Cooperazione & Relazioni internazionali

Aree umide, aree da salvare

Elemento chiave per la biodiversità, si sono ridotte nel mondo negli ultimi cinquanta anni del 35% dopo le grandi bonifiche attuate tra la seconda metà dell’ ‘800 e la prima del ‘900. Eppure ci aiuterebbero nella lotta al cambiamento climatico. Infatti, ogni ettaro di palude costiera ripristinata equivale al "sequestro" di 1.000 - 2.000 kg di Co2

di Barbara Marini

Cosa sono le wetlands? Le zone umide nel mondo sono ecosistemi indispensabili per la regolazione del clima: fiumi, torrenti paludi, stagni, laghi e torbiere. Luoghi che vanno recuperati, ripristinati e magari anche ampliati. Domani, 2 febbraio l’attenzione si sposta su queste zone con il World Wetlands Day.

Queste aree chiave per la biodiversità, si sono ridotte nel mondo negli ultimi cinquanta anni del 35% dopo le grandi bonifiche attuate tra la seconda metà dell’ ‘800 e la prima del ‘900. Le zone umide insomma vanno a perdersi e per questo Wwf, celebra la giornata loro dedicata con numerose iniziative su scala nazionale. Il giorno scelto coincide con la convenzione omonima per la loro tutela, firmata il 2 febbraio 1971 nella città iraniana di Ramsar.

Wwf nel chiarire l’importanza delle wetlands, spiega che queste zone «offrono numerosi fondamentali servizi ecosistemici, come la regolazione dei fenomeni idrogeologici, attenuando gli effetti delle piene dei fiumi. Le wetlands favoriscono la ricarica delle falde acquifere, sono naturali “trappole per nutrienti”, riducendo il carico organico derivante soprattutto dalle attività agricole e zootecniche. Lagune e laghi costieri sono importanti per l’itticoltura o la molluschicoltura e sono habitat essenziali per la riproduzione dei pesci e di conseguenza per la pesca. Le zone umide sono fondamentali per la fissazione del carbonio presente nella biosfera, con conseguente mitigazione degli effetti del cambiamento climatico. Ma l’aspetto più significativo è rappresentato dalla grande biodiversità caratteristica di questi habitat, tra i più ricchi in assoluto insieme alle barriere coralline e alle foreste tropicali».

I gruppi faunistici più minacciati comprendono le cozze d’acqua dolce (molluschi bivalvi), i gamberi d’acqua dolce (crostacei), le libellule (odonati), i pesci d’acqua dolce e gli anfibi tutti gruppi strettamente legati alla sorte delle acque interne. Le popolazioni di vertebrati delle acque dolci sono crollate dell’83%. La rete di acque dolci e salmastre che abbraccia il pianeta è infatti un vero e proprio sistema linfatico che sempre secondo Wwf «che distribuisce nutrimento, filtra e purifica, rende disponibile in condizioni climatiche avverse l’acqua necessaria a dissetare e accogliere una straordinaria biodiversità».

Molte le iniziative e le azioni Wwf per assicurare progetti che riqualifichino e tutelino tare aree, prima fra tutte quella del Po e della sua rinaturazione di cui abbiamo già raccontato qui e le molte Oasi dove vengono realizzati centinaia piccoli stagni per anfibi, invertebrati e per molte specie di piante acquatiche divenute ormai rare in natura.

I benefici vanno anche a difesa del clima, le aree umide, infatti, spiega ancora Wwf «sequestrano dai 100 ai 200 g di CO2 per metro cubo all’anno; ogni ettaro di palude costiera ripristinata equivale al sequestro di 1.000-2.000 kg di CO2 l’anno, mentre le torbiere riescono a stoccare il 30% di tutto il carbonio terrestre coprendo appena il 3% della superficie del pianeta. Questi ambienti accumulano il doppio di quanto faccia l’insieme di tutti i sistemi forestali».

Non ci resta che porre attenzione, divenire consapevoli e celebrare insieme a Wwf le wetlands: qui gli appuntamenti in tutto il territorio nazionale.

La foto in apertura mostra l'Oasi naturale Wwf del Lago di Alviano, nel Ternano. Foto di Sara Bregonzi/Wwf


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