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Abbiamo bisogno dell’«energia pulita» dei giovani per il clima

«La nostra rabbia è energia rinnovabile» gridano decine di migliaia di ragazzi del movimento ambientalista giovanile Fridays for Future, scesi in piazza per lo sciopero globale per il clima in 54 città italiane

di Luca Cereda

«In quanto movimento per il clima riversiamo continuamente le nostre energie nel chiedere a gran voce misure concrete ed efficaci per contrastare gli effetti del cambiamento climatico: vogliamo che si smetta di parlare di “emergenza”e si capisca quali sono i modi migliori per affrontare qualcosa che è già da anni in atto. Le nostre energie portate in piazza oggi, e anche la nostra rabbia, vogliamo riversarle per costruire una nuova cultura della sostenibilità, dell'uso efficiente ed etico delle risorse e della loro giusta distribuzione, della partecipazione cittadina e della cooperazione» spiega Marta Maroglio, nuova portavoce di Fridays For Future Italia, il movimento nato nel 2019 dallo sciopero per il clima che ogni venerdì portava avanti Greta Thunberg.

Per questo questo che oggi, venerdì 3 marzo, i giovani attivisti per il clima, italiani e di tutto il mondo, sono scesi per le vie e le piazze delle loro città per manifestare contro la crisi climatica e l’immobilismo della classe politica. È successo anche in 54 città di tutta Italia, per lo sciopero globale che le ha unite sotto un unico slogan: “La nostra rabbia è energia rinnovabile”.

Nell'ultimo anno, il movimento internazionale per la giustizia climatica ha fatto anche i conti con gli effetti del conflitto portato dalla Russia in Ucraina: «Con la guerra e le molteplici crisi che stiamo vivendo, le grandi aziende del fossile hanno accumulato enormi extraprofitti, mentre dilaga la povertà energetica. Ma la partita non è finita. Possiamo ribaltare la situazione e costruire l’alternativa. Comunità energetiche e il trasporto pubblico capillare sono strumenti di cui già disponiamo. Servirebbero legislatori non più coraggiosi, ma con orecchie. Per ascoltare la voce degli scienziati e le esigenze di noi giovani attivisti», spiega la portavoce dei FFF italiani. Che nel comunicato diffuso prima dello sciopero hanno scritto: «Vediamo come, nei mesi successivi alla guerra, le grandi compagnie del fossile abbiano innalzato alle stelle i loro ricavi a causa della guerra e del rincaro dei prezzi. Gli stati si sono fatti trovare impreparati e i governi sono dovuti andare al riparo, cercando di aiutare le famiglie e le imprese (stesse imprese energivore alle quali andava parte dei soldi). Abbiamo visto Eni fare utili superiori al 700 per cento, in tutto questo periodo, anche ben prima che la guerra scoppiasse».

«Questo sciopero dà nuova luce alla rabbia: saremo energia creativa e propositiva, renderemo concreto l'immaginario delineato dall'Agenda Climatica», chiosa Maroglio. Fridays for future si è sempre definito un movimento apartitico ma non apolitico, determinato a dare voce a una pluralità di cause e disposto a dialogare con qualunque formazione politica, basta che questa si renda disponibile a collaborare e a predisporre misure concrete.

«Dobbiamo gridare nelle piazze di tutto il mondo che l’azione per la giustizia climatica non è rimandabile» spiega ancora la nota il movimento nato nel 2019. «Nel 2022 in Italia si sono verificati 310 eventi estremi, per la maggior parte siccità, grandinate, trombe d’aria e alluvioni. Sono morte 29 persone a causa dei disastri ambientali. Quella del 2022 è stata l’estate più calda della storia Europea, che nel sud Italia ha fatto registrare temperature record. A novembre 2022 la media di CO2 nell’atmosfera si aggirava attorno a 420 ppm (parti per milione). Soli 10 punti sotto il limite indicato dagli esperti (climatewatchdata.org) per mantenere l’aumento della temperatura globale sotto gli 1.5°C».

L’Italia non è certo risparmiata dal cambiamento climatico e dai suoi effetti estremi: tutti hanno ancora nella memoria l’immagine crollo drammatico dell’enorme blocco di ghiaccio che si è staccato dalla Marmolada dopo settimane di caldo incessante, o quelle dell’alluvione nelle Marche a cui si sommano centinaia di eventi estremi locali, da inondazioni a quegli episodi che non si possono più definire “maltempo”. Inoltre, dopo la grave siccità che ha colpito soprattutto il Nord Italia nel 2022, il Belpaese è alle prese con un nuovo allarme siccità e l’ipotesi di razionamenti dell’acqua diventati d’urgenza l’obbiettivo di una nuova cabina di regia annunciata dal governo Meloni.

Il movimento con lo sciopero odierno ha denunciato quindi le politiche italiane come insufficienti e incoerenti: «Tempistiche tardive, mancanza di un legame tra visione di lungo periodo e obiettivi di medio termine, scarsa implementazione e monitoraggio degli obiettivi raggiunti e disallineamento delle politiche nei diversi livelli dell’amministrazione pubblica. Nonostante il costo degli impianti rinnovabili diminuisca di anno in anno, l’Italia sceglie di soddisfare l’80% della propria energia primaria con le fonti fossili, creando ostacoli burocratici alle alternative sostenibili e partecipative, come le comunità energetiche».

In un panorama di generale sfiducia verso le istituzioni rispetto alla capacità di affrontare la sfida climatica, Fridays For Future ha usato l’unico strumento a loro disposizione: la piazza. E' lì che hanno portato chiunque senta l’urgenza di agire contro il cambiamento climatico.


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