Famiglia & Minori

Affido e adozione, quelle zone di confine da imparare ad abitare

Una volta il confine era rigido: l'affido era a tempo e l'adozione una pagina bianca nella vita del bambino. I percorsi di preparazione spesso sono impostati ancora così. La realtà però ormai è diversa: sempre più spesso gli affidi durano molti anni e nell'adozione, invece, resta la relazione con un genitore biologico. Come gestire queste nuove situazioni? La riflessione del Coordinamento CARE

di Monya Ferritti

Da diverso tempo il sistema dell’adozione è attraversato da profondi cambiamenti e, di conseguenza, anche l’associazionismo familiare si sta confrontando con una nuova realtà del sistema di protezione dell’infanzia, ossia gli sconfinamenti fra due territori che fino a non molto tempo fa avevano limiti e frontiere decisamente più rigidi: l’adozione e l’affido familiare. Sono sempre più numerose, infatti, le famiglie che vivono esperienze che si posizionano a cavallo fra questi due istituti e devono confrontarsi con una realtà che non avevano preventivato, a cui raramente sono stati preparati e di cui conoscono poco l’evoluzione.

Sono esperienze che vanno sotto il cappello di definizioni non nuove (affido sine die, affido a lungo termine, adozione mite, adozione aperta, ecc.) ma che rappresentano una realtà invece che nuova lo è e con la quale bisogna confrontarsi. Sempre più Tribunali per i minorenni, infatti, sconfinano da un sistema che fino ad ora era stato rigidamente binario per esplorare i territori di confine fra affido e adozione con l’obiettivo, certamente, di dare una famiglia a un bambino o una bambina che non la hanno, ma con decisioni che rischiano di lasciare le famiglie accoglienti e i loro figli in condizioni di incertezza, preoccupazione e solitudine.

Accade quando la famiglia si apre all’affido di un bambino di quattro anni per accompagnarlo nella fase difficile in cui la sua famiglia di origine è in crisi e, anno dopo anno, le cose non cambiano, o quanto meno non cambiano abbastanza per poter reinserire quel bambino nella sua famiglia di origine. Rimane tutto com’è per la parte procedurale/istituzionale, mentre invece cambia tutto per il bambino e la sua famiglia accogliente che vivendo insieme, costruiscono legami forti ma senza la possibilità che questo rapporto possa consolidarsi nonostante di anni ne siano passati dieci e nonostante la paura del distacco da un lato e del non appartenere definitivamente dall’altro si facciano sempre più invadenti.

Accade quando accogli un bambino di sei anni in adozione e poi, dopo un paio di anni, bussa alle porte delle istituzioni il padre biologico. La situazione familiare appena costituita può assumere una forma più precaria e instabile, la famiglia può doversi attrezzare per prevedere visite tra il figlio e il padre biologico che non aveva previsto di fare e il bambino deve iniziare a conoscere un padre biologico che non aveva mai incontrato e a cui deve fare spazio nella sua nuova vita.

Accade quando sei chiamato dal Tribunale dei minori per un abbinamento con una coppia di fratelli di otto e dieci anni ma iniziando da un affido con la assicurazione che arriverà il decreto di adottabilità entro pochi mesi. Invece passano gli anni e i bambini sono ancora in affido con tutte le ripercussioni in termini non solo emotivi ma anche pratici come i rapporti che la famiglia deve intrattenere con il tutore legale, con i servizi sociali, rispetto al non avere potere decisionale sulle scuole da frequentare, sulle visite mediche, e molto altro ancora.

Accade quando sei abbinato per un’adozione a un bambino di due anni dal Tribunale, ma il bambino dovrà mantenere rapporti con un familiare con cui ha un rapporto significativo ma che non può occuparsi di lui in maniera stabile ed efficace. La situazione prospettata è completamente diversa da quella per cui eri stato preparato durante il percorso coi servizi territoriali e nei corsi di formazione.

L’adozione e l’affido in questi 20 anni si sono davvero progressivamente trasformati: più della metà degli affidi etero-familiari dura ben oltre i due anni; la legge dell’adozione grazie alle sue interpretazioni (mite e aperta) crea famiglie in cui il rapporto con le famiglie di origine dura a lungo, se non sempre; gli affidi diventano adozioni, mentre situazioni che iniziano come adozioni si trasformano in adozioni miti, aperte o in veri e propri affidi.

Dal punto di vista dei dati, come riportato nel recente 12esimo Rapporto CRC, per quel che riguarda l’affido, al 31 dicembre 2019 si può affermare che il 60,7% di questi dura oltre due anni e il 21,6% fino a quattro anni, mentre ben il 39,1% si protrae oltre i quattro anni. Il rientro in famiglia avviene nel 34% dei casi mentre per il 12,6% dei bambini o dei ragazzi l’affido eterofamiliare si trasforma in un affidamento preadottivo o in un altro affidamento. Per quel che riguarda l’adozione nazionale, nel 2021 sono stati adottati in Italia 866 minorenni, 667 sono stati gli affidamenti preadottivi e 1072 le dichiarazioni di adottabilità. Si sono, inoltre, registrate 621 sentenze di adozioni “in casi particolari” ex art. 44, di queste 247 afferiscono alla lettera D (“minori per i quali vi sia la constatata impossibilità di affidamento preadottivo”). Possiamo dire che i numeri parlino da soli. I percorsi di preparazione delle coppie in attesa, tuttavia, toccano raramente con profondità questi argomenti. La formazione dei servizi territoriali stessi non prevede bastevole attenzione al tema e, talvolta, continua a prevalere l’idea di una separazione netta tra affido e adozione, il che non corrisponde alla vita vissuta di molte persone. Le associazioni familiari, che spesso accolgono le coppie in attesa con corsi di formazione e percorsi di sensibilizzazione, hanno bisogno di avere strumenti che permettano di informare prima e sostenere dopo queste famiglie.

Il Coordinamento CARE dedica un Convegno ai “Territori di confine tra affido e adozione: il punto di vista delle associazioni famigliari”, in streaming sul profilo Facebook e YouTube il 3 dicembre a partire dalle 9:15.

*Monya Ferritti è presidente del Coordinamento CARE

Foto Unsplash


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