Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Cooperazione & Relazioni internazionali

Usa, il boia non si ferma

Amber McLaughlin, 49enne transgender, è la prima persona giustiziata negli Stati Uniti quest'anno. Il 2023 comincia dunque male sul fronte di quella che Papa Francesco ha definito una barbarie, cambiando anche il Catechismo. Nonostante la brutta notizia, la popolazione statunitense è sempre meno a favore della pena capitale, per la prima volta dopo 50 anni meno della metà chi la vuole è minoranza, il 46% secondo gli ultimi sondaggi e, nel 2022 le esecuzioni hanno toccato i minimi degli ultimi 30 anni, 18 in appena sei stati dell'Unione. La speranza è che, almeno a livello federale, il presidente Biden mantenga la promessa di campagna elettorale e la abolisca

di Paolo Manzo

Dopo che il governatore del Missouri, il repubblicano 67enne Mike Parson, stamane non ha concesso la grazia alla 49enne Amber McLaughlin, la prima detenuta nel braccio della morte dichiaratamente transgender è stata giustiziata oggi alle 18:39 presso l'Eastern Reception, Diagnostic and Correctional Center di Bonne Terre, con un'iniezione letale per avere ucciso la sua ex partner, 19 anni fa. Secondo il Death Penalty Information Center (DPCI), si tratta del primo transgender giustiziato in tutta la storia degli Stati Uniti. La richiesta di tramutare la condanna a morte in ergastolo degli avvocati di McLaughlin, respinta dal governatore Parson, aveva descritto in dettaglio la sua infanzia traumatica, in cui aveva affrontato orribili abusi sia da parte di un genitore in affido che del padre adottivo. McLaughlin aveva sofferto di lesioni cerebrali e sindrome alcolica fetale, era stata diagnosticata con gravi problemi di salute mentale ed aveva più volte tentato il suicidio prima di commettere l’omicidio. La transizione di genere l’aveva fatta durante il periodo in cui era già nel braccio della morte.

Anche se questo 2023 è iniziato malissimo per chi si oppone in tutto il mondo alla pena di morte, con la prima esecuzione dell’anno, da oltre vent'anni questo atto di barbarie è in declino negli Stati Uniti. In uno dei rapporti annuali più completi sulla pena di morte negli Stati Uniti, reso noto a metà dicembre dal DPIC, si registra che il numero delle esecuzioni del 2022, 18, è molto inferiore rispetto a dieci anni fa. Inoltre, solo sei stati dei ventisette in cui la pena capitale è legale negli USA hanno effettuato esecuzioni: Texas e Oklahoma, con cinque ciascuno, tre in Arizona, due in Missouri e in Alabama e una nel Mississippi. Come scrive il New York Times, "poiché negli Stati Uniti il sostegno pubblico alla pena di morte è diminuito ed è ai livelli più bassi dagli anni 70, anche le esecuzioni sono in netto calo rispetto alla fine degli anni ’90, quando nel 1999 ci fu il record storico di 98 persone giustiziate”.

In calo anche le condanne a morte, segnala il DPIC, 22 nel 2022 rispetto al record del 1998, quando i tribunali statunitensi ne emisero 295. Secondo un sondaggio Gallup dell’ottobre scorso, oggi il 55% degli americani è favorevole alla pena di morte per le persone condannate per omicidio ma, nel 1994 era dell’80% e da allora la percentuale è in continuo calo, anche se il minimo, del 42%, risale al 1966. Più incoraggiante ancora per chi è abolizionista come noi il sondaggio di Rasmussen Reports, pubblicato il 10 novembre scorso, che rileva che appena il 46% degli adulti americani oggi sostiene la pena di morte. Una minoranza dunque.

In 37 stati dell'Unione, inoltre, la pena di morte è stata abolita o non è stata eseguita da oltre un decennio. Particolarmente incoraggiante l’esempio dato dal governatore dell’Oregon, Kate Brown, che dopo avere definito la pena di morte “immorale”, sul finire del 2022 ha commutato in ergastolo senza condizionale le condanne di tutte le 17 persone nel braccio della morte del suo stato dove, comunque, non si giustiziava nessuno da 25 anni. La sua mossa, comunque, ha eliminato la possibilità che un giorno qualcuno possa essere ucciso dallo stato se la moratoria imposta dal suo predecessore, anch'egli democratico, venisse revocata.

In Nevada, dove non si giustizia nessuno dal 2006, si sta sta valutando se commutare in ergastolo le condanne a morte di tutte le 65 persone nel braccio della morte dello stato. Nel Tennessee, sempre nel 2022 il governatore ha sospeso tutte le esecuzioni per un anno, dopo che era venuto fuori che lo stato non aveva testato adeguatamente i farmaci per l'iniezione letale, una rivelazione che ha portato all'interruzione di un'esecuzione circa un'ora prima che il prigioniero venisse ucciso. In Carolina del Sud, nel 2022 un giudice ha impedito allo stato di procedere con le esecuzioni mediante fucilazione o sedia elettrica, ritenendo i metodi crudeli mentre una moratoria temporanea sulle esecuzioni è entrata in vigore lo scorso novembre anche in Alabama.

Nel sistema giudiziario USA i crimini possono essere processati nei tribunali federali, ovvero a livello nazionale, o nei tribunali statali, ossia a livello regionale. Nel 1972 la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva messo al bando la pena di morte, sia a livello statale che federale, ma nel 1976 l'ha ripristinata in diversi stati e nel 1988 il governo USA approvò di nuovo la sua applicazione a livello federale. Sarebbe ora che il presidente Joe Biden mantenesse la promessa fatta in campagna elettorale ed abolisse quella federale, se non altro per dare l’esempio a quegli stati, sempre di meno, che ancora purtroppo ancora applicano quella che Papa Francesco ha definito una barbarie inammissibile.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA