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«La scuola che vorrei»: ragazzi, è il momento di dire la vostra

Online fino all'8 novembre la consultazione pubblica promossa dall'Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza, rivolta ai ragazzi dai 14 ai 18 anni: «È responsabilità di noi adulti creare spazi nei quali i minorenni possano dire la loro. Per questo ho deciso di avviare una consultazione online tra gli studenti per sentire dalla loro voce come vorrebbero che fosse la scuola. Dai risultati della consultazione trarrò indicazioni preziose per portare le loro esigenze all’attenzione delle istituzioni: dal Ministro dell’istruzione al Governo, dalle regioni agli enti locali»

di Sara De Carli

È stato detto e scritto. Ora è il momento di passare ai fatti. I ragazzi nella pandemia non sono stati visti né ascoltati. Nessuno ha raccolto i loro bisogni, né ha chiesto il loro parere su possibili soluzioni e strategie di uscita. Eppure le decisioni che vengono prese in questo momento storico, di qualsiasi settore si parli, riguardano più che mai loro: perché quello che decidiamo oggi, plasmerà il futuro, che sarà soprattutto il loro tempo non il nostro. Anche la scuola, quindi, non può ripartire e immaginarsi nuova senza la voce dei ragazzi: era questo il senso radicale dell'«ultimo appello» che abbiamo lanciato con lo scorso numero di Vita.

Il grado di partecipazione autentica dei ragazzi e dei giovani alle decisioni di oggi è la cartina tornasole della vera logica con cui utilizzeremo le risorse del PNRR: come Recovery fund o come Next Generation EU. La partecipazione autentica, però, non di facciata: che significa disponibilità a cambiare ciò che consideriamo immutabile e cedere potere ai ragazzi. “From voice to choice”: ha detto con efficace sintesi a luglio Dunja Mijatović, Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa.

In questa cornice gravida di aspettative parte la consultazione pubblica “La scuola che vorrei”, promossa dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, che resterà aperta per un mese, online, in collaborazione con Skuola.net e rivolta ai ragazzi tra i 14 e i 18 anni. Un questionario elaborato dai coetanei della Consulta delle ragazze e dei ragazzi, con 26 domande che indagano cinque aree: gli spazi, la didattica, le tecnologie, le valutazioni e il rapporto con il territorio. È l’occasione per dire come i ragazzi cambierebbero la scuola, in che modo la organizzerebbero per portare innovazione didattica o per prevenire la dispersione scolastica. Per partecipare alla consultazione, clicca qui.

«Occorre passare dalle parole ai fatti. L’ascolto – e di conseguenza la partecipazione dei minorenni alle scelte che li riguardano – è un diritto stabilito dalla Convenzione di New York, che il Comitato Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza sollecita all’Italia di attuare a ogni livello», dice l’Autorità garante Carla Garlatti. «È responsabilità di noi adulti creare spazi – anche virtuali – nei quali i minorenni possano dire la loro. Allo stesso tempo spetta ai ragazzi attivarsi per partecipare, esprimendo le loro opinioni sugli argomenti che li interessano. Per questo come Autorità garante ho deciso di avviare una consultazione online tra gli studenti per sentire dalla loro voce come vorrebbero che fosse la scuola», spiega Garlatti. «Con la “Scuola che vorrei” diamo la parola ai ragazzi in maniera concreta, specie dopo un periodo particolarmente difficile come quello che hanno vissuto a causa della pandemia. Dai risultati della consultazione trarrò indicazioni preziose per portare le loro esigenze all’attenzione delle istituzioni: dal Ministro dell’istruzione al Governo, dalle regioni agli enti locali». La consultazione pubblica “La scuola che vorrei” è «una forma di democrazia partecipativa che si fa ponte tra le istituzioni e i giovani grazie a un uso corretto del digitale. Per questo è importante che loro partecipino numerosi: potranno far arrivare la loro voce a chi prende le decisioni sul loro futuro», conclude Garlatti.

Foto A. Piacquadio, Pexels


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