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Cooperazione & Relazioni internazionali

In Francia sul fine vita si esprime la Convenzione dei cittadini

184 cittadini francesi estratti a sorte, rappresentativi della diversità della popolazione francese, si sono ritrovati seduti nella sala dell’emiciclo del Cese (Consiglio Economico, Sociale e Ambientale di Francia, terza camera del dello Stato) si sono radunati per 9 sessioni, 27 giorni di lavoro per assolvere questo compito e presentare un parere che fosse consapevole e informato: esprimere un parere sul fine vita. Ecco come è andata

di Agnese Bertello

Il 9 dicembre scorso, 184 cittadini francesi estratti a sorte, rappresentativi della diversità della popolazione francese, si sono ritrovati seduti nella sala dell’emiciclo del Cese (Consiglio Economico, Sociale e Ambientale di Francia, terza camera del dello Stato) per la prima delle nove sessioni di lavoro previste per la Convenzione dei Cittadini sul fine vita. Il Governo affidava loro un compito delicato: esprimere un parere in merito all’opportunità di introdurre delle modifiche alla legge sul fine vita in vigore in Francia (Claeys-Leonetti, 2016).

Per 9 sessioni, 27 giorni di lavoro, questi 184 cittadini hanno lavorato con grande dedizione e senso di responsabilità, per assolvere questo compito e presentare un parere che fosse consapevole e informato, innanzitutto, ma anche molto articolato in termini di proposte, rispettoso della complessità della questione e della diversità dei punti di vista. Hanno incontrato esperti, religiosi, professionisti del settore ospedaliero, filosofi, parlamentari, psicologi, sociologi; hanno visitato strutture per le cure palliative; si sono documentati analizzando dati, studiando che cosa succede all’estero. Soprattutto si sono confrontati tra di loro, accompagnati in questo da facilitatori, fact checker e coach. Progressivamente hanno affinato il loro lavoro fino ad approdare a una stesura collaborativa del documento e alla sua revisione nei minimi dettagli.

La Convenzione ha espresso un accordo unanime: la legge attuale non è adeguata alla realtà del paese; l’accesso alle cure palliative deve essere esteso e garantito su tutto il territorio nazionale, per questo devono essere messi a disposizione finanziamenti congrui. Una maggioranza netta, il 76%, si è poi espressa in favore dell’apertura all’“aiuto attivo a morire”, nella forma del suicidio assistito e dell’eutanasia. I cittadini hanno ugualmente evidenziato la necessità di mettere in atto un percorso di accompagnamento della persona e della famiglia, che preveda tappe molto chiare e la possibilità in qualunque momento di fare un’altra scelta. L’intelligenza collettiva espressa dalla Convenzione non si è fermata qui, ha anzi portato alla costruzione di 19 possibili modelli che diversamente considerano e aggregano i criteri essenziali di accesso ad un possibile percorso di fine vita. La scelta è stata quindi quella di rappresentare tutte le sfumature e le sensibilità.

Ed è da qui che si arriva al dato più interessante, soprattutto in un periodo di grandi tensioni politiche e sociali in Francia: il documento finale, quello che raccoglie l’insieme delle proposte è stato approvato con il 92% dei voti a favore. È un dato che ci dice che la “minoranza”, quella parte dei cittadini che si sono espressi contro nel confronto sul tema più altamente conflittuale, cioè quello sull’apertura a una qualche forma di aiuto attivo a morire, si è ciò nonostante sentita riconosciuta e rappresentata nel documento complessivo e lo ha sostenuto. Sentirsi legittimi, ascoltati, riconosciuti, così come riconoscere, ascoltare, legittimare l’altro e il punto di vista che porta è il senso profondo di un’esperienza deliberativa.

Lunedì 3 aprile, nel bel mezzo della bufera sociale sollevata dalla riforma della legge sulle pensioni, i cittadini della Convention hanno presentato l’esito del loro lavoro a Macron. Il Presidente ha annunciato un piano strategico decennale per la piena applicazione delle cure palliative e l’approvazione di un disegno di legge sul fine vita entro la fine dell’estate. Il lavoro dei cittadini della Convenzione servirà cioè ad alimentare il dibattito nel Paese e in Parlamento. La speranza è che la loro esperienza indichi la strada non solo nell’elaborazione della nuova Legge sul tema, ma più in generale nell’approccio adottato.

*facilitatrice, esperta di processi partecipativi e deliberativi, membro del Collegio internazionale dei Garanti della Convenzione dei Cittadini sul fine vita

@Foto di Katrin Baumann fotografa ufficiale della Convenzione


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