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Eva Degli'Innocenti

Taranto, il museo si trasforma in Agorà

di Anna Spena

Eva Degl’Innocenti, archeologa e direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, sta completamente trasformando la concezione di museo, che passa da luogo espositivo a spazio di vita. «I musei devono essere delle piattaforme di creazione e diffusione del sapere, devono sviluppare attività di co-progettazione con il territorio. Perché sono, prima di tutto, centri di innovazione civica e sociale»

Agorà. Dal greco antico: raccolgo, raduno. Nell’antica Grecia era la piazza principale della città e «il museo è un’agorà. Un elemento identitario potentissimo che crea senso di appartenenza tra le persone. E proprio per la capacità che ha di fare e farsi comunità deve diventare strumento di governance territoriale». Non ha dubbi Eva Degl’Innocenti, archeologa e direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Taranto (M.Ar.TA), tra i più importanti d’Italia. Il MArTA è uno dei primi 20 musei nazionali italiani ad essere divenuto ad autonomia speciale in seguito alla riforma del Mibact del 2014. Degl’Innocenti, che lo guida dal 2015, sta completamente trasformando la concezione di museo, che passa da luogo espositivo a spazio di vita. Il Museo fu istituito nel 1887 ed occupa sin dalle origini l’ex Convento dei Frati Alcantarini, o di San Pasquale, costruito poco dopo la metà del XVIII secolo.

In questi mesi i musei sono stati chiusi a causa dell’emergenza sanitaria dettata dal Coronavirus. Ma forse “chiusi” lo erano anche prima. Cosa la pandemia ci ha fatto riscoprire? Con quali occhi dobbiamo ricominciare a guardare i musei che sempre più si configurano come dei veri presidi territoriali?
Il museo è una cura dell’anima. Penso anche che l’emergenza sanitaria abbia dimostrato che i musei non possano essere soltanto orientati a un turismo di massa distruttivo. Devono essere piuttosto delle piattaforme di creazione e diffusione del sapere, soprattutto di dialogo e di confronto che si fanno promotori di un vero turismo di prossimità dove i cittadini riscoprono le loro radici. Al Marta stiamo provando a ricreare questo legame relazionale empatico ed emotivo tra museo appunto e persone.

Come si deve trasformare la politica museale?
Deve aprirsi agli abitanti, sempre e comunque. E deve sviluppare attività di co-progettazione con il territorio. Qui abbiamo creato protocolli di intesa con il comune di Taranto, la Regione Puglia, le scuole, progetti di alternanza scuola lavoro perché il museo è, prima di tutto, un centro di innovazione civica.

Questo movimento di apertura ha forse ancora più valore in una città come Taranto, conosciuta soprattutto per l’Ilva, ma che è entrata nella lista delle 10 città candidate a diventare capitale italiana della cultura per il 2022
Un piccolo passo che però è importante per seminare una consapevolezza diversa nei cittadini. E in questa trasformazione che si deve inserire il museo: non uno scrigno chiuso ma centro di innovazione civica e sociale che aiuta a formare cittadini migliori. Questo museo racconta – con i suoi oltre 40mila reperti – dell’essere umano. Ci parla di compassione e di sentimenti d’amore. Il Marta, e non solo lui, è valore e patrimonio per tutto il mondo. E quel valore al mondo deve tornare. Per questo stiamo accelerando l’imponente lavoro di digitalizzazione di tutti i reperti custoditi all’interno dell’area espositiva e dei depositi. Un lavoro di restituzione alla comunità locale, a quella scientifica, e alla conoscenza mondiale che renderemo possibile attraverso dati in modalità Open, come hanno già fatto il Metropolitan Museum of Art, il Paul Getty di Los Angeles, il Rijksmuseum di Amsterdam. Questi potranno essere così liberamente utilizzati e riutilizzati, sviluppando una serie di effetti benefici di educazione e ricerca, conoscenza, valorizzazione, nonché di attualizzazione di quel patrimonio, per esempio grazie al design, all’arte contemporanea, all’artigianato, all’industria creativa.

Il Museo Archeologico Nazionale di Taranto è il primo museo italiano a ampliare, rinnovare e rendere fruibile in open data un patrimonio culturale composto da oltre 40mila reperti

Eva Degl’Innocenti

E grazie a questo progetto “MArTA 3.0” il Museo Archeologico Nazionale di Taranto diventa anche il primo museo italiano a ampliare, rinnovare e rendere fruibile in open data un patrimonio culturale così imponente. Le attività realizzate insieme agli archeologi e ai fotografi di Archeogeo e ArcTeam pongono le basi, anche metodologiche, per la creazione di un nuovo modello di digitale che consentirà al Museo di essere sempre più accessibile, inclusivo e innovativo. Il progetto, finanziato dal Programma Operativo Nazionale FESR “Cultura e Sviluppo” 2014/2020, si pone proprio l’obiettivo generale di rinnovare, integrare ed estendere l’offerta culturale del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, facendo uso delle più moderne tecnologie ICT ed erogando contenuti innovativi ed interattivi che prevedano il coinvolgimento emotivo e la partecipazione attiva e sociale del visitatore. Il progetto si inserisce all’interno di una più ampia strategia di riqualificazione e rilancio dell’attrattore MArTA con l’obiettivo strategico che tale rilancio possa riflettersi in maniera osmotica anche verso il contesto sociale e culturale dell’area tarantina e regionale pugliese, generando in tal modo un circolo virtuoso in grado di sostenere ed alimentare processi di innovazione sociale. Nello specifico, uno degli interventi si basa sulla sullo sviluppo di una start-up, a cui è affidata la gestione ed il coordinamento di un FabLab, ovvero di un laboratorio di artigianato digitale che usa attrezzature come stampanti o scanner 3D, macchine a taglio laser e per lavorazione di pezzi meccanici, che si occupi specificatamente di archeologia e conservazione dei beni archeologici. Un FabLab all’interno di un museo costituisce un laboratorio attivo che consente al visitatore, ma anche semplicemente allo studente di vivere in maniera alternativa il suo rapporto con l’opera d’arte. Inoltre, questa fase è legata a diversi ambiti, tra cui:studio e ricerca; l’organizzazione di laboratori didattici con le scuole; l’allestimento di percorsi museali alternativi, ad esempio percorsi museali tattili per ciechi e ipovedenti; per il restauro, ricreando porzioni mancanti di un oggetto o la creazione di stand e supporti customizzati per mostrare le opere in orientamenti differenti e ancora per il merchandising museale, la boutique del museo potrà vendere gli oggetti riprodotti con stampante 3D e griffati MArTA stampati nel laboratorio.

Il museo è una cura dell’anima

Eva Degli’Innocenti

Da quando avete adottato questa nuova politica museale come che trasformazioni avete registrato?
Il Marta è soprattutto la casa di tutti i tarantini. Negli ultimi anni i nostri ingressi hanno visto un incremento del 50% e ad aumentare è stato proprio il pubblico locale. Questo può accadere solo quando i visitatori smettono di essere considerati come fruitori passivi ma diventano attivatori di processi. I musei devono differenziare l’offerta culturale: i bambini han- no i laboratori tematici, il pubblico esperto una serie di seminari e per appassionare gli adolescenti per esempio noi abbiamo addirittura creato un videogioco.


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