Gerardo Canfora

«Benevento, la mia è l’Università della prossimità»

di Anna Spena

Gerardo Canfora, Rettore dell’Università degli Studi del Sannio di Benevento, non ha dubbi: «In un territorio come il nostro», racconta, «la missione vera dell’Università è quella di lavorare a stretto contatto con il territorio, contribuire al riscatto delle nostre terre. Dobbiamo muoverci in sinergia con le imprese se vogliamo dare ai nostri giovani l'opportunità di restare. Ma la condizione necessaria affinché questo avvenga è sviluppare infrastrutture materiali e immateriali»

Era nata come sede gemmata dell’Università di Salerno. Fino a quando nel gennaio del 1998 ha acquistato piena autonomia amministrativa e didattica assumendo la denominazione di Università degli Studi del Sannio di Benevento. Dipartimenti di Diritto, Economia, Management e Metodi Quantitativi, di Ingegneria, di Scienze e Tecnologie. Undici corsi di laurea triennale, dieci di laurea magistrale, uno di laurea a ciclo unico – giurisprudenza – ed anche un corso di laurea professionalizzante in tecnologie alimentari per le produzioni dolciarie. «In un territorio come il nostro, in un territorio come questo», racconta Gerardo Canfora, rettore dell’Università degli Studi del Sannio, «la missione vera dell’Università è quella di lavorare a stretto contatto con il territorio, contribuire al riscatto delle nostre terre». Canfora è rettore da un anno e mezzo, però l’Università l’ha vista nascere e crescere. «Lavoro qui fin dall’inizio», dice. «Ci sono arrivato come ricercatore in ingegneria». Oggi l’Università conte 1100 matricole nuove all’anno e una “popolazione” studentesca di 5mila persone…

Rettore ci racconti Benevento e la sua Università
Siamo nelle cosiddette “aree interne”. Qui il tessuto produttivo è debole, frammentato. E proprio in virtù di questa fragilità, l’Università ha sempre cercato di muoversi in relazione con queste terre. Il nostro obiettivo deve essere quello di supportarne il riscatto. La scelta di un'ipotesi di insediamento delle strutture universitarie secondo logiche di forte integrazione con il territorio diviene, infatti, tappa indefettibile per la creazione di quel sistema Università – Città che riassume la migliore tradizione universitaria italiana e che esprime, innanzitutto, un'opzione culturale specifica e di elevato impegno civile, destinata a valorizzare l'insieme delle potenzialità preesistenti nell'area, urbanistiche, edilizie e sociali.

Quanto conta, quanto vale, la presenza di un’università in un territorio come quello di Benevento?
Stando ai censimenti sullo status dei laureati delle università italiane è emerso che gli studenti dell’università del Sannio sono i primi ad aver conseguito la laurea nel loro nucleo familiare di riferimento. Penso che questo dato da solo spieghi quanto è fondamentale la presenza di università anche nei territori interni. Penso che quella del Sannio sia davvero un’università di prossimità che ha dato a molti studenti la possibilità di accedere agli studi indipendentemente dalla posizione socio economica. Lo scorso anno siamo riusciti a garantire l’esenzione dal pagamento delle tasse universitarie. Speriamo di ripeterci. Ma in linea di massima tutti gli studenti che provengono da famiglie con reddito minore o pari a 22mila euro non pagano nessuna tassa per iscriversi, seguire i corsi e laurearsi.

Da dove arrivano i vostri studenti?
Benevento ovviamente ma anche tutta la provincia. E poi ancora studenti dalla vicina provincia di Avellino, ragazzi che si trovano a metà strada tra Napoli e Caserta, studenti verso il foggiano. Siamo anche vicini all’Università del Molise e le nostre offerte didattiche sono complementari.

Il sud Italia è un territorio ancora molto fragile per certi aspetti. La Campania è una delle tre regioni più povere d’Europa. Però se pensiamo alla regione l’immaginario collettivo ci porta a Napoli, al mare. Ma appunto la Campania non può essere riconosciuta solo con Napoli. Quanto è difficile uscire da questo luogo comune?
C’è una cosa che ripeto sempre come rettore: esistono varie dimensioni di luogo che molte volte non riusciamo a classificare. Siamo a Sud, siamo in una grande dimensione. Ma il Sud – tutto – è fatto di aree interne e poco abitate, come il Sannio, e aree costiere o metropolitane, più densamente popolate. Noi siamo nell’area svantaggiata di un’area svantaggiata. Un abitante di Napoli arriva a Roma in un’ora. Uno di Benevento, dovendo fare sulla carta anche qualche chilometro in meno, ci mette il doppio del tempo. Questo accade perché le infrastrutture sono pensate solo lungo certe direttive che lasciano fuori le aree interne. Questo vale sia per le infrastrutture materiali che per quelle immateriali. L’esempio classico è quello della banda larga che fa fatica a diffondersi in maniera pervasiva. Non parlo di Benevento in questo caso, ma basta spostarsi un po’ dal centro città e la connessione traballa, è insoddisfacente, e questo crea non pochi problemi.

Ma se non investiamo nelle aree interne a perdere è l’Italia intera
Io sono salernitano ma vivo a Benevento da 20 anni. Qui la qualità della vita è fantastica. Sono convinto che certe tipologie di lavoro, come quello creativo, troverebbero un terreno fertilissimo. E questo vale anche per un campo di lavoro che mi riguarda in prima persona: l’hi-tech, ovvero l’alta tecnologia. L’abbiamo imparato durante i mesi di pandemia. Lo stiamo ancora sperimentando…si può lavorare da casa (o da dove si preferisce). La presenza in ufficio non è una condizione necessaria per fare un lavoro di qualità. E infatti tutto il lavoro non legato alla produzione materiale si può delocalizzare. Anzi vivere in un luogo che migliora la qualità della vita aumenta anche la produzione. Ma senza infrastrutture è impossibile.

Perché scegliere l’Università di Benevento?
Siamo un’università a misura di studente. Il rapporto con i docenti è diretto. Il nostro Dipartimento di Ingegneria è stato riconosciuto tra i 180 dipartimenti di eccellenza delle università Italiane e si configura pertanto come un “laboratorio” privilegiato per un approccio interdisciplinare ispirato da una continua “contaminazione” dei saperi emergenti. Benevento è una città di una bellezza unica, ha i suoi problemi certo, ma il ritmo giusto di studio e lavoro, e la qualità dei rapporti umani è innegabile. Nei centri urbani più complessi questo mix non si trova.

Cosa bisogna fare per trasformare questo modo di vivere in ricchezza stabile per il territorio? Anche per attrarre persone nuove o convincere i giovani a restare?
Noi come Università stiamo aiutando le Ferrovie dello Stato a certificare che far passare l’alta velocità per il Sannio, avere quindi un collegamento tra i due mari, è sostenibile sia dal punto di vista ambientale che sociale. L’Università, le università devono parlare con le aziende del territorio, lavorare in sinergia. Tutto quello che invece deve fare politica è mettere in campo strumenti per invertire il flusso di fuga che vivono i nostri giovani. Vanno via perché non trovano occasioni per realizzare le loro professionalità. Se politica “segue” l’università potremo creare occasioni per i ragazzi su questo territorio. Certo il primo passo è risolvere il problema delle infrastrutture. Bisogna poter andare ovunque in tempi ragionevoli, e non biblici come adesso…

Foto: Rocca dei Rettori, nome comunemente dato al castello di Benevento. È sede della Provincia di Benevento e ospita la sezione storica del Museo del Sannio


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