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Tommaso Ghidini

Con la nuova corsa allo spazio, i marziani siamo noi

di Luca Cereda

Dalla conquista di Marte al futuro dell’uomo nel mondo extra-terrestre: l’analisi di Tommaso Ghidini, capo dell’ingegneria strutturale dell’agenzia spaziale europea e autore del libro “Homo Caelestis”

Entro il 2050 l’umanità abiterà anche sulla Luna. E disporrà di una base su Marte, che i turisti potranno visitare con la facilità con cui si va a vedere un film (rigorosamente di fantascienza) o come si fa un giro in un centro commerciale, in un giorno piovoso.

Anche per questo, negli anni, gli esemplari di homo sapiens alle prese con l’ecosistema del Pianeta rosso daranno vita a una nuova specie, leggermente diversa dalla nostra, che dovremo essere pronti ad accogliere. A descrivere il futuro prossimo dell’umanità, tra progetti e un pizzico di immaginazione – ma lui la definisce “storia del futuro” -, ci ha pensato l’ingegner Tommaso Ghidini. E l’ha recentemente messo anche nero su bianco nel libro Homo Caelestis (Longanesi). Lo abbiamo incontrato prima di una sua conferenza a Milano, lui che oltre ad essere scrittore, è soprattutto ingegnere meccanico aerospaziale, a capo della direzione che si occupa di garantire l’integrità strutturale dell’intera gamma di programmi e missioni dell’agenzia spaziale europea (Esa).

Da circa vent’anni Ghidini, inoltre, è coinvolto nei più importanti programmi aerospaziali al mondo e, in questo libro, apre una riflessione sul rapporto profondo di attrazione e sfida che lega da sempre l’uomo e lo spazio. Rapporto che, già oggi ma soprattutto in futuro, si farà sempre più intenso e trasformerà l’homo sapiens sapiens in homo caelestis.

Chi è l’Homo Caelestis

Negli anni Sessanta, la rivalità tra Stati Uniti e Urss ha condotto l’umanità nello spazio, aggiungendo una “nuova dimensione” alla vita sulla Terra. L’ultima frontiera era aperta, il sistema solare sembrava a portata di mano. E di razzo. Prossima fermata: Marte. e poi chissà. E invece nulla. La corsa allo spazio aveva decretato il vincitore e si rivelò per quella che era: una gara d’orgoglio patriottico tra due superpotenze. Tra il 1969 e il 1972 dodici uomini – e non una donna – camminarono sulla Luna, poi più nessuno. Le agenzie spaziali, però, non sono state con le mani in mano tutto questo tempo. Siamo rimasti e siamo destinati a restate una società che sta troppo con i piedi per terra? Ghidini la risposta l’ha già data titolando il suo libro Homo Caelestis, ma ha voluto sottolinearla: «Penso che, anche nel Vecchio Continente, l’atteggiamento verso lo spazio stia cambiando. Lo spazio è vicinissimo e quello è il futuro, anche per la vita sulla Terra. Lo pensiamo anche in Italia: siamo il terzo contribuente dell’Agenzia spaziale europea, la European space agency – Esa, dietro solo a Germania e Francia. A Torino, per esempio, si sviluppano gran parte dei moduli della stazione spaziale internazionale in orbita attorno alla Terra, e da poco lì sono in lavorazione anche i moduli della futura stazione spaziale, che ruoterà attorno alla Luna e che sarà pronta tra il 2024 e il 2026».

L'articolo continua su Morning Future


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