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Invecchiamento popolazione, Anteas: «Una stagione di dialogo per affrontare i problemi»

Dal ruolo del volontariato a quello delle associazioni, dalla legge sulla non autosufficienza appena approvata all’idea di società che precede le scelte normative, fino al Pnrr e alla riorganizzazione territoriale della sanità . Il presidente dell’associazione nata in seno alla Cisl offre una serie di spunti per raccogliere una sfida che riguarda il nostro futuro

di Nicola Varcasia

«Vogliamo lanciare una campagna di dialogo e confronto che tenga insieme la discussione sugli investimenti del Pnrr, la prospettiva di vita e l’invecchiamento della popolazione. Questo è tanto più necessario e opportuno perché i beneficiari, ma sicuramente chi paga il conto saranno uomini e donne della generazione X e le altre a seguire. Questo io propongo: usiamo il prossimo anno per aprire un confronto e un dialogo sul futuro».

Con una nota del presidente nazionale, Loris Cavalletti, Anteas apre la riflessione sul tema dell’invecchiamento della popolazione. E lo fa a partire da un articolato giudizio sulla nuova legge per la non autosufficienza, approvata a fine marzo. Ripercorrendo l’iter, che ha visto le 57 organizzazioni del “Patto per un nuovo welfare” dialogare con i governi Draghi e Meloni, Cavalletti ricorda che il Parlamento si è espresso quasi unanimemente in favore della legge, con un “ma”: «Purtroppo il Paese non se n’è quasi accorto, se facciamo un rapporto con la discussione sul reddito di cittadinanza e questa legge stiamo 10 a 1».

La legge, prosegue la nota dell’associazione nata in seno alla Cisl, valorizza le associazioni di volontariato: «Condividiamo, in particolare, gli articoli 2 e 3 in cui è evidenziata l’affermazione della promozione del valore umano, sociale e culturale di ogni fase della vita a prescindere dall’età e dalle eventuali menomazioni; il valore della partecipazione alle attività di solidarietà e della coesione tra le generazioni; il miglioramento dell’organizzazione dei servizi in favore della collettività e delle comunità territoriali; le iniziative di contrasto ai fenomeni di solitudine sociale di privazioni di relazioni sociali indipendentemente dal luogo di vita della persona anziana».

Allo stesso tempo, Anteas condivide la scelta di valorizzare la domiciliarità rispetto alla residenzialità, a patto che sia seguita da un forte investimento sulla medicina territoriale e un’integrazione sociosanitaria: «Se accompagniamo queste scelte con campagne di prevenzione, sugli stili di vita, sul cohousing, sul benessere sociale, sul turismo lento, tutto ciò porterà ad un risparmio sulla spesa sanitaria oggi alta in quanto possiamo dire che è ospedale centrica».

Bene, secondo l’associaizone, anche la costituzione del Cipa (Comitato interministeriale per le politiche in favore della popolazione anziana) con il compito di adottare con cadenza triennale e aggiornamento annuale il piano nazionale per l’invecchiamento attivo, l’inclusione sociale e la prevenzione delle fragilità umane nella popolazione anziana e il piano nazionale per l’assistenza e la cura della fragilità e della non auto sufficienza nella popolazione anziana: «Condividiamo l’impostazione che pone al centro il benessere della persona a prescindere dalla sua autonomia. Del valore di una vita spesa nell’aiuto agli altri, a partire dal rapporto con le generazioni, non solo vecchi e nipoti. Per noi è indispensabile il rapporto con quella intermedia, quella più vicino alla pensione. L’invecchiamento attivo deve riguardare ogni generazione, ma soprattutto la generazione dei 50enni».

Secondo Cavalletti si dovrà però provvedere insieme ai singoli ministeri verso l’armonizzazione dei cosiddetti Leps (Livelli essenziali di prestazione) per le persone anziane non autosufficienti con i Lea, i livelli essenziali di assistenza, in merito ai quali è in atto la mobilitazione di Cittadinanzattiva: «Nei territori le Anteas, come altre organizzazioni di volontariato, operano in favore della popolazione anziana partendo dalla valorizzazione del contributo che gli anziani possono dare in favore dell’altro a prescindere dalla condizione e dall’età. C’è però un grande interrogativo ed è la mancanza del finanziamento: in troppe parti si ricorda che queste iniziative non devono comportare un aumento del costo a carico dello Stato. A scanso di equivoci diciamo subito che i volontari non devono essere utilizzati per sostituire personale dipendente né che noi ci prestiamo a sostituire le cooperative nella gestione dei servizi. Quando parlo di un ruolo per noi penso a tutte quelle attività legate allo stare bene, al ruolo dell’anziano nella società, all’invecchiamento attivo, al turismo lento, allo star bene in questa parte della nostra vita».

Abbiamo archiviato troppo presto il Covid, continua la riflessione del presidente di Anteas, il suo lascito di esperienza, a partire dal tema più difficile da affrontare: «La morte. Non si può eleminare questo elemento, si può far finta che non esista, ma c’è. L’altro elemento dimenticato è il valore della sanità territoriale pubblica: il privato si concentra nell’ospedale dove può realizzare alti profitti. Inoltre abbiamo scoperto il valore della socialità, dovendo stare chiusi in casa senza più relazioni anche con le persone a noi più care come i figli e nipoti. E potremmo continuare. Le associazioni di volontariato, insieme a tutte le realtà del terzo settore e del Patto, sono impegnate nella definizione dei decreti che entro un anno devono essere perfezionati per mettere a terra la legge».

La nota si conclude con la presentazione del progetto nazionale Volare finanziato dal ministero del lavoro e svolto anche in collaborazione con Auser (Associazione per l'invecchiamento attivo). Il progetto ha permesso ai volontari, a partire dai responsabili denominati generatori di comunità, di promuovere varie iniziative nei diversi spazi dove si trovano gli anziani oggi. Dalle case di riposo ai centri diurni, ai quartieri. Queste attività spesso hanno coinvolto anche i giovani in un’ottica di inter generazionalità. La relazione nonni-nipoti è importante per entrambi le generazioni: «Il giovane, aiutando l’anziano, aiuta infatti se stesso a prendere fiducia nella vita e scoprire nuovi mondi oltre a quelli che frequenta, con specifico riferimento al web. Il progetto si concluderà con una definizione di una nuova carta dei servizi di welfare per gli anziani, nell’autunno prossimo. Le nostre associazioni sono interessate a partire dal non autosufficiente per arrivare a definire un modello di società che valorizzi l’anziano in tutte le sue fasi della vita. Oggi l’anziano con proprie risorse economiche, di salute, di relazioni è “coccolato” oggetto di tante proposte e attenzioni per poi finire, perdendo una di queste caratteristiche per essere scartato. Se vogliamo essere onesti con noi stessi qualunque sia il governo questo deve prevedere le risorse necessarie per rispondere all’invecchiamento della popolazione con un significativo e progressivo aumento della vita si deve porre questo tema. Le domande sono: io come sarò tra 10-15 anni in termini di salute, di relazioni, di risorse? Che prospettiva avrò rispetto all’abitazione, all’assistenza in caso di bisogno e anche in termini di reddito pensionistico? Le associazioni sono anche l’occasione per proporre, a partire dal volontariato aziendale, una prospettiva di vita nuova, diversa dal modello attuale incentrato sulla famiglia isolata dalla comunità, senza tante reti e chiusa nel proprio spazio sempre più blindato per la paura del diverso».

Credit: foto in apertura di micheile henderson su Unsplash


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