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Cooperazione & Relazioni internazionali

A Tambacounda il pollo alza la media

In Senegal, l’associazione Don Bosco 2000 fornisce un’alternativa concreta alle donne costrette a lavorare nelle pietraie. Tra le varie attività in campo, gli ultimi nati sono gli allevamenti, che vengono avviati e gestiti anche grazie agli immigrati di ritorno. Il presidente Agostino Sella: “E’ un progetto pilota che verrà replicato”

di Nicola Varcasia

Agostino Sella è rientrato dal Senegal una ventina di giorni fa. Precisamente, è stato nella regione del Tambacounda dove, nella periferia dell’omonimo capoluogo del Paese africano, quartiere Gourel, l’associazione Don Bosco 2000 sta per aprire un… pollaio. Avete letto bene. Sarà un allevamento da seicento polli da terra, pronto a sdoppiarsi, dopo una prima fase di avviamento, in un'altra struttura di pari grandezza. Il fatto rilevante non riguarda ovviamente, gli animali, ma che a gestirlo saranno dieci donne strappate alla povertà materiale ed educativa e allo sfruttamento.

In alcune zone rurali del Paese centrafricano, l’emancipazione femminile è un’emergenza sociale, dove sono tuttora presenti pratiche violente come l’infibulazione: «Le donne che lavoreranno nella nuova impresa – spiega Sella, che dell’associazione Don Bosco 2000 è presidente – fino ad oggi sono state sfruttate dalle imprese locali per estrarre il pietrisco, un materiale ottenuto martellando le rocce per ore e ore sotto il sole e rivenduto alle aziende edili per un dollaro e mezzo al giorno”.

Don Bosco 2000, che è presente nella zona già dal 2006 con altri progetti di integrazione culturale, finanzierà sia il percorso di formazione per le lavoratrici sia l’acquisto del primo lotto di 600 polli. Con il ricavato si avvieranno i cicli successivi, con l’obiettivo di avviare attività stabili che generano reddito per far emancipare le donne. La formazione verrà svolta in collaborazione con altre donne dell’associazione locale Tim-Mhoff che hanno già compiuto un percorso di emancipazione culturale e lavorativa.

Un altro aspetto interessante di questa iniziativa e, in generale, dei progetti di cooperazione realizzati da Don Bosco 2000, è che le maestranze necessarie per i lavori e l’organizzazione vedono come protagonisti anche alcuni ragazzi migranti di ritorno: “Sono giovani sbarcati in Sicilia, dove noi operiamo e che, dopo un periodo di integrazione da noi, decidono di rientrare in Senegal, portando nuove competenze e voglia di costruire per sé e per gli altri”.

Quello del quartiere di Gourel di Tambacounda è un progetto pilota che aprirà la strada ad altre iniziative: “Lo scopo sarà sempre quello di creare nelle donne una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie scelte attraverso progetti di educazione e promozione dell’indipendenza economica”.

L’associazione Don Bosco 2000, entrata di recente nel Comitato editoriale di Vita, è attiva in Italia e in Africa con progetti che ridanno opportunità dignitose di vita, di lavoro, di istruzione e di crescita.


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