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Politica & Istituzioni

Elezioni, seggi via dalle scuole solo in 155 comuni

Sono i risultati dell’indagine di Cittadinanzattiva su 1.905 città di Lombardia e Lazio, che andranno al voto il 12 e il 13 febbraio. Tre le proposte dell’organizzazione per incentivare la sperimentazione: risorse ed edifici statali per le grandi città, semplificare le procedure, puntare sul voto elettronico

di Nicola Varcasia

Sono 155 i comuni di Lombardia e Lazio che hanno spostato i seggi elettorali fuori dalle scuole in vista delle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio 2023. Nel dettaglio si tratta di 147 comuni lombardi e di appena 8 comuni laziali, per lo più di piccole e medie dimensioni in entrambi i casi, ad eccezione di Bergamo. Sono questi i risultati della seconda indagine “STOP ai seggi elettorali nelle scuole promossa dalla Scuola di Cittadinanzattiva che ha coinvolto i 1.905 Comuni delle due regioni interessate dalle elezioni.

La richiesta mirava a conoscere se l’amministrazione comunale avesse valutato la possibilità o già messo in atto, in occasione della imminente tornata elettorale, di spostare i seggi elettorali dagli istituti scolastici presso altre sedi alternative, pubbliche o private, e cosa ciò avesse comportato in termini organizzativi e di investimenti economici.

Complessivamente su 1.905 Comuni hanno risposto 371, il 19% del totale di questi, 155 (42%) hanno provveduto allo spostamento o lo faranno a breve. Secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Interno l’88% dei 61.562 seggi elettorali si trova all'interno di edifici scolastici. In particolare, il 75% circa dei fabbricati che ospitano uno o più seggi sono edifici destinati alla didattica ed il 35% di essi presenta barriere architettoniche all’accesso.

«Si procede a piccoli passi verso il superamento di una cattiva pratica, tipicamente italiana, di mantenere i seggi elettorali all’interno degli edifici scolastici. Risultati significativi ma insufficienti perché non può essere considerato irrilevante il disagio per le famiglie e per gli studenti di due regioni popolose, quali Lombardia e Lazio, costrette a sospendere le lezioni per tre giorni», afferma Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva.

Se nei piccoli centri è più semplice trovare sedi alternative in altri edifici pubblici come palestre, centri anziani o locali comunali, nelle grandi città dovrebbero essere messe a disposizione le caserme o altri edifici statali in disuso ed anche previsti contributi per sostenere le amministrazioni a trovare soluzioni proprie: «Per questo crediamo che vadano semplificate le indicazioni tecniche e logistiche che spesso impediscono, soprattutto ai comuni di grandi dimensioni, l’individuazione di sedi alternative e diffuse le esperienze di chi ci è riuscito».

La questione riguarda naturalmente anche le risorse. Ne parla Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva: «Dopo il fondo di 2 mln di euro messo a disposizione nel 2021, e del quale hanno usufruito 117 Comuni, lo scorso anno chiedemmo al Governo un nuovo stanziamento, possibilmente quinquennale, per agevolare le amministrazioni nell’individuazione e sistemazione di locali alternativi agli edifici scolastici. Appello rimasto inascoltato e che ora rinnoviamo. La scuola è un servizio pubblico che non va interrotto e, piuttosto che restare “chiusi per elezioni”, gli spazi scolastici dovrebbero essere sempre aperti e a disposizione degli studenti, perché luogo nel quale costruire anche modelli nuovi di partecipazione e di cittadinanza attiva. Anche per questo chiediamo di riprendere il percorso per la digitalizzazione del procedimento elettorale e la sperimentazione del voto elettronico, al fine di favorire la partecipazione elettorale da parte delle persone con disabilità, degli anziani, e dei cittadini lontani dalle proprie sedi per motivi di studio, di lavoro, di salute».


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