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Inflazione, Acli al Governo: «Mancano proposte concrete»

La direzione aclista richiama l'esecutivo a una maggior efficacia sull'inflazione, a tutela di famiglie e lavoratori. E ricordando come il lavoro domestico, il cui rinnovo sta mettendo in difficoltà molti nuclei, «copra l'assenza delle politiche di welfare, in particolare sulla non autosufficienza e sui servizi alle famiglie e all'infanzia»

di Giampaolo Cerri

«La corsa all’inflazione, che in questo momento, già molto delicato, rischia di impoverire ulteriormente le famiglie e i più fragili, è un problema molto grave a cui il Governo non sta dando ancora risposte concrete». Così le Acli nazionali in una nota diffusa a margine della direzione nazionale che si è appena conclusa a Roma.

«La decisione di non prorogare gli sconti sulle accise sui carburanti», si legge nel comunicato, «rischia di avere effetti negativi immediati sull’inflazione. Certamente non aiuta neanche il mancato accordo tra sindacati e sigle datoriali per quanto riguarda il Contratto nazionale del lavoro domestico: se da una parte, infatti, gli aumenti di stipendio per chi si occupa di lavoro di cura sono legittimi e assolutamente giusti, dall’altra parte non è stata presa nessuna contromisura per venire incontro alle famiglie che già si trovano spesso in situazioni già molto pesanti e complicate non solo economicamente. Non si può trasformare», prosegue la nota, «la questione in una guerra tra poveri, ma è necessario chiamare in causa il grande assente, lo Stato, perché gran parte del lavoro domestico copre l'assenza delle politiche di welfare, in particolare sulla non autosufficienza e sui servizi alle famiglie e all'infanzia. Il lavoro domestico è, in altri termini, un bene pubblico che non può essere scaricato tutto sul rapporto famiglia – lavoratrice o lavoratore».

La direzione aclista ha formulato anche alcune proposte: «Oltre alla necessità finalmente di un fondo di copertura per la non autosufficienza», si legge ancora, «le Acli da anni chiedono un bonus vero per il lavoro di cura ovvero delle detrazioni maggiori per le famiglie, variabili a seconda del reddito e delle necessità di assistenza, affiancato da maggiore formazione con il coordinamento dei Servizi sociali e il Terzo settore. Queste scelte porterebbero minori costi per le famiglie, il giusto adeguamento dei compensi e un miglior livello di assistenza, oltre a ridurre l'impatto su ospedali e strutture sanitarie».

Per le Acli, «il Governo deve decidersi ad investire nel sociale ma serve un'inversione di marcia rispetto a un sistema fiscale colabrodo come l'attuale, nel quale i ricchi spesso pagano meno tasse dei poveri e di lavoratori e pensionati».


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