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Ricercatori del privato non industriale: c’è il contratto

Fondazione Telethon annuncia il primo Contratto collettivo nazionale aziendale di lavoro, già applicato a un centinaio di giovani. Stop a contratti atipici e precari. La presidente Francesca Pasinelli: «Tutela i diritti, favorisce attrattività e circolazione dei cervelli, impedite in passato dalla mancanza di adeguati contratti, speriamo diventi modello per gli enti scientifici privati italiani»

di Nicla Panciera

È stato presentato oggi il Contratto collettivo nazionale aziendale di lavoro per i ricercatori privati non industriali, per i quali finora si ricorreva a forme contrattuali atipiche e precarie. «Eravamo costretti a contratti fantasiosi che non conferivano diritti e dignità ai giovani ricercatori» ha detto Francesca Pasinelli, direttrice generale di Fondazione Telethon, annunciando che il contratto è già stato applicato ai quasi cento ricercatori degli istituti Telethon: «Il Tiget di Milano e il Tigem di Pozzuoli impiegano circa 500 ricercatori, molti dei quali sono universitari che tramite convenzioni lavorano con noi. Il nuovo contratto al momento si applica solo agli altri scienziati, un centinaio di persone, la maggior parte delle quali giovani ricercatrici donne».

Il nuovo Accordo Collettivo Nazionale, «coniugando i diritti del lavoratore con la flessibilità necessaria a chi si dedica alla ricerca» ha commentato Pasinelli, potrebbe diventare «un modello ispiratore per tutti gli enti scientifici privati non industriali nel nostro paese, favorendo al contempo attrattività e circolazione dei cervelli, impedite in passato dalla mancanza di adeguati contratti». In altre parole, basta assegni di ricerca, borse di studio, contratti co.co.co., che «non rappresentano al meglio la figura degli scienziati e non conferiscono il giusto riconoscimento al tipo di impiego» come compenso, percorsi di carriera, copertura previdenziale, maternità e paternità, quattro settimane di ferie retribuite all’anno, welfare aziendale e assicurazione sanitaria. Una questione non certo recente, quella dei contratti di ricerca, che era stata ripresa anche con il Covid, quando Telethon cercava soluzioni ai molti precari, post-doc non strutturati, il cui lavoro è retribuito da finanziamenti dedicati a specifici progetti che richiedono il rispetto delle scadenze. Allora, la richiesta di Francesca Pasinelli al governo era stato quello di un rapido superamento di ostacoli che ancora zavorrano la ricerca in Italia. Oggi, il risultato.

Il nuovo accordo è stato realizzato in collaborazione con la Federazione innovazione e ricerca della Cisl: «Quello della ricerca privata era un settore finora non normato, da anni cercavamo interlocutori su questo» ha confermato Raffella Galasso, augurandosi maggior investimenti nella ricerca e una nuova governance per essa. L’accordo è stato reso possibile dall’articolo 8 del DL. 148/2011 “Sostegno alla contrattazione collettiva di prossimità”, che permette di realizzare “specifiche intese finalizzate alla maggiore occupazione di natura subordinata e alla qualità dei contratti di lavoro”. Intervenendo in conferenza stampa, Maurizio Sacconi ha denunciato l’inadeguatezza degli strumenti attuali: «Il Terzo settore non è disciplinato pensando a grandi charity, a realtà d’eccellenza come Telethon che fa sia fundraising, sia ricerca sia produzione dei farmaci». Lo slogan «un paese che non investe in ricerca non investe sul proprio futuro» del Presidente di Fondazione Telethon Luca di Montezemolo, ha trovato d’accordo la ministra dell’università Anna Maria Bernini: «In ricerca non si investe mai abbastanza». Bernini ha ricordato la «chance del PNNR» e ha ammonito che «si vince solo facendo squadra».


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