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Sanità & Ricerca

Malati di inquinamento

Al tema caldo del legame tra inquinanti e malattie è stato dedicato il congresso dell'associazione italiana leucemie. Fisici, biologi e medici non hanno dubbi: inquinanti, salute e, spesso, illegalità vanno di pari passo. Mentre le evidenze si accumulano, tanto resta da fare e sono molte le questioni da risolvere, come quella dell'eterna lotta tra salute e lavoro

di Nicla Panciera

Con quasi 60mila morti l’anno attribuibili all’inquinamento ambientale, in numeri assoluti siamo il paese con il maggior numero di decessi, secondo il rapporto dell'Agenzia europea per l'ambiente 2022. I dati del rapporto Sentieri, studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento, indicano che nei 46 siti contaminati del nostro paese, si sono registrati 1.409 decessi in età pediatrica-adolescenziale e quasi mille tra i giovani adulti.

La relazione di causalità tra salute e inquinamento è ormai certa. Le malattie che esso provoca, e che dipendono dalla quantità e qualità delle particelle in sospensione nell’aria, che contaminano le acque e i terreni, interessano diversi organi e distretti. Di questa attualissima questione si è parlato al convegno nazionale dell’Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma Ail dal titolo Impatto ambientale e rischio sanitario.

Non è una questione unicamente individuale: la responsabilità non può essere attribuita, come spesso è avvenuto, al singolo cittadino. «I soli stili di vita non sono sufficienti a prevenire il cancro, determinato anche da fattori ambientali che non dipendono dal singolo individuo. È inaccettabile che le comunità siano chiamate solo a monitorare o mettere una pezza a scelte politiche ed economiche sbagliate», ha esordito il presidente di Ail, Pino Toro. «L’ambiente è un determinante di salute. Ingiustizie e violenze ambientali diventano violenze e ingiustizie sanitarie. Non è sufficiente lavorare alle terapie. Quando si parla di tumori, la prevenzione è possibile, attraverso politiche adeguate».

A conferma di ciò, ci sono i dati epidemiologici che mostrano una distribuzione non omogenea delle diagnosi, che «si concentrano in alcune aree, quelle più inquinate, come sono le aree urbane, con gli alti livelli di particolato e di ossidi di azoto, quelle agricole, ricche di ammoniaca e metano, e quelle industriali ed estrattive, con metalli pesanti». I dati scientifici incontrovertibili a nostra disposizione, ha concluso Toro, «dovrebbero condurre a urgenti azioni e normative politiche in materia di regolamentazione della tutela ambientale, sicurezza alimentare, tutela sanitaria e all’immissione di sostanze tossiche sull’ambiente e nel cibo».

Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, si è detto «onorato e grato di essere qui. Lo straordinario periodo che stiamo vivendo dal punto di vista biotecnologico e farmacologico in oncoematologia, si pensi all’immunoterapia e alle Car-T, non deve però farci dimenticare l’importanza della prevenzione, che richiede studi metodologicamente rigorosissimi sull’impatto dell’inquinamento e delle bonifiche sulle malattie del sangue. La pandemia è stata maestra: la salute umana può essere garantita solo da una prospettiva olistica».

«La qualità ambientale è fondamentale per garantire il diritto alla salute» ha scritto in una nota il Ministro della salute Schillaci. È stato poi letto il messaggio del ministro dell’ambiente Pichetto Fratin, della viceministra Vannia Gava e del sottosegretario alla salute Marcello Gemmato. Parole di urgenza in relazione al tema del congresso e di gratitudine per il lavoro di Ail, spese dalle autorità invitate ma non presenti in sala. Una sala silenziosa e attentissima alle relazioni di fisici, biologi, oncologi e altri specialisti, a riprova che la preoccupazione è tanta.

Tra le popolazioni più vulnerabili alle sostanze inquinanti, c’è quella dei bambini. Nei siti contaminati, si registra un aumentato rischio di «morti premature, difetti congeniti e altre patologie, un aumento delle diagnosi ma anche delle ospedalizzazioni per tutte le cause in età pediatrica e giovanile. Questo eccesso di rischio si misura anche in là con gli anni e anche dopo la realizzazione di bonifiche ambientali», ha detto Ivano Iavarone del Dipartimento ambiente e salute dell’Istituto superiore di sanità illustrando i dati relativi a bambini, adolescenti e giovani che risiedono nei siti contaminati. «Che sono spesso in aree deprivate anche dal punto di vista socio-economico. Alla questione sanitaria, si aggiunge quindi quella di equità, che imporrebbe di proteggere i più vulnerabili, e di giustizia ambientale, quindi di ripristinare l’integrità degli ambienti». Si parla di zone in cui l’illegalità gioca un ruolo determinante quando si guarda alla presenza di discariche abusive, alle attività di bonifica e alla gestione degli appalti, come ha illustrato Nino Tarantino, sub commissario per la realizzazione degli interventi necessari all’adeguamento alla normativa vigente delle discariche abusive presenti sul territorio nazionale.

Confrontare con il passato la qualità dell’aria di oggi è possibile solo dove c’è la disponibilità di dati omogenei ma per molte sostanze tale monitoraggio non va più indietro di una decina d’anni, ha spiegato Giorgio Cattani, responsabile della sezione monitoraggio della qualità dell’aria dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale Ispra. È «una carenza informativa importante» per chi cerca di determinare rapporti di causa effetto tra esposizioni e malattie e per chi cerca di ridurre gli inquinanti. Si pensi solo che «il particolato non è emesso solo direttamente dalle varie fonti inquinanti, ma si forma dai cosiddetti precursori in atmosfera e abbiamo una capacità diversa di agire su queste diverse fonti».

Tra i temi caldi della giornata, anche i campi elettromagnetici, in cui siamo sempre più immersi dentro e fuori casa. «I limiti attuali, stabiliti dalle agenzie sanitarie internazionali come la Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non-ionizzanti Icnirp e l’Organizzazione mondiale della sanità Oms, sono molto elevati e questo ha delle conseguenze sulla salute delle persone» ha detto Massimo Scalia, fisico del Centro di ricerca per lo sviluppo sostenibile Cirps della Sapienza di Roma. Per studiare gli effetti delle onde elettromagnetiche sui tessuti biologici, «serve una rigorosa caratterizzazione dell’ambiente elettromagnetico, finora studiate in laboratorio in ambienti controllati».

C’è poi tutto il capitolo legato all’esposizione occupazionale, complicata dal fatto che il cancro è una malattia multifattoriale e che, così come sono in aumento le malattie oncoematologiche, lo sono anche gli agenti fisici e chimici nell’ambiente capaci di scatenarle. Le questioni sul tavolo sono molte: si potrà mai arrivare a un inquinamento zero o comunque privo di rischi? Si troverà mai un equilibro tra diritto alla salute e l’inevitabile esposizione professionale agli inquinanti?


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