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Economia & Impresa sociale 

Cuba punta tutto sul bitcoin

A partire dal prossimo 15 settembre il governo cubano apre alle criptovalute per i pagamenti e gli scambi sull'isola caraibica. A renderlo noto una risoluzione pubblicata il 26 agosto scorso sulla Gazzetta Ufficiale. La Banca centrale cubana (Bcc) regolerà le operazioni e concederà le licenze ai fornitori di servizi. Una vera rivoluzione

di Paolo Manzo

A partire dal prossimo 15 settembre il governo di Cuba apre alle criptovalute per i pagamenti e gli scambi sull'isola caraibica. A renderlo noto una risoluzione pubblicata il 26 agosto scorso sulla Gazzetta Ufficiale. La Banca centrale cubana (Bcc) regolerà le operazioni e concederà le licenze ai fornitori di servizi che gestiscono bitcoin et similia. La notizia è una vera rivoluzione per un Paese alle prese con una crisi economica e sociale senza precedenti ma non coglie più di tanto di sorpresa.

Lo scorso maggio, infatti, Miguel Díaz-Canel (il presidente/dittatore e segretario del partito comunista cubano, l’unico legale a Cuba) aveva affermato che il suo governo stava analizzando "la convenienza" dell'uso delle criptovalute nelle operazioni economiche del paese, il cui Pil è crollato dell'11% nel 2020, a causa dell’impatto della pandemia di Covid-19 che ha azzerato il turismo, principale fonte del bilancio statale in dollari ed euro.

Con le restrizioni di viaggio dovute alla pandemia e l’inasprimento delle sanzioni economiche di Washington (introdotte da Trump e mantenute da Biden) l’invio di risorse alle famiglie dall’estero è sempre più complicato e per questo, già da oltre un anno, molti cubani residenti negli Usa, in Canada o in Europa usano le criptovalute per mandare il loro denaro ai parenti sull'isola. Secondo calcoli non ufficiali, c'è una comunità di 10.000 cubani che usano già bitcoin all’Avana, dove sono popolari anche ethereum, litecoin e USDT (tether).

Le criptovalute potrebbero essere una soluzione per chi non si fida del peso cubano (svalutatissimo) ma ha scarso accesso ai dollari. Certo, l’invito alla cautela a causa delle truffe è grande. Non a caso, la Bcc si è già dichiarata esente da ogni responsabilità che possa sorgere in caso di truffe ed ha avvertito dei rischi che le operazioni con asset virtuali hanno per la loro elevata volatilità. Mesi fa la stessa Banca centrale cubana aveva segnalato operazioni sospette svolte da una lista di società “con poca o nessuna trasparenza”. Tra queste Mind Capital, Mirror Trading, Arbistar, Qubit Life/Qubit Tech, X-Toro e Trust Investing, la più popolare nel Paese caraibico. Il suo direttore a Cuba, Ruslan Concepción, è stato arrestato nell'aprile di quest'anno per "attività economica illecita", sono stati indagati diversi cubani legati alla compagnia e confiscati beni. La piattaforma è accusata da diversi analisti internazionali di operare "secondo uno schema Ponzi, non ha un prodotto reale e paga i suoi investitori con i soldi in entrata", sebbene i suoi affiliati a Cuba lo neghino.

La risoluzione del 26 agosto scorso afferma che la Banca centrale può autorizzare l'uso di criptovalute "per motivi di interesse socioeconomico" ma con lo Stato che assicura che le loro operazioni siano controllate. Da capire come, visto che le criptovalute sono generalmente indipendenti da qualsiasi banca centrale e usano codici informatici blockchain ampiamente distribuiti per tenere traccia dei trasferimenti. Poiché possono essere utilizzate per transazioni a lunga distanza anonime, sono spesso popolari tra le persone che tentano di eludere le normative governative, comprese le restrizioni statunitensi sull'invio di denaro a Cuba. Vedremo che succederà sull’isola comunista ma una cosa è certa: dal prossimo 15 settembre l'autorizzazione delle Bcc sarà indispensabile affinché "istituzioni finanziarie e altri soggetti giuridici" possano utilizzare "beni virtuali tra di loro e con persone fisiche, per compiere operazioni monetarie, commerciali e di scambio".

Tra gli utenti cubani di criptovalute, le reazioni non si sono fatte attendere, come riporta il portale della giornalista indipendente Yoani Sánchez. Michel Aragón, che ha un canale finanziario su YouTube, è ad esempio molto infastidito dal controllo che la Bcc imporrà sia alle aziende che ai cittadini che vorranno partecipare al sistema, mentre Erich García, fondatore di Bitremesas, è ottimista e ritiene che si apra un'occasione. "Sì, sono cubano, sì uso molto le criptovalute, sì sono una persona fisica. Sì, chiederò le licenze necessarie per operare con questo "asset digitale". Vivo a Cuba e devo rispettare le leggi di Cuba. Se non funziona, esco. Semplice così, normale", ha detto ai suoi follower online.

Da segnalare, infine, che la febbre per le criptovalute non c’è solo a Cuba ma si sta diffondendo anche in America Centrale, soprattutto dopo l'introduzione del bitcoin come valuta di corso legale in El Salvador, che diventerà operativa dal prossimo 7 di settembre. Del resto il discusso presidente Nayib Bukele aveva già evidenziato le potenzialità delle criptovalute proprio come canale per le rimesse. Secondo la Banca Mondiale, in El Salvador, un quinto del prodotto interno lordo nel 2019 è stato denaro inviato dai lavoratori all'estero mentre 150 miliardi di dollari di rimesse partono ogni anno dagli Stati Uniti per l'America Latina e, di questi, circa sei miliardi vanno in El Salvador. In Honduras la scorsa settimana è stato invece inaugurato il primo bancomat di criptovalute. In un'esclusiva business tower nella capitale Tegucigalpa si trova infatti “la bitcoinera”, un bancomat che da martedì scorso permette di comprare le criptovalute più utilizzate, bitcoin ed ethereum in cambio di lempiras –la valuta locale– ed è gestito dal TGU Consulting Group, di Juan Mayén, un honduregno di 28 anni. Al momento nella “bitcoinera” si possono acquistare solo criptovalute, ma presto potranno anche essere vendute e nel Paese centroamericano si installeranno più bancomat di criptovalute. Anche a Panama, infine, è stato di recente presentato in Parlamento un disegno di legge per regolamentare l'uso del bitcoin. L’apertura di Cuba alle criptomonete, insomma, non è un’eccezione.


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