Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Scuola

Osvaldo. Le biblioteche scolastiche territoriali nascono qua

di Sara De Carli

Sulla via Emilia c'è un istituto comprensivo che ha inventato il prototipo della biblioteca scolastica territoriale e multimediale. Dentro la scuola ma aperta ai cittadini, è come un albero con con le radici ben salde nella carta e i rami nel digitale. Ora il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) vuole diffondere il modello, con un bando da 5 milioni di euro per le biblioteche innovative. Ecco come funziona

La chiameremo… Osvaldo. È l’autunno del 1999 e inizia così la storia di una biblioteca scolastica molto speciale, tanto speciale da essere diventata oggi il “prototipo” di un’azione del Piano Nazionale Scuola Digitale (la numero 24) e del bando da 5 milioni di euro ad essa collegato.

Il bando scade il 14 luglio e mette a disposizione 10mila euro per ogni scuola selezionata, fino ad arrivare a 5 milioni di euro. L'obiettivo è far nascere biblioteche scolastiche innovative, dove "innovative" sta per aperte al territorio, capaci di coniugare la dimensione in carne ossa e carta con quella digitale e che promuovano la information literacy, anche in ambito digitale. Addio quindi a scaffali impolverati con poche centinaia di titoli in aule chiuse a chiave, in cui i ragazzi vanno processionalmente una volta al mese: le biblioteche scolastiche si trasformano in laboratori trasversali aperti a studenti, docenti, genitori, personale e comunità locale, perché la biblioteca scolastica smette di essere “della scuola” e diventa tout court una “biblioteca territoriale”.

La biblioteca è al centro della scuola e la scuola si fa piazza del paese

Angelo Bardini

«La biblioteca è al centro della scuola e la scuola si fa piazza del paese», ama dire Angelo Bardini, una vita all’Istituto Comprensivo di Cadeo e Pontenure, sulla via Emilia, dove Osvaldo è nata. La conclusione è che la biblioteca diventa la piazza del paese, sia perché lì dispiegano reti e sinergie sia perché quello diventa un luogo generativo dove si vivono nuove dimensioni sociali e relazionali.

Tre sono le caratteristiche messe nero su bianco nel bando affinché un progetto di biblioteca scolastica possa essere ammesso al finanziamento:

  • un’apertura della scuola al territorio, con possibilità di utilizzo degli spazi e delle risorse informative, cartacee o digitali, anche al di fuori dell’orario scolastico, in coordinamento con altre scuole e in sinergia con le politiche territoriali, con 
le istituzioni e i sistemi bibliotecari locali; 

  • la promozione dell’educazione all’informazione (information literacy) e della lettura e 
della scrittura, anche in ambiente digitale; 

  • il contrasto alla dispersione scolastica.

Se questi sono i piccoli "Osvaldini" che stanno per nascere, Osvaldo cos'è? Questo video, girato dal professor Luigi Del Matti, ne dà un'idea.

Osvaldo (il nome è un debito allo scrittore argentino Osvaldo Soriano, l'autore di Fútbol, per capirci), sta all’Istituto Comprensivo di Cadeo, nel piacentino. È una biblioteca scolastica multimediale e territoriale, con le mani nel cloud e i piedi nella carta ed è anche la prima biblioteca scolastica d’Italia ad essere anche Media Library Online (MLOL, che non a caso in home page in questo momento ha il digital lending per le biblioteche scolastiche). Ha un accesso sulla scuola e uno dall’esterno, il piano terra è dedicato ai grandi e il piano superiore ai ragazzi, apre il lunedì mattina alle 8 e chiude il sabato alle 13, per un totale di 60 ore la settimana sui due plessi, fa 14mila presiti all’anno di cui 8mila agli studenti e il resto agli abitanti dei paesi su cui l’Istituto Comprensivo insiste (Osvaldo nel tempo ha raddoppiato, nascendo anche nell’altro plesso dell’istituto, a Pontenure, battezzata questa volta “La stanza degli aquiloni”), con nuovi titoli che arrivano settimanalmente.

1/6

È bella, anzi bellissima: ci sono grandi cuscini morbidi su cui sdraiarsi mentre si utilizzare gli iPad (Puff + iPad = iPuff, raccontano), le lampade sono di Philippe Stark, le insegnanti di arte hanno affrescato le pareti, c’è una scala a chiocciola trasparente che collega i due piani.

Il sabato mattina si fanno letture ad alta voce per i bambini, la sera eventi. Una mattina, era il 2 dicembre 2013, Osvaldo ha accolto Danilo Rea e il suo pianoforte a coda, issato al primo piano della biblioteca, con 150 bambini dai sette ai 14 anni ad ascoltarlo rapiti, immobili e incantati.

Come è nato tutto questo? Lo racconta Angelo Bardini (nel video lo avete appena visto presentare Rea): «Sul finire del 1999, quando siamo partiti, Cadeo aveva un piccolo servizio bibliotecario, pochissimo frequentato. Abbiamo proposto al Comune di mettere insieme i volumi della biblioteca con quelli della scuola e creare una biblioteca scolastica che fosse aperta anche al territorio, con nostro personale e un piccolo contributo del Comune per l’acquisto di nuovi titoli, perché senza le novità qualsiasi biblioteca in pochi mesi muore, creando un comitato biblioteca condiviso», ricorda. «Abbiamo chiesto i finanziamenti di un programma per le biblioteche scolastiche voluto da Berlinguer e dato l’incarico di bibliotecaria scolastica a una persona della segreteria che aveva voglia di formarsi».

Si parte. Nel 2005 un assessore ci crede la biblioteca diventa davvero territoriale. «Osvaldo è diventata una biblioteca all’incontrario, non sono i bambini che escono per andare in biblioteca ma gli abitanti che entrano. Molti paesi in Italia non hanno una biblioteca, credo che questa sia la soluzione, non fare una biblioteca altrove ma legarla alla scuola perché lì c’è l’utenza del futuro», continua Bardini. Per le strade di Cadeo la segnaletica stradale con la scritta “biblioteca” porta qui, dentro la scuola. I cittadini entrano da un accesso che dà sull’esterno. Questo è il contenitore: «colore, calore e bellezza», dice Bardini. Ma siccome siamo in una scuola, c'è anche un aspetto di innovazione della didattica. O forse di rivoluzione nell'approccio alla lettura.

I dieci diritti del lettore che Daniel Pennac ha elencato in Come un romanzo diventano le tavole della legge di Osvaldo e della scuola, incluso il diritto a saltare le pagine e a non finire un libro. Niente più libro di narrativa da leggere a voce alta in classe schede di lettura, il prestito è individuale libero e settimanale (per i più piccoli settimanale e per classi), ma il terremoto qui è accompagnato (parola chiave di tutta la narrazione di Bardini) da una formazione di altissimo livello. «Sistema è un modo di stare insieme per produrre cambiamento», spiega Bardini. Si inventano percorsi per arrivare all'essenziale: trasmettere ai ragazzi il piacere di leggere. Leggere per leggere, perché è bello. Punto.

Ovvio che 10mila euro del bando non bastano. Ma la sfida è proprio questa, creare una rete interistituzionale e fare un patto con le famiglie: «O il progetto è sostenibile o finisce come nel 2000… non ne è rimasta una delle 200 biblioteche avviate allora», commenta Bardini. E se il futuro è la sostenibilità, la coprogettazione con il territorio è fondamentale (e forse per questo il bando ha lasciato due mesi di tempo, diversamente da altre azioni del PNSD). L’altra leva è la formazione, anche se poi ogni scuola dovrà trovare il modo per pagare il/la bibliotecario scolastico (personale dell’organico del potenziamento? utilizzare parte del FIS? docenti volontari? genitori volontari? questo il bando non lo dice). In questo molto aiuta «la narrazione del servizio, perché ogni storia esiste solo se tu la racconti, quindi devi presidiare moltissimo l’immagine che esce, non puoi abbandonare la biblioteca senza averle dato un’immagine», è il consiglio di Bardini.

Una biblioteca che fosse solo digitale avrebbe un uso scarsissimo, la biblioteca è luogo sociale, dove ci si incontra. Il digitale è un ramo, ma deve esserci l’albero

Angelo Bardini

Nel frattempo Osvaldo è cresciuta. È diventata videoteca (cd e film arrivano ogni settimana, altrimenti che novità sono?) e Centro territoriale servizi per la disabilità. L’altro aspetto è il digitale, su cui anche il Piano Nazionale Scuola Digitale insiste molto. «Una biblioteca che fosse solo digitale avrebbe un uso scarsissimo, la biblioteca è luogo sociale, dove ci si incontra, dove la bibliotecaria ti consiglia un libro, dove vedi e tocchi le copertine. Però il digitale ti dà l’opportunità di entrare a qualsiasi ora del giorno e della notte in Sala Borsa, è fantastico, per questo siamo anche nella rete MLOL, un portale con un numero infinito di libri, quotidiani, musica, film. Il digitale è un ramo, ma deve esserci l’albero», continua Bardini. Un ramo però che se ti ci arrampichi sopra puoi andare molto lontano, visto che MLOL consente ad esempio a un insegnante di entrare in aula e aprire 10 quotidiani sulla LIM, per analizzare un fatto di cronaca. E qui entra in gioco la rete, tra scuole e tra enti locali. Una cosa complicata, ma necessaria. Forse la vera scommesa del futuro: costruire, per dirla con Bardini «reti non invidiose». La strategia nazionale per la valorizzazione delle biblioteche scolastiche passa anche di qui.


La rivista dell’innovazione sociale.

Abbònati a VITA per leggere il magazine e accedere a contenuti
e funzionalità esclusive