Educazione e migrazioni

L’Università per rifugiati, dove l’istruzione è senza confini

di Daniele Biella

Nata a inizio 2017 e promossa dall'Università telematica internazionale Uninettuno, ha oggi 50 studenti, in particolare da Medio Oriente e Africa. "Un ateneo unico al mondo che vuole fare da apripista ad altri", spiega il rettore Maria Amata Garito

Istruzione senza confini. Non può esserci nome migliore per il primo ateneo al mondo dedicato ai rifugiati, attivato in cinque lingue e promosso dall'Uninettuno, università telematica internazionale attiva dal 2003 con titoli di studio condivisi tra Italia e paese di provenienza dello studente. “Il primo iscritto dell'Università per rifugiati, avviata a inizio 2017, è un ragazzo siriano che vive come rifugiato in una tenda di un campo profughi del Libano, originario di Aleppo”, spiega la professoressa Maria Amata Garito, rettrice di Uninettuno, di cui è anche fondatrice.

“In questo primo anno di attività abbiamo 50 studenti tra richiedenti asilo e rifugiati che assistono ai corsi online senza dovere pagare alcuna retta: 37 li sostiene l'università stessa, 13 la Fondazione Cariplo”, continua Garito. Da pochi mesi sono iniziati gli esami, in inglese, “e gli alunni sono tutti molto motivati”. Il 38,0% degli iscritti ha un’età compresa tra i 25 e i 29 anni (come si vede nel grafico sottostante) e 47 studenti su 50 sono di genere maschile. Le nazionalità maggiori sono Burundi, Siria, Pakistan e Somalia.

La fama dell'iniziativa, nonostante sia stata avviata di recente, ha già raggiunto livelli stupefacenti, tra cui il plauso dell'Unesco, che aveva già insignito Uninettuno per la sua attività di formazione ed educazione a distanza. “Chi scappa non lo fa con gioia, i bisogni primari di ognuno di noi sono simili perché tutti viviamo sotto lo stesso cielo”, ragiona Garito, “molti degli studenti hanno già degli studi alle spalle, interrotti dai problemi che li hanno portati alla fuga”. I corsi sono oggi in cinque lingue e i contenuti vengono condivisi da varie parti del mondo: per esempio “il corso di matematica è tenuto da un qualificato docente egiziano, Assem Deif dell'Università del Cairo”, a cui il rettore di Uninettuno è legata da una longeva conoscenza diretta. Anche la rivista statunitense E-learning Inside News ha inserito in un articolo l'Università per rifugiati tra le eccellenze al mondo, così come è arrivato la prestigiosa menzion d'onore del premio Iela (International E-learning Awards) che ha riconosciuto al progetto il merito di contribuire a ridurre le diseguaglianze e a migliorare a livello globale il livello di istruzione.

Il mix di culture che sottende i corsi dell’Università per rifugiati-Istruzione senza confini è impressionante e fa sperare in un futuro ben migliore di questo, a cominciare dal superamento dell'errore di fondo di oggi, ovvero l'immagine distorta che si ha del Medio Oriente”, sottolinea Garito. “E' una parte di mondo in continua evoluzione, in cui la Rete ha permesso una grande interazione con il mondo. Noi abbiamo una forte globalizzazione interna ma non conosciamo a fondo le culture che abbiamo a disposizione”. La stessa Uninettuno, che raccoglie le competenze di 31 università di 11 Paesi, è fondata sul concetto che il cambiamento nella società parta del confronto tra culture: “I professori, compresi quelli siriani con cui ho lavorato molto negli anni, a Damasco come ad Aleppo, lasciano i contenuti dei propri corsi dentro la Rete così da poterli utilizzare in ogni momento”, spiega il rettore.

In tempi di guerre, fondamentalismi e crisi di dialogo tra mondo mediorientale e occidentale, l’Università per rifugiati è un baluardo da cui prendere spunto. “Guardiamoci attorno, anche in Italia: la maggior parte della popolazione ha 50-60 anni, ci sono pochissime nascite, abbiamo quindi bisogno di persone integrate che sono arrivate da quel mondo ma sono già da anni dentro la nostra società”, indica Garito. “Dobbiamo fare capire loro come lavoriamo, formarli e collaborare, esponendo loro i nostri valori e vivendo nel rispetto delle differenze. Solo così si superano i problemi, perché se invece prevale la logica dei muri, dell'uno contro l'altro, si va verso la fine dell'umanità”.


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