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Welfare & Lavoro

Welfare aziendale, ricerca: 92% chiede aumento di quello per la famiglia

Edenred Italia presenta i dati dell’Osservatorio Welfare 2022. I lavoratori vorrebbero più servizi di cura dei familiari, dal baby-sitting all'assistenza agli anziani o a non autosufficienti. Cresce il trend della sostenibilità, seppur ancora in fase iniziale: il 12,5% delle 3mila aziende interpellate ha attivato misure di mobilità sostenibile e il 37,5% sta pensando di farlo

di Nicola Varcasia

I cambiamenti sociali ed economici degli ultimi due anni hanno coinvolto il mondo del lavoro da molteplici punti di vista. È interessante quello messo a fuoco dall’Osservatorio Welfare a cura di Edenred che oggi ha presentato nuovi dati sui comportamenti delle aziende.

In particolare, l’analisi, basata su un bacino di 530 mila utenti e circa 3 mila imprese (dati 2021), ha mostrato le nuove abitudini, i trend e gli scenari futuri del welfare aziendale, ambito approfondito anche nel focus uscito con il numero di Maggio e scaricabile gratuitamente a questo link.

I nuovi trend emersi nell’edizione di quest’anno riguardano l’empowerment femminile, le nuove esigenze dei giovani e il ruolo sempre più centrale della sostenibilità.

In che modo, dunque, le aziende cercano di venire incontro alle esigenze dei propri dipendenti e collaboratori? Come dato generale sulle macro categorie, dallo studio è emerso che il gradimento più alto delle aziende va alle misure generali di sostegno al reddito con l’81,7% delle indicazioni. Tra i più alti gradimenti sulle misure specifiche di welfare, invece, spiccano i fringe benefit (benefici cosiddetti secondari, previsti direttamente in busta paga, quali l’auto e altri servizi) con l’87% delle aziende che considerano questo strumento di valore assoluto. L’88% chiede, inoltre, che il raddoppio del tetto di esenzione sia rinnovato anche per il 2022. Da sottolineare, poi, una forte domanda di welfare familiare anche a sostegno della natalità. Il 92% del campione afferma che la spesa welfare di questo capitolo debba essere rafforzata e aumentata. Dal punto di vista, invece, delle nuove frontiere del welfare aziendale cresce il trend della sostenibilità, seppur ancora in fase iniziale: il 12,5% ha attivato misure di mobilità sostenibile e il 37,5% sta pensando di farlo.

«Così come accaduto nel 2020 anche nel 2021 l’ecosistema del welfare aziendale si è consolidato in molti suoi ambiti e ha confermato la sua solidità. Uno strumento riconosciuto nel suo valore di fondo e ampiamente utilizzato e con margini di crescita davanti a sé: al mutare delle esigenze delle persone, il welfare si evolve in modo “naturale”. Un’ evoluzione dinamica, che si adatta alle nuove sensibilità emergenti di una generazione consapevole e con maggiori aspettative – ha spiegato Paola Blundo, direttore corporate Welfare di Edenred Italia Il welfare aziendale si conferma, anche in una fase di straordinaria difficoltà come quella dei due anni appena trascorsi, una leva fondamentale di sostegno alle persone, alle aziende e al territorio».

La crescente attenzione delle aziende alla valorizzazione della figura professionale della donna e delle misure per favorire la conciliazione dei tempi di vita-lavoro si rispecchia nella varietà dei servizi offerti in questo campo: da quelli legati alla cura dei familiari, alla genitorialità, al servizio di baby-sitting, di assistenza agli anziani o a familiari non autosufficienti. Vanno in questa direzione, sulla quale naturalmente c’è ancora molto da fare, anche i nuovi servizi legati all’istruzione e alla salute.

Un altro dato interessante dello studio riguarda il ruolo del welfare aziendale come strumento in grado di attrarre i talenti. La prospettiva di un contesto lavorativo fondato sul concetto di benessere è tra i fattori importanti di attrazione verso i giovani talenti: l’offerta di benefit nella scelta dell’azienda ha peso per oltre il 50% dei rispondenti all’indagine presentata oggi.

Il welfare aziendale rappresenta anche una misura di integrazione al reddito, in particolare rispetto al ruolo dei fringe benefit, ovvero i cosiddetti benefici secondari inseriti nella busta paga, quali auto, assistenza sanitaria, polizze assicurative e finanziamenti agevolati. L’Osservatorio mostra come nel 2021 i fringe benefit rappresentano la tasca di spesa più consistente con circa il 34% complessivo dei consumi di welfare soprattutto in buoni spesa e buoni carburante. Tendenza di crescita che si era già evidenziata nel 2020 e che attiene soprattutto all’intervento legislativo nei due anni di riferimento che ha raddoppiato, con una misura provvisoria e circoscritta dal punto di vista temporale, i limiti di spesa dei fringe benefit portandoli a 516,46 euro. Tale misura si è dimostrata una leva significativa di sostegno al reddito e ai consumi in un contesto di marcata difficoltà economica.

Per le fasce più giovani del campione (entro i 39 anni) emerge in modo chiaro il maggiore interesse di spesa del proprio flexible benefit in beni fringe e servizi: entro i 30 anni, i soli fringe benefit cubano il 65% circa della spesa complessiva.

Continuando nell’analisi dello studio, emerge che fino ai 60 anni, le donne risultano beneficiarie di erogazioni in media superiori alla controparte maschile. Questa evidenza in parte può essere spiegata dalla presenza, nei piani welfare aziendali, di componenti a sostegno diretto della maternità delle dipendenti, sostegno che si può concretizzare anche attraverso l’erogazione di quote flexible benefit aggiuntive per figli e/o supporto alla maternità, oltre che da un maggior ricorso all’istituto di convertibilità in welfare dei premi di risultato rispetto alla controparte maschile.


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