti per essere capaci di rispondere ai bisogni che negli ultimi 30 anni sono profondamente cambiati e differenziati. Per raggiungere questo obiettivo», continua il Presidente FICT, «abbiamo bisogno dell’unità e del coinvolgimento di tutte le realtà che operano nelle dipendenze, delle Reti istituzionali e soprattutto delle Reti territoriali. Consapevoli che la riforma della normativa 309/90 è ormai necessaria e che si costruisce sui territori».

«Per questo apprezziamo che il Ministro Fabiana Dadone, con il Dipartimento Politiche Antidroga, diretto dal dott. Flavio Sinischalchi, ha inteso avviare un lavoro condiviso e con la partecipazione di tutti gli attori del settore finalizzati a preparare la Conferenza Nazionale che, come noto, manca ormai dal 2009 e che più volte, senza successo, abbiamo sollecitato negli anni passati».

Il mondo delle comunità, in accordo con le società scientifiche, ha lavorato in questi anni su una proposta di riforma del sistema che si fonda su tre pilastri:

  1. La centralità della persona e non della sostanza, ovvero un processo integrato di presa in carico globale della persona. Il sistema di intervento si è tarato sempre più su un livello prestazionale per singola fase (prevenzione, presa in carico iniziale, disintossicazione, cura e riabilitazione, reinserimento sociale e lavorativo) Dobbiamo superare queste “categorie” in cui la persona viene inserita, ripartendo dalla prossimità, dalla complessità delle persone, pensando ad un intervento integrato, sociale e sanitario, includendo anche le dipendenze comportamentali, come il gioco d’azzardo.

  2. La governance: con la costruzione di un modello capace di garantire il lavoro di rete e la condivisione, a livello nazionale ed a livello territoriale, dei diversi servizi del pubblico e del privato, senza limitarsi ad occuparsi delle singole competenze “per categorie”. Un sistema che si completa con tutti gli attori chiamati ad interagire sui processi di prevenzione, cura, riabilitazione ed inserimento sociale e lavorativo. A livello nazionale si dovrà consentire la proposizione, seppure nel rispetto delle autonomie sancite dal Titolo V della Costituzione, di indirizzi e linee guida capaci di superare l’attuale eccessiva frammentazione e difformità di intervento tra le diverse regioni. Attualmente abbiamo venti modalità differenti di affrontare la questione dipendenze, una per regione, che comporta una grande disparità di trattamento e di cura.

  3. Le risorse. È fondamentale rifinanziare il fondo di intervento per la lotta alla droga per sostenere i percorsi di prevenzione, di cura e riabilitazione e di inserimento socio-lavorativo, tramontati con la legge 328/2000. Risorse imprescindibili per un reale rilancio della sfida alle dipendenze”


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