Politica & Istituzioni

Aly Traore, un calcio agli stereotipi nella giornata internazionale dello sport

La testimonianza di un ragazzo arrivato dal Mali dieci anni fa, che ha guidato per anni la società sportiva creata dall’associazione Don Bosco 2000, in Sicilia: «Mi ha aiutato a crescere, e così è stato per tanti ragazzi africani come me». Il 6 aprile la ricorrenza celebrata dall’Onu

di Nicola Varcasia

In occasione della giornata internazionale dello sport, promossa dalle Nazioni Unite come diritto fondamentale e strumento per rafforzare i legami sociali lo sviluppo sostenibile e la pace, l’associazione Don Bosco 2000 ha presentato la sua società sportiva, Asd don Bosco-Aidone che ha il principale compito di integrare i ragazzi accolti nei centri.

La voce è quella di Aly Traore, presidente della società fino al 2018, originario del Mali e arrivato in Italia a 23 anni (ora ne ha 33): «La squadra mi ha dato una grande forza per superare le difficoltà di integrazione. Mi ha aiutato a crescere, e così è stato per tanti ragazzi africani come me. Ma non solo, lo spirito di squadra ha permesso a molti giovani italiani di guardare oltre gli stereotipi».

La Don Bosco-Aidone è stata fondata nel 2017, una vera e propria squadra di calcio multietnica composta da giovani migranti dei centri Sai (Sistema accoglienza e integrazione) e Cas (Centri di accoglienza straordinaria) di Aidone e Piazza Armerina, in Sicilia, insieme ai ragazzi siciliani dei paesi limitrofi. Dopo un primo anno di grandi successi e risultati, ha ottenuto il passaggio alla categoria della Promozione, dove milita insieme a squadre storiche del territorio. Oltre al settore degli adulti, la società gestisce anche il settore giovanile calcio e la squadra femminile.

«Lo sport, come ci ha insegnato Don Bosco, è uno strumento straordinario di integrazione», spiega l’associazione in una nota, «e uno dei motivi per cui molti ragazzi partono dalla savana per arrivare in Europa è quello di inseguire il loro primo sogno, ossia di giocare a pallone, diventare grandi campioni. Chiaramente poi solo una minima percentuale riesce a realizzare questo desiderio, ma già basta a dare loro una ragione di vita».


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