Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Sanità & Ricerca

Quanto siamo cambiati con la pandemia?

Negli ultimi due anni e mezzo le abitudini degli italiani si sono davvero trasformate? E in che misura? A indagare questi aspetti, una ricerca dell’Università Cattolica di Milano

di Redazione

Il periodo di lockdown e la pandemia di Covid ci hanno costretti a reinterpretare le nostre vite quotidiane e abitudini, rispolverando antichi riti, come fare il pane in casa, ma anche integrandone di nuovi, come mantenere vive, seppure online, quelle relazioni sociali che prima si demandavano a una chiacchiera al bar oppure a un aperitivo.

Esiste una relazione tra alcune routine quotidiane, come cucinare in casa o videochattare, e le abitudini pro-sociali degli italiani? Le nuove e vecchie abitudini riguardanti i consumi alimentari, come scegliere il food delivery o cenare in ristoranti locali, sono oggi associate a comportamenti più sostenibili? Gli atteggiamenti legati allo stress da Covid stanno rimodellando le abitudini quotidiane degli italiani?

Questi interrogativi sono alla base della ricerca che un’équipe multidisciplinare di docenti dell’Università Cattolica sta conducendo in modo trasversale, nell’ambito del progetto triennale Behavioural-Change: prospettive per la stabilizzazione di comportamenti virtuosi verso la sostenibilità.

Vediamo alcuni dei primi risultati emersi.

Come se la sono cavata i genitori lavoratori?

La ricerca mira innanzitutto a rilevare il cambiamento tra vita in privato e vita in pubblico. Un approfondimento, curato dalla psicologa della leadership Claudia Manzi, è stato dedicato al tema “Genitori lavoratori: il ruolo dei processi identitari”. «Da due studi nella primavera del 2021 su lavoratori-genitori italiani si evince che se la sono cavata meglio i genitori con una migliore qualità di lavoro (per contratti, gestione del tempo, chiarezza delle responsabilità) e un buon benessere personale, che include caratteristiche materiali e fisiche, ma anche stabilità psicologica. Inoltre, una suddivisione equa del carico di cura all’interno della coppia ha aiutato le donne a integrare tra loro le due identità, genitoriale e lavorativa».

I cambiamenti nel mondo del lavoro

La pandemia ha accelerato il processo di cambiamento nel mondo del lavoro. A indagare l’intensità nell’utilizzo dello smart working e la soddisfazione che ne deriva è stata l’équipe di Barbara Barabaschi, docente di Sociologia Economica. «Considerando un campione di 302 lavoratori nel settore privato che hanno fatto ricorso al lavoro a distanza, sono state identificate quattro categorie di lavoratori: quelli speranzosi, che hanno mostrato una bassa intensità e un’alta soddisfazione, quelli delusi, con alta intensità e bassa soddisfazione, quelli marginali, con entrambi i valori bassi, e gli entusiasti con entrambi i valori alti».

L’impatto sulla Generazione Y-Z

Secondo lo studio curato da Emanuela Mora, docente di Sociologia della Comunicazione, la struttura delle abitudini dei babyboomers italiani comprende oggi un interessante incrocio di routine quotidiane, come home cooking, il consumo culturale di contenuti digitali, gli hobby e le abitudini sostenibili, come il riutilizzo e la riparazione di oggetti vecchi, il riciclo. Gli italiani della Generazione X (nati tra il 1965 e il 1980), più degli altri, incorporano nella struttura delle loro abitudini tutti quei comportamenti che si sono modificati durante il lockdown, come le relazioni sociali o gli aspetti legati alla salute fisica e mentale. Infine, la struttura delle abitudini degli italiani della Generazione Y-Z include nella routine quotidiana alcuni aspetti legati alla tecnologia, come le videochat o l’uso di dispositivi per il consumo di media.

I comportamenti pro-sociali

Il Covid ha impattato fortemente anche su comportamenti e attitudini pro-sociali. Il gruppo di ricerca coordinato da Mario A. Maggioni, docente di Microeconomia e Economia dell’innovazione, ha mostrato come la percezione soggettiva dello stress causato dalla pandemia abbia in generale ridotto la fiducia e gli atteggiamenti pro-sociali degli individui. «In particolare, quando nella ricerca i soggetti si sono trovati coinvolti in simulazioni e giochi di ruolo in cui erano stati favoriti dalla sorte, tendevano ad approfittarne nei confronti dei partner meno fortunati; mentre coloro che erano stati sfavoriti dalla sorte tendevano a pretendere dai partner comportamenti equi. Come a dire che la pandemia ha accentuato una tendenza, già presente in generale nel Paese, a richiedere che gli altri rispettino standard etici superiori a quelli che in generale si richiede a se stessi».

Continua a leggere su Morning Future


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA