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Cooperazione & Relazioni internazionali

L’illegittimità dello “sbarco selettivo” spiegata in 5 punti

Le navi umanitarie Geo Barents e Humanity 1 sono ferme al porto di Catania con ancora una parte di naufraghi a bordo. «È illegittimo far sbarcare esclusivamente alcuni dei naufraghi e respingere indistintamente tutti gli altri», spiega Gianfranco Schiavone dell’Asgi, associazione studi giuridici sull’immigrazione. «Questa è una forma di respingimento collettivo»

di Anna Spena

L’ultimo cruscotto del Viminale con i dati degli ingressi dei migranti in Italia è dello scorso 4 novembre: sono arrivate 87.370 persone, circa il 35% in più del 2021, 9930 sono minori stranieri non accompagnati (questo dato risale al 31 ottobre ndr). Ma l’emergenza migranti è un’emergenza che in Italia non esiste: l’Italia ospita nei centri di accoglienza 73mila profughi in meno rispetto a 5 anni fa. È il sistema dell’accoglienza a operare in maniera emergenziale dato che 7 migranti su 10 sono accolti in centri straordinari. E allora che senso ha continuare con questa narrazione sbagliata? Il neo Governo Meloni, a pochissime settimane dall’insediamento, rende già chiara la sua posizione su diritti e migrazioni. E le cose possono solo peggiorare.

Dopo giorni di stallo il Viminale ha acconsentito all’attracco al porto di Catania della navi umanitarie Geo Barents di Medici Senza Frontiere e della tedesca Humanity 1 dell’ong SOS-Humanity, ma non ha permesso a tutti i naufraghi di scendere a terra. Terminate le operazioni di sbarco dei migranti considerati fragili, delle donne e i minori, rimangono ancora 214 migranti bloccati sulla Geo Barents e 35 su Humanity, persone che – nel caso della Humanity che batte bandiera tedesca – il ministro dell’interno Matteo Piantedosi, fra gli autori del decreto “sicurezza-bis” nel 2019, ha definito un "carico residuale” ed esortato, tramite un decreto del 4 novembre, emanato appunto dal Ministero dell’interno, il Ministero dei trasporti e della mobilità sostenibile Matteo Salvini e il Ministero della difesa Guido Crosetto, a tonare indietro. Ma indietro dove? In mare aperto? Analogo decreto è stato adottato la sera del 6 novembre per la nave Geo Barents, secondo un metodo che potrebbe ripetersi anche nell’immediato futuro (altre navi con naufraghi a bordo sostano infatti al confine con le acque territoriali). È illegittimo infatti far sbarcare esclusivamente alcuni dei naufraghi e respingere indistintamente tutti gli altri al di fuori delle acque territoriali nazionali. Questo si configura, oggettivamente, come una forma di respingimento collettivo dal vietato dall’art. 4, protocollo 4 della CEDU, convenzione europea dei diritti dell'uomo; attività, quest’ultima, per la quale l’Italia è già stata condannata in passato (sentenza Hirsi Jamaa c. Italia del 2012). Gianfranco Schiavone dell’Asgi, Associazione Studi Giuridici sull’immigrazione, spiega perché è illegale impedire la conclusione delle operazioni di salvataggio dei naufraghi.

Il decreto del 4 novembre è illegittimo

«Il decreto del 4 novembre 2022 emanato dal Ministero dell’interno, il Ministero dei trasporti e della mobilità sostenibile e il Ministero della difesa, vieta di “sostare nelle acque territoriali italiane oltre il termine necessario per assicurare le operazioni di soccorso ed assistenza nei confronti delle persone che versino in condizioni emergenziali e precarie condizioni di salute”, e lo fa secondo un metodo che potrebbe ripetersi anche nell’immediato futuro e quindi con le altre navi umanitarie. Evacuate quindi le persone in condizioni di fragilità, la nave, che batte bandiera tedesca, dovrebbe secondo il governo italiano lasciare il porto e ripartire con i naufraghi a bordo. Il decreto è assolutamente illegittimo. L’accusa che si muove in modo particolare contro l’Humanity è quella di aver effettuato le operazioni di soccorso senza coordinarsi con la competente autorità SAR italiana. Il capitano della HUmanity 1, Joachim Ebeling, ha chiesto a diversi Paesi di assumere il coordinamento del soccorso ma nessuno se ne è fatto carico. Davanti all’inerzia generale il suo obbligo – come capitano – era quello di portare i naufraghi nel porto più vicino e sicuro. Il presupposto su cui nasce il decreto è quindi un presupposto falso».

Nelle operazioni di soccorso in mare tutti i naufraghi sono persone vulnerabili

«Il Governo italiano ha lasciato sbarcare una parte di migranti nel porto di Catania e lasciato sulle due navi ferme, Geo Barents e Humanity, rispettivamente 214 e 35 persone. Ma lo stesso Governo non ha mai spiegato in base a quale normativa si possono definire vulnerabili e non vulnerabili i soggetti durante un’operazione di soccorso in mare: le operazioni di soccorso – per definizione – riguardano tutti i naufraghi che sono tutti ugualmente bisogno di soccorso. E il soccorso, stando alla legge, si può ritenere concluso solo con lo sbarco nel "place of safety" (porto sicuro) di tutti come già chiarito nella sentenza della Corte di Cassazione, terza sezione penale, sentenza del 20 febbraio 2020, n. 6626. L’obbligo di soccorso, quindi, si conclude con l’obbligo di sbarco in un luogo sicuro. Su questo non esistono dubbi di interpretazione. Invocando un generico pericolo per la sicurezza dell’Italia, posto in relazione allo sbarco di naufraghi, impropriamente richiamando l'articolo 19, paragrafo 2, lettera g), della Convenzione Onu sul diritto del mare, il Governo impedisce la conclusione delle operazioni di salvataggio di naufraghi».

L’ordine del Governo italiano di riportare i naufraghi in mare aperto viola i diritti umani

«Se il capitano dell’Humanitary, Joachim Ebeling (che si è rifiutato di lasciare il porto ndr) lasciasse davvero il porto di Catania con dei naufraghi ancora a bordo e li riportasse in mare aperto, quindi nuovamente in una condizione di pericolo, compirebbe un illecito. La condotta governativa si pone, inoltre in contrasto con i principi sanciti nella Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951 e, in primo luogo, del principio di non refoulement (art. 33 ndr). In questa condizione pare davvero impossibile immaginare che il comandante della nave debba obbedire all’ordine impartito dalle autorità amministrative italiane, poiché ripeto se portasse fuori dai confini italiani i naufraghi potrebbe configurarsi a suo carico, e a carico dell’armatore, una responsabilità per avere prodotto, in esecuzione di un ordine manifestamente illegittimo, una grave violazione dei diritti umani».

Le persone ancora a bordo hanno, per legge, il diritto di chiedere asilo in Italia

Ai sensi della direttiva procedure dell’Unione Europea numero 32 del 2013 le persone rimaste sulle navi al porto di Catania hanno il diritto di chiedere asilo in Italia, il Governo non può rifiutare di prendere in considerazione la domanda. Ma per farla i naufraghi devono esseri ammessi nel territorio italiano, quindi sbarcare.

Il Governo italiano non può rifiutarsi di esaminare le domande d'asilo

Il Governo ha sostenuto la sua “non competenza nell’esaminare le domande d’asilo”. Quindi è un Governo consapevole del fatto che le persone a bordo vogliono chiedere la protezione internazionale. Il Governo non vuole esaminare le domande, perché nel caso in particoalre della Humanity 1, la nave batte bandiera tedesca e quindi, a suo avviso, la protezione deve essere richiesta in Germania. Questa tesi non sta in piedi perché la direttiva procedure dell’Unione Europea numero 32 del 2013 e il regolamento Dublino III sono chiari sulla questione: quando la nave si trova in acque internazionali non si possono presentare richieste d’asilo perchè esse vanno formalizzate dalle autorità nazionali preposte, alla frontiera e nel territorio dello stato inteso in senso stretto comprese le acque territoriali. È vero che la nave mercantile in navigazione è soggetta alla giurisdizione dello Stato di bandiera ma come ben chiarito dall'art. 94 della Convenzione UNCLOS solo "in relazione alle questioni di ordine amministrativo, tecnico e sociale di pertinenza delle navi". La presentazione della domanda di asilo (o protezione internazionale) è disciplinata esclusivamente dal diritto dell'Unione in materia. Se l'Italia ritiene di sostenere la tesi, a mio avviso, infondata, che la competenza ad esaminare la domanda di asilo delle persone salvate dalla nave battente bandiera tedesca sia della Germania, sollevi pure la questione interpretativa del Regolamento Dublino III nelle opportune sedi giudiziarie. Per farlo, in ogni caso, però deve recepire le domande di asilo dei naufraghi che vanno comunque fatti sbarcare. Non ci sono altre vie legali.

Intanto restano ancora di fronte alle coste catanesi la Ocean Viking di Sos Mediterranee con 234 migranti e la Rise Above di Mission Lifeline con 93 persone in precarie condizioni di salute e psicologiche

Credit Foto Max Cavallari


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