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Educatori socio-pedagogici: ok all’albo per 250mila operatori

La Camera ha approvato il testo che istituisce un Ordine e un Albo professionale per pedagogisti e educatori socio-pedagogici. Ora il passaggio in Senato. I pro e i contro nel dibattito su VITA

di Sara De Carli

Pedagogisti e educatori socio-pedagogici avranno il loro Ordine e il loro Albo professionale. L’Aula della Camera con 255 voti favorevoli ha approvato oggi – 5 luglio 2023 – il testo unificato delle proposte di legge in tema: viene istituito un albo per i pedagogisti e un albo per l’educatore professionale socio-pedagogico, che si affiancano a quello degli educatori socio-sanitari creato già nel 2018. Solo per gli educatori, parliamo di circa 250mila professionisti e di 12mila neolaureati che ogni anno escono da 42 corsi di laurea in Scienze dell’Educazione. Il testo passa ora al Senato.

Il Pd ha presentato un ordine del giorno che impegna il governo ad evitare che l’iscrizione all’albo rappresenti un costo a carico dei lavoratori, dato che la stragrande maggioranza degli educatori non sono professionisti a partita iva ma hanno contratti di subordinazione con il pubblico o con il privato. “Abbiamo voluto chiarire che non devono esserci ulteriori aggravi economici sui salari già bassi degli educatori”, ha detto la deputata Chiara Gribaudi, vice-presidente della commissione lavoro.

Questa novità arriva in un momento piuttosto delicato per il mondo degli educatori: da oltre un anno di parla di “emergenza educatori”, che da un lato significa la denuncia delle difficoltà di questi operatori – una paga oraria di 7,50 euro, scarso riconoscimento sociale, notti non pagate – e dall’altro la difficoltà di servizi ed enti a reperire gli operatori (che si traduce in minori risposte alle fragilità e più in generale per il supporto della coesione sociale). Anche l’idea dell’Ordine e dell’Albo non trova tutti d’accordo.

Qui un riepilogo degli articoli di VITA sull’argomento.

Educatori, la grande emergenza
L’educativa scolastica è praticamente scomparsa visto che la maggioranza degli educatori ha preferito entrare nella scuola. Le comunità non trovano chi sia disposto a lavorare con turni sempre più pesanti e ragazzi sempre più complessi. Il lavoro sociale oggi è il più necessario e contemporaneamente il più svalutato: un faro acceso su questa emergenza.

«Di anno in anno con emendamenti alla legge di bilancio sono state messe limitazioni all’accesso alla professione, senza tenere conto che in questo modo si lasciavano sguarniti moltissimi servizi. Adesso paradossalmente di una legge sugli educatori nessuno parla più, ma una legge in materia non c’è ed è quantomai necessaria» (Paolo Tartaglione)

Vita da educatore: 7,50 euro l’ora, precariato, scarsa considerazione
Il racconto dell’Agorà delle educatrici e degli educatori, svoltasi a Torino dal 25 al 27 maggio per rilanciare il valore della professione educativa.

«Quante volte mi trovo in macchina con una ragazzina che vuole uccidersi. E per questo mio starle accanto la società ritiene adeguata una paga oraria di 7,50 euro» (un’educatrice che lavora con adolescenti in carico alla neuropsichiatria infantile)

Educatori, perché sono introvabili?
Intervista a Renato Riposati, presidente della Commissione d’Albo nazionale Educatori professionali.

«Non si trovano educatori professionali, da qualsiasi percorso formativo provengano, nonostante le università ne laureino annualmente in cospicua – ma non sufficiente per quanto ci riguarda – quantità. Non si capisce però perché se sul mercato ci sono diverse migliaia di educatori questi poi non si presentino alle procedure di reclutamento. O forse, anzi, le doglianze espresse dai colleghi sulle chat dei social, nei blog professionali, negli articoli delle riviste di settore o dei quotidiani online, nelle petizioni e assemblee spontanee, ce lo dicono fin troppo bene. Forse perché la professione sta perdendo appeal? Forse perché i contratti proposti sono contratti che non hanno le caratteristiche minime che soddisfano la richiesta di un lavoratore oggi: continuità, entità dello stipendio, compatibilità con la vita privata? Forse perché si è affievolita la dimensione vocazionale e sembra tramontata la stagione ideologico-politica che aveva favorito la scelta di intraprendere determinate professioni? Registriamo inoltre bassi sviluppi di carriera, rischio di burn out, contratti precari che ad esempio prevedono per le “notti passive” la presenza dell’educatore nelle comunità per minori ma la retribuzione solo nel caso si verifichi un’emergenza. Chiunque fa due conti e si dice: per quello che mi chiedono e mi offrono, vale la pena che partecipi alla selezione o risponda a quell’annuncio?» (Renato Riposati)

Verso un albo per gli educatori socio-pedagogici: serve davvero?
Intervista a Valeria Negrini, presidente di Confcooperative Federsolidarietà Lombardia.

«La prendo da lontano, ma la radice del problema è lì e lì bisognerebbe intervenire. In Italia si è splittata la funzione educativa tra socio-sanitario e socio-pedagogico mentre tanto la letteratura quanto la pratica sottolineano la necessità di integrare il sociale e il sanitario. Ormai è un mantra, una chimera e forse di questa affermazione si è perso ormai anche il significato. La verità è che la persona è una soltanto, che può sommare su di sé fragilità di natura sanitaria e sociale» (Valeria Negrini)

L’albo degli educatori professionali socio pedagogici tra opportunità, illusione e confusione
L’esame dettagliato del testo presentato in Aula con le contraddizioni da sanare, a partire dalla confusione sulla necessità o meno di un esame di Stato e la dimenticanza dell’ambito socio-assistenziale. A firma di Massimiliano Malè, direttore della Cooperativa Sociale Nikolajewka Onlus di Brescia e componente del Consiglio direttivo nazionale di Confcooperative Federsolidarietà.

«Nella proposta, le due professioni possono operare in vari comparti, tra cui, giustamente, quello socio-sanitario; paradossalmente però si dimentica, in entrambi i casi, quello socio-assistenziale, presente invece già nell’originario comma 594 della L.205/17. Non è questo uno svarione da poco e può avere negative conseguenze sulla definizione delle figure professionali richiesta dagli standard regionali per l’accreditamento dei servizi socio-assistenziali, creando di nuovo incertezze sia occupazionali sia per la tenuta del sistema di servizi» (Massimiliano Malè)

Pedagogisti e educatori socio-pedagogici: un ordine per dare dignità alla professione
L’intervento di Alessandro Prisciandaro, presidente di Apei, l’associazione di educatori che più ha sostenuto la necessità dell’istituzione di quell’ordine professionale per gli educatori socio-pedagogici.

«L’Ordine Professionale dei pedagogisti e degli educatori diventa uno strumento prezioso che, oltre a consolidare la nostra professione, agisca per promuovere standard elevati di qualità a vantaggio dell’utenza, oltre che rappresentanza dei i nostri interessi comuni» (Alessandro Prisciandaro)

Albo educatori, Mille e Fp Cgil indicano la strada per migliorare la legge
Andrea Rossi (Mille) e Stefano Sabato (Fp Cgil) propongono dei correttivi all’istituzione dell’Albo.

«Un educatore deve seguire un percorso di studi che lo renda tale sia in ambito sanitario che in ambito socio-pedagogico. Se la scienza è una, anche il percorso universitario di primo livello dev’essere unico, così come avviene per gli altri corsi di laurea. La premessa è necessaria per eliminare ogni tipo di discriminazione tra lavoratori. Lo dico senza intento polemico, ma perché ho la sensazione che tutta questa operazione sia stata fatta sulla testa degli educatori, analogamente a quanto era stato fatto per gli operatori del settore sanitario. Se va in porto questo Ddl, ci sarà la maggior parte di educatori (e forse un po’ meno di pedagogisti) che, da un giorno all’altro, dovrà iscriversi a un albo di cui non sa nulla» (Andra Rossi)

«Ci sono soprattutto tre aspetti che ci stanno a cuore. Il primo riguarda l’ambito di applicazione, e lì vediamo colpevolmente assente tutta la parte legata ai servizi socioassistenziali e della salute. Per noi è un grosso errore, per giunta foriero di possibili conflitti e problemi che si presenteranno nel prossimo futuro: potrebbero scapparci delle cause di lavoro perché non vengono riconosciuti i requisiti di un lavoratore. Per i futuri laureati, crediamo che l’abilitazione mediante esame di Stato vada soppressa dal testo, come avviene per i pedagogisti che hanno la laurea magistrale» (Stefano Sabato)

Foto Pixabay


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