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Accoglienza dei cittadini ucraini: facciamo chiarezza su fondi e richieste

Scade oggi l'avviso per l'acquisizione di manifestazioni d’interesse per 15mila posti per l'accoglienza diffusa tramite affidamento diretto al Terzo settore. Non è previsto un contributo economico per le accoglienze attivate prima della pubblicazione del bando. Perché? E i 300 euro attesi per i profughi ucraini con protezione temporanea? La piattaforma per compilare la richiesta non è ancora online

di Anna Spena

Sono 99.393 le persone in fuga dal conflitto in Ucraina arrivate in Italia. Di queste, 51.391 sono donne, 12.191 uomini e 35.811 minori. Le città di destinazione dichiarate all'ingresso in Italia sono principalmente Milano, Roma, Napoli e Bologna. L'incremento, rispetto a ieri 21 aprile, è di 987 ingressi nel territorio nazionale. Ma dove e da chi vengono accolti?

Partiamo da due fatti: nelle prime settimane di guerra si stimava che in Italia sarebbero arrivati circa 900mila rifugiati dall’Ucraina, oggi siamo ben lontani da questi numeri; la seconda osservazione è che nella maggior parte dei casi i rifugiati – vista anche la presenza consolidata della comunità ucraina in Italia – si sono organizzati tramite accoglienze private e gestite in autonomia, ma non è detto che appoggiarsi ad una rete parentale o simile sia una soluzione duratura. Ma chi non è riuscito ad organizzarsi tramite parenti e conoscenti? Rimangono certamente i canali statali e quelli messi in piedi dalle organizzazioni della società civile. Ma negli ultimi giorni sono nate diverse polemiche.

Anche in questo caso citiamo due fatti importanti: lo scorso 21 marzo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Ucraina, che tra gli altri, dà il via libera a reperire 15mila posti in ulteriori forme di accoglienza diffusa, diverse da quelle previste nell'ambito delle strutture di accoglienza (CAS e SAI), tramite affidamento diretto al terzo settore. Questa accoglienza verrà attuata mediante i Comuni, gli enti del Terzo settore, i Centri di servizio per il volontariato, gli enti e le associazioni iscritte al registro di cui all' articolo 42 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 e gli enti religiosi civilmente riconosciuti. A questo decreto è seguita, lo scorso 29 marzo, l’ordinanza 881 della Protezione Civile che dà attuazione a quella accoglienza diffusa da mettere a sistema. L’undici aprile viene pubblicato sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, l'avviso per l'acquisizione di manifestazioni d'interesse per l'accoglienza diffusa a beneficio delle persone provenienti dall’Ucraina: Ciascun soggetto di Terzo settore potrà mettere a disposizione da 300 a 3mila posti. Le strutture di accoglienza potranno ospitare un numero massimo di 15 persone. Chi accoglie si impegna a realizzare attività dentro un piano di intervento personalizzato, con servizi che vanno dall’orientamento alla mediazione linguistica e interculturale; dall’accompagnamento all’inserimento scolastico all’organizzazione di attività extrascolastiche per i minori; dall’accompagnamento all’inserimento lavorativo alla riqualificazione professionale con particolare attenzione al rafforzamento delle competenze utili al beneficiario al suo ritorno in Ucraina. Il costo massimo pro die pro capite rimborsabile è pari a 33 euro (c’è tempo fino alle 18.00 del 22 aprile per presentare la domanda).

Perché il decreto è importante? Per la prima volta in un decreto legge, nel caso specifico quello che riguarda il coordinamento delle attività di accoglienza degli ucraini, il Terzo settore viene riconosciuto come protagonista insieme allo Stato della risposta da dare a chi chiede aiuto. «Per gli enti del terzo settore, percepiti fin qui o come “i buoni” o come “i supplenti”», ha scritto qualche giorno fa in un articolo Giampaolo Silvestri, Segretario generale di Avsi, «per quelle mansioni che lo Stato non era in grado di assumersi, qualcosa cambia: il governo — e qui non si può non riconoscere il ruolo fondamentale del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali — sostiene e finanzia per una percentuale di circa il 20% l’accoglienza dei profughi ucraini, curata da realtà territoriali, famiglie e piccole associazioni, che siano capaci di fare rete, e riconosce loro una capacità (leggi anche dignità e affidabilità) pari a quella dei Cas».

Quindi un passo avanti che è insieme simbolico e concreto c’è stato. Ma negli ultimi giorni non è mancata qualche polemica. Su un punto in particolare: le stesse associazioni o le famiglie che tramite associazioni hanno già iniziato percorsi di accoglienza per rifugiati ucraini, non solo garantendo vitto e alloggio ma anche tutta quella serie di servizi citati nel decreto che prevedono un piano di accoglienza personalizzato per la persona accolta, non potranno usufruire dei contributi messi a disposizione dal bando. «Molte organizzazioni», dice Fabiana Musicco direttrice di Refugees Welcome Italia, associazione che promuove l’accoglienza in famiglia, «si sono spese fin dal primo giorno nel raccogliere la disponibilità straordinaria di famiglie che hanno aperto la porta di casa a persone traumatizzate, frastornate e quasi tutte con minori a carico. Le organizzazioni che, come noi, si sono fatte carico di accompagnare queste accoglienze, promettendo che presto avremmo potuto contribuire alle spese, sostenere i percorsi di inclusione, aiutare chi vuole cercare un lavoro, ora devono dire: mi spiace, sei arrivato troppo presto? Creare una differenza tra chi accoglierà dalla convenzione con la protezione civile e chi ha accolto da subito è un atteggiamento discriminatorio e ingiusto, insostenibile da tutti i punti di vista. Lasciare fuori le famiglie che hanno già accolto è insostenibile. Solo nelle ultime settimane a Roma 22 famiglie hanno accolto in casa rifugiati per non prolungare la permanenza negli alberghi».

Di fatto chi ha già attivato un percorso di accoglienza è fuori dalla misura. «Il bando per i 15mila posti», spiega Pierfrancesco Demilito, capo ufficio stampa della Protezione Civile, «è nato con un obiettivo preciso: trovare una soluzione di accoglienza adeguata ai circa 8500 cittadini ucraini che stanno vivendo negli alberghi. Perché le strutture alberghiere non sono adatte all’accoglienza. Confermiamo anche che il bando chiude oggi e quindi comprenderà solo le nuove accoglienze che saranno attivate, e non quelle già precedentemente avviate». La misura non è retroattiva. «Sono lodevoli», continua, «i percorsi di accoglienza che hanno sviluppato le associazioni anche quando non era ancora previsto un contributo. Quello che possiamo dire è che una volta chiuso il bando capiremo quante sono state le richieste arrivate. Non escludiamo, con un addendum di risorse, di poter raggiungere con un contributo economico anche le accoglienze attivate prima dell’inizio della misura».

Nel Decreto Ucraina, e poi nell’ordinanza della Protezione Civile, viene anche riconosciuto un contributo di sostentamento di 300 euro al mese (150 per i minori) per chi ha trovato autonoma sistemazione. Possono farne richiesta solo i cittadini ucraini che hanno presentato la richiesta di protezione temporanea. La misura è stata pensata per un massimo di 60mila persone, per la durata di 90 giorni dall'ingresso in Italia e non oltre il 31 dicembre 2022. Ma come si fa richiesta? Non si fa, la piattaforma non è ancora online. «Sarà attiva», dice Demilito, «dalla prossima settimana».

Credit Foto:Serhii Hudak, Avalon/Sintesi


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