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La riscoperta del dono

di Bernardino Casadei

Dopo alcuni secoli di oblio, la nostra società sta riscoprendo l’importanza del dono. Questa riscoperta nasce dalla constatazione che automatismi del libero mercato e intervento pubblico non riescono a garantire né la piena occupazione, né la soddisfazione di un numero crescente di bisogni sociali e dalla speranza che il dono possa in qualche modo mobilitare le risorse necessarie a dare un risposta a queste sfide.

Attraverso il dono è poi possibile ricostruire quelle reti sociali di cui sentiamo sempre più chiaramente la mancanza. Degli individui isolati e privi di relazioni sono dei soggetti fragili. Il minimo contrattempo può trasformarsi in una tragedia e ciò che potrebbe risolversi facilmente mobilitando le relazioni personali, deve, in mancanza di esse, essere gestito con interventi molto costosi e spesso anche poco efficaci.

Infine il dono è in grado di generare quel patrimonio di fiducia che è indispensabile per un corretto funzionamento del libero mercato e delle istituzioni democratiche, patrimonio che però entrambe queste realtà non sono in grado di ricostruire. Non è un caso che siano numerosi gli analisti che vedono proprio nell’assenza di fiducia una delle principali cause della crisi presente.

Alla base della riscoperta del dono vi è anche la constatazione che esso non è una semplice rinuncia in nome del senso del dovere e di responsabilità sociale, ma rappresenta una modalità molto efficace per soddisfare alcuni bisogni fondamentali della persona. In particolare, attraverso il dono, è possibile vivere quelle emozioni autentiche di cui tutti sentiamo un profondo bisogno.

Il dono ci permette di essere dei veri cittadini, andando oltre un impegno politico che ha perso gran parte del suo significato. Attraverso il dono diventa infatti possibile costruire coalizioni in grado di mobilitare risorse con le quali contribuire concretamente alla definizione e alla realizzazione del bene comune.

Infine, sin dall’antichità, il dono è sempre stata la modalità più efficace attraverso la quale gli uomini hanno generato e coltivato le relazioni. In un mondo sempre più atomizzato in cui tutto è strumentale, tanto che denaro e potere si sono trasformati in fini, degradando le persone a mezzi, il dono può rivelarsi la via per riaffermare la nostra umanità, dando concretezza a quel principio della morale categorica che ci impone di considerare l’altro sempre come un fine.

Vivere il dono non è però così semplice come si potrebbe pensare. La frenesia delle nostra società ci distrae impedendoci di coglierne il significato; un coacervo di norme e procedure ne rendono difficile la sua pratica sperimentazione; il timore di essere truffati o anche semplicemente strumentalizzati finisce per bloccarci ed impedirci di vivere questa esperienza. Sono così sorte delle organizzazioni con l’obiettivo di eliminare questi ostacoli ed aiutare i donatori a massimizzare i benefici del dono siano essi fiscali, d’impatto o di comunicazione (compresa l’eventuale tutela dell’anonimato). Il loro successo è stato enorme, tanto che ogni anni gestiscono svariate decine di miliardi in donazioni.

Oggi quest’infrastruttura è presente anche nel nostro Paese. Inizialmente sono sorte le fondazioni di comunità a sperimentare l’intermediazione filantropica in Italia con risultati che, almeno nei primi anni, sono andati oltre le più rosee iniziative. Purtroppo questo movimento non è riuscito a conseguire risultati che erano probabilmente alla sua portata, come dimostra l’evoluzione di questo strumento in altri Paesi europei come, per esempio, la Germania. Bisogna infatti riconoscere come queste fondazioni non siano riuscite a diffondersi su tutto il territorio nazionale e non sempre siano state in grado di mettere a disposizione della loro comunità di riferimento efficaci servizi di intermediazione filantropica, concentrando le proprie energie nella distribuzione delle risorse che spesso vengono loro conferite dagli enti che le hanno costituite.

Più recentemente, grazie ad alcuni illustri componenti dell’allora Agenzia del Terzo Settore, l’Ordine nazionale dei Notai e quello dei Commercialisti, l’Associazione fra le Fondazione e gli Enti d’Erogazione (Assifero), la Borsa Italiana, alcune imprese (Allianz, Cattolica Assicurazioni, CFO Sim, Ersel, Generali, Intek) e la Compagnia di San Paolo è stato costituito un ente, la Fondazione Italia per il Dono onlus, in grado di operare su tutto il territorio nazionale, avente come unico obiettivo quello di assistere tutti coloro che vogliono donare democratizzando la filantropia attraverso gli strumenti dell’intermediazione filantropica.

In questo modo, anche chi non è particolarmente ricco può di fatto avere a disposizione una propria fondazione senza doversela creare ed usufruire così degli strumenti più efficaci per perseguire i propri valori e ideali. I primi risultati conseguiti da Fondazione Italia per il Dono sembrano indicare come sia questo un bisogno reale a cui è necessario dare una risposta per il bene dei donatori, degli enti non profit e più in generale dell’intera società.


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