Solidarietà & Volontariato

Le tue foto intime stanno girando sul web? Ecco cosa puoi fare

Abbiamo raccolto alcuni consigli che possono aiutarti se hai scattato e inviato una foto di cui ti sei pentito e non vuoi che venga condivisa; oppure se le tue foto (o quelle dei tuoi figli) stanno già girando su siti e social media ma tu vorresti che fossero rimossi. Consigliamo anche il romanzo “Era solo un selfie” di Cristina Obber, per sensibilizzare i più giovani su pornografia non-consensuale e revenge porn

di Sabina Pignataro

Si inizia slacciando un reggiseno e alzando una maglietta. Si scatta una foto, la sia invia. E da lì, poi inizia un casino di cui non si possono prevedere le conseguenze. Che possono anche essere devastanti per la vittima, non solamente sul piano psicologico, ma anche su quello sociale e familiare (anche lavorativo, un giorno).

«Le ragazzine lo fanno talvolta per assecondare la richiesta di un fidanzatino. Il tempo richiesto per scegliere la risposta è ridottissimo, non vi è il tempo di pensarci su, basta un click. E spesso per non dire No, per non voler sembrare piccole in un’età in cui ci si proietta facilmente in un sentirsi più grandi, si affida ad altri qualcosa che può essere utilizzato per farci male. E quando questo accade, è davvero una voragine», commenta Cristina Obber, scrittrice e giornalista esperta di stereotipi e violenza di genere, formatrice impegnata da decenni nelle scuole di ogni ordine e grado.

Il suo nuovo libro, “Era solo un Selfie (Battello a Vapore), è dedicato al tema del sexting e del revenge porn tra le giovanissime. «Ho scelto di dedicarmi a questo tema perchè le vittime sono sempre più piccole, frequentano le medie». Il libro racconta di Anita, 14enne, che si innamora di Ste, e vive la bellissima fase del primo batticuore, del primo bacio, anche dei primi No rispetto al sesso. Una sera Ste le chiede di mostrarsi senza reggiseno su whatsapp, e seppure con vergogna e coprendosi i seni con il braccio, non saprà dirgli di No. Quando Anita scopre che Ste l’ha tradita e lo lascia, lui comincia ad esasperarla per ritornare insieme. Di fronte all’ennesimo rifiuto, Ste fa girare il video di Anita senza reggiseno nella chat della squadra. «Per Anita significa precipitare nella voragine della disperazione. Non riesce a studiare, lascia la squadra, fatica a mangiare. Si sente perduta, stupida, si colpevolizza. Ci vorranno mesi e mesi, ma alla fine Anita riuscirà a riprendersi la sua vita in mano.
«Penso che un libro così valga più di mille raccomandazioni», commenta l’autrice. «Nei personaggi dei libri ti immedesimi, ciò che accade ad Anita ti rimane dentro. Rimane la possibilità di superare anche una cosa così terribile se ti affidi a chi ti vuole bene e ti saprà aiutare». Il libro fa parte di nuova collana del Battello a Vapore che si chiama “Luna, scrittrici di oggi per le donne di domani”.

In occasione della giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, che ricorre oggi, abbiamo raccolto qui alcuni consigli che potrebbero aiutarti.

Se hai scattato una foto e ti sei pentito o pentita:

  • Esiste un sistema “di prevenzione” che consente alle persone che temono che le proprie immagini intime possano essere condivise senza consenso (ad esempio quando si ha paura di una vendetta personale o si è subìto il furto del pc o del cellulare) di inviarne preventivamente una copia in modo sicuro e protetto, cosicché, se qualcuno ne entrasse in possesso, il meccanismo impedirebbe che tali immagini o video vengano condivisi. Si chiama “programma pilota sulle immagini intime condivise senza autorizzazione di Facebook”.
    Questo è il link per procedere

Se le tue foto stanno girando, esistono degli strumenti che consentono la rimozione del materiale presente su siti e social media:

  • PermessoNegato www.permessonegato.it è l’associazione no-profit che si occupa del supporto tecnologico e feedback legale gratuito alle vittime di Pornografia Non-Consensuale, di violenza online e di attacchi di odio. «Grazie ad un team di composto da esperti di cybersecurity, legali e criminologi, – spiega il presidente Matteo Flora- siamo in grado supportare gratuitamente le vittime (donne e uomini) nella identificazione, segnalazione e rimozione dei contenuti dalle principali piattaforme online per evitare ulteriori condivisioni». Rispondono entro poche ore, in italiano, inglese, arabo e spagnolo. Ti aiutano anche a creare delle prove digitali per procedere per vie legali (dato che, spesso, gli screenshot fatti con il proprio cellulare non sono sufficienti).

  • «Google, Microsoft e Facebook – spiega Flora- hanno una filosofia di “tolleranza zero” verso questi fenomeni ed intervengono con un tempo di risposta tra le 24 e le 72 ore. Non così semplici, invece, le segnalazione rivolte a Twitter e a molti siti pornografici online». Grossi e gravi ostacoli si manifestano quando il materiale circola su Telegram.

Un altro consiglio importante

  • Se fai sexting su WhatsApp, Facebook Messenger e Instagram per fare sexting, potresti attivare l’opzione “messaggi effimeri”. Così facendo, il contenuto verrà cancellato dalla chat una volta che il destinatario lo avrà aperto, visualizzato e infine chiuso.

Ricorda: è reato anche la ri-condivisione

Dei “Mi dispiace, Non credevo e Non pensavo”, non ce ne facciamo niente. L’immaturità non è un alibi né una giustificazione. Nell’agosto 2019 è stata introdotta all’interno del diritto italiano una disciplina specifica sul Revenge Porn, all’interno del cosiddetto Codice Rosso. La pena prevista è la reclusione da uno a sei anni e la multa da cinque mila a quindicimila euro. La legge punisce non solo chi ha sottratto foto e video ma anche chi, entrato in possesso di quei contenuti, contribuisce a diffonderli.

Pornografia minorile in espansione

La pornografia non consensuale (Ncp – non consensual pornography) sta crescendo a livelli esponenziali. Non parliamo solo di Revenge Porn (che identifica esclusivamente la condivisione di immagini e video con finalità di vendetta) ma anche della diffusione pubblica di foto e di video ripresi consensualmente nel corso di un rapporto sessuale che erano destinate a rimanere privati; di immagini carpite da telecamere nascoste (ad esempio nel camerino di un negozio) e di quelle memorizzate su pc, tablet e cellulari e rubate attraverso effrazioni digitali.

«Secondo dati internazionali, ad oggi la maggior parte del materiale a sfondo sessuale presente nella rete e ritraente i minori è autoprodotto, un dato in netto aumento durante la pandemia soprattutto riguardo al Sexting e del Sextortion», spiega Ernesto Caffo, Presidente e Fondatore di Telefono Azzurro. Per questo motivo, Telefono Azzurro ritiene essenziale in questo caso parlare direttamente con i ragazzi e renderli partecipi in una discussione riguardo a tali tematiche. «Non sono rare infatti le richieste esplicite di materiale di pornografia minorile sui gruppi e forum dedicati». (Qui puoi approfondire)

«Nel caso di una vittima maggiorenne, la Polizia di Stato attiva l’iter giudiziario che porta dritti ad un processo solo ed esclusivamente se c’è una denuncia. Diversamente, quando le immagini sono di minori può intervenire autonomamente perché viene riconosciuto il reato di pedopornografia» spiega Matteo Flora.

Foto di apertura, Obi – @pixel6propix by Unsplash


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