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Cooperazione & Relazioni internazionali

Ucraina, Putin uccide col freddo

Gli attacchi missilistici alle centrali elettriche in tutta l’Ucraina lasciano il Paese senza elettricità. Questo significa blackout diffusi e interruzione delle forniture di acqua e riscaldamento. L’arrivo dell’inverno ha moltiplicato le necessità, c’è sempre più bisogno di generatori e abiti pesanti. Ma la risposta umanitaria non si ferma e la società civile e le ong sul territorio hanno attivato nuovi progetti per supportare la popolazione

di Anna Spena

Kiev, in pieno giorno la temperatura è spesso già sotto lo zero. Lo stesso vale per Lviv, Kherson, Kharkiv, Poltava. La prima neve della stagione è caduta a novembre, l’Ucraina è un Paese freddo, dagli inverni rigidi. E l’inverno ha acutizzato una crisi umanitaria già drammatica, ha moltiplicato i bisogni. Le sirene di allarme antiaereo continuano a suonare in tutte le regioni del Paese. Dallo scorso 24 febbraio, il primo giorno dell’invasione russa dell’Ucraina, non si sono mai fermate. Ma da diverse settimane gli attacchi aerei russi hanno un obiettivo preciso: le centrali elettriche. Oggi in tutto in Paese più del 40% delle centrali è fuori uso. E avere le centrali elettriche fuori uso significa blackout diffusi, interruzione delle forniture di acqua e riscaldamento, non avere la possibilità di cucinare un piatto caldo, significa anche restare isolati, le comunicazioni diventano difficili. In Ucraina le temperature possono scendere anche sotto i venti gradi: in guerra anche il freddo diventa un’arma. 10 milioni di persone e aziende, ospedali e scuole sono senza elettricità. Quasi otto milioni di persone hanno lasciato l’Ucraina e si sono rifugiate nei Paesi dell’Unione Europea, 6 milioni e mezzo vivono come sfollati interni. Complessivamente, dall'inizio della guerra, gli operatori umanitari hanno fornito a circa 13,5 milioni di persone.

Manca l’elettricità, si torna alla legna

«Adesso tutte le zone sono colpite indistintamente», racconta Maria Gaudenzi, responsabile dei progetti i Fondazione Avsi in Ucraina. «L’energia non c’è. La scorsa settimana è mancata per due giorni di fila. Certo è incredibile la capacità degli ucraini di riparare così velocemente le centrali elettriche che gli attacchi aerei mandano fuori uso, ma si registrano comunque tagli frequenti e fa sempre più freddo». Fondazione Avsi ha aperto un ufficio a Lviv e a Poltava, attualmente lo staff Avis in Ucraina è composto da quattro cooperanti espatriati e 101 persone locali. L’organizzazione lavora anche nelle regioni di Černivci, Ivano-Frankivs'k, Sumy, Kharkiv e Dnipro. «Per l’emergenza freddo», continua Gaudenzi, «abbiamo distrubuito delle stufe elettriche da poetr usare nelle ore in cui l'energia è disponibile, e distribuiremo kit per l’inverno con coperte e plaid a 5400 persone, la prossima settimana consegneremo 180 metri cubi di legna».

Senza elettricità manca anche l’acqua

Tutte le regioni del Paese registrano continue interruzioni di corrente, con ripercussioni anche sull'accesso dei civili all'acqua e al riscaldamento perché il sistema di pompaggio ha bisogno di elettricità per funzionare. «La situazione», stando all’ultimo aggiornamento pubblicato da OCHA, «è più critica nella parte occidentale del Paese e nella capitale Kiev, le più colpite dagli ultimi attacchi alle infrastrutture energetiche. Secondo le autorità, il ripristino della fornitura di riscaldamento in alcune parti dell'oblast' di Kharkivska, a est, e dell'oblast' di Khersonska, a sud, non è stato ancora possibile a causa dei danni eccezionalmente gravi inflitti. Nel sud il 28 novembre un attacco ha colpito una stazione nell'oblast' di Khersonska che pompava acqua a Mykolaiv, solo una settimana dopo che era stata riparata. La stazione era stata colpita per la prima volta ad aprile e da allora tutte le 250mila persone rimaste in città non hanno avuto l'acqua potabile». Tra i milioni di ucraini costretti a fuggire dalle loro case a causa della guerra, alcuni dei più vulnerabili sono quelli che dovranno sopportare l'inverno nei centri collettivi per sfollati. Ma le organizzazioni umanitarie hanno confermato che molti di questi centri non sono adeguatamente attrezzati per l'inverno e hanno urgente bisogno di riscaldamento e carburante.

Serve una mobilitazione straordinaria

«Una situazione», dicono dal Mean, movimento europeo di azione non violenta, «che richiede una mobilitazione straordinaria in aiuto alle popolazioni colpite, l’aiuto e la mobilitazione ci viene chiesta con lettere che arrivano dai comuni, dalle associazioni e dagli esponenti della società civile ucraini che il MEAN ha incontrato nei diversi viaggi fatti in Ucraina da maggio ad ottobre 2022, tutti ci lanciato una richiesta di aiuto concreto e urgente per affrontare l’inverno rigido che è già cominciato a cui non possiamo non rispondere». Il MEAN, insieme a VITA e ai nuovi partner che si sono uniti in questo sforzo straordinario (come ANCI, Fondazione Progetto Arca e Uneba), ha lanciato una campagna di raccolta beni, generatori e fondi per sostenere le persone e i comuni che in Ucraina sono vittime non solo delle bombe ma anche di questa nuova forma di holodomor, la “riduzione alla fame” e al freddo che l’aggressione russa sta infliggendo loro.

Generatori, carburante e abiti pesanti sono beni primari

«Tante persone che sono tornate nei loro villaggi e città vivono in case danneggiate o non hanno accesso come la stragrande maggioranza degli ucraini alle forniture essenziali di acqua, riscaldamento ed elettricità», racconta Filippo Mancini, country manager dell’ong WeWorld in Ucraina. «C’è estremo bisogno di generatori. C’è un’importazione di 8mila generatori al giorno. Per le istituzioni, le scuole, gli ospedali sono diventati beni di prima necessità».
Ad oggi le sedi operative di WeWorld nel Paese sono a Lviv, Kyiv, Kharkiv e Izmail (regione di Odessa) per sostenere i bambini, le bambine e le loro famiglie fornendo cibo, riparo, medicine e altri beni di prima necessità. «Più di 1 milione di persone sono tornate nella regione di Kiev dopo la sua liberazione, ma molte case sono state danneggiate. Abbiamo attivato un intervento a Irpin dove diamo sostegno economico per l’acquisto di medicine, cibo e distribuiamo kit per l’inverno e stufe per oltre 2400 persone tra sfollati, famiglie che sono rientrate nell’area dopo essere fuggite dalle bombe e persone che invece non hanno mai lasciato le proprie case anche durante gli attacchi. Qui la municipalità ha allestito dei centri di riscaldamento collettivi – mobili o statici – dove le persone possono riscaldarsi o ricaricare i telefono». Con l'arrivo dell’inverno l’ong ha iniziato a sviluppare un’attività anche a Kharkiv nelle zone liberate nella regione per distribuire, dal prossimo 10 dicembre, seimila capi invernali. Come WeWorld e fondazione Avsi sono moltissime le ong italiane che da quasi un anno ormai hanno attivato progetti di emergenza sul territorio. Tra loro Fondazione Cesvi che, per affrontare l’inverno, nella città di Bucha sta allestendo 26 heating points, strutture riscaldate per la popolazione. O Intersos che è lavora a Lviv, Vynnitsia, Odessa e Poltava, da qui partono équipe mobili di esperti di protezione e tutela delle persone vulnerabili che raggiungono zone difficilmente accessibili. L’ong è presente anche negli oblast di Dnipropetrovsk, Kharkiv, Zaporizka e Donestsk. Qui il 50% della popolazione nell’est del Paese è in una situazione di insicurezza alimentare e non ha accesso all’acqua potabile. Per questo l’organizzazione ha avviato distribuzioni di beni di prima necessità, di cibo e kit igienici, ma anche di materassi e coperte a una rete di 40 centri di accoglienza, formali e informali, e di transito, identificati insieme alle autorità locali, ma anche direttamente a tutte quelle persone e famiglie che non hanno potuto lasciare le proprie case. Attualmente l’ong è impegnata nell’organizzazione di distribuzioni di materiali specifici per far fronte all’inverno: cappelli, guanti, stivali da neve, giacche, maglioni e pantaloni caldi, ma anche materassi e coperte, stufe elettriche e a legna, quindi carbone e legna da ardere. Nell’oblast di Vinnitsya saranno 480 le famiglie e 12 i rifugi collettivi di transito a ricevere questo tipo di supporto. Mentre, nell’oblast di Poltavska, Intersos supporterà 200 famiglie (circa 800 persone) attraverso l’assistenza economica per reperire questi beni per l’inverno.

Credit Foto: Aldo Gianfrate/AVSI


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