Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Inclusione sociale

Paterne, il riscatto sociale che parla con il sorriso

di Gilda Sciortino

Inclusione sociale, formazione, orientamento e inserimento lavorativo per i minori migranti soli nel delicato passaggio alla maggiore età. Un percorso ormai noto come “Modello Harraga” che, anche con Harraga 2, vede capofila il CIAI (Centro Italiano Aiuti all’Infanzia) e si svolge in collaborazione con SEND, CESIE, CLEDU e il Comune di Palermo. Un progetto che lavora per rendere autonomi ragazzi e ragazze e che, attraverso storie come quella di Paterne, racconta che il “domani” può essere altro per tutti loro

“Si vede dalla mia faccia che mi piace stare a Palermo?”. Ovviamente la risposta non può essere che affermativa perché, quando a parlare è Paterne Oulai Messan, giovane 21enne proveniente dalla Costa d’Avorio, ciò che arriva prima della voce è un sorriso capace di cambiare ogni umore. Anche in virtù del racconto del viaggio che ha intrapreso partendo a soli 16 anni da Man, città a ovest di Abidjan, per giungere in Italia dopo avere attraversato Niger e Libia, facendo anche l’esperienza del barcone.

«È il destino che decide per noi – esordisce – e che, anche se hai un sogno, può farti prendere un’altra direzione rispetto a quella che pensavi fosse giusta. Se, però, vuoi veramente cambiare la tua vita, devi mettercela tutta».

Una volta giunto in Italia, Paterne è stato per sei mesi in un centro di prima accoglienza per minori non accompagnati di Marsala, dove ha imparato la lingua italiana e ha cominciato a studiare per conseguire la terza media. Trasferito poi, in un’altra struttura di Partinico, in provincia di Palermo, ha continuato a distinguersi per la sua voglia di migliorarsi e arrivare al primo grande traguardo del diploma.

Ha, poi avuto la fortuna di imbattersi nel progetto Saama, promosso da un partenariato veramente ricco, composto da: Send, Associazione Arché, Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Marsala, Assistenti Sociali Senza Frontiere, CESIE, CIAI, Cooperativa Libera…mente, CPIA Agrigento, CPIA Palermo 2, Garante metropolitano per l’infanzia e l’adolescenza del Comune di Palermo, Libera Palermo, Moltivolti, e Nottedoro.

Un percorso che si pone in continuità con il Progetto Ragazzi Harraga – Processi di inclusione sociale per minori migranti non accompagnati nella città di Palermo – che, come capofila, vede il CIAI, il Centro Italiano Aiuti all’Infanzia, e che si svolge in collaborazione con SEND, CESIE, CLEDU e il Comune di Palermo.

Per citare solo qualche dato, con Saama, in tre anni, sono stati 80 i giovani a cui è stata offerta l’opportunità di svolgere un tirocinio presso alcune delle 150 aziende siciliane coinvolte nella rete delle imprese accoglienti. Ventuno di questi giovani adesso lavorano stabilmente. Nelle tre province di Palermo, Marsala e Agrigento, sono stati 90 gli operatori sociali e di comunità formati sulla consapevolezza interculturale e la gestione dei conflitti.

Con Harraga 2, attualmente in corso, prosegue questo viaggio pensato per consolidare ed evolvere le buone pratiche nell’accoglienza dei minori migranti secondo quello che è ormai diventato il “Modello Harraga”, un sistema di percorsi innovativi di autonomia che abbraccia inclusione sociale, formazione, orientamento e inserimento lavorativo per i minori migranti soli nel delicato passaggio alla maggiore età.

Ed è nell’ambito di questo percorso che Paterne, dopo avere frequentato un corso per facilitatore, è diventato lui stesso un punto di riferimento per altri giovani come lui.

«Volevo imparare qualcosa che mi permettesse di essere autonomo. Se rimani dentro la cerchia familiare non andrai mai avanti – tiene a sottolineare – mentre il confronto con gli altri ti fa crescere sempre. In Sicilia, ma ancor di più a Palermo, ho trovato tanti amici. Amo,però, parlare con quelli di altra nazionalità rispetto alla mia perché solo così impari le altre culture e lingue. È l’unico modo per prepararsi a quel che troverai lungo la tua strada. Il mio vero sogno? Fare l’infermiere. Sto, infatti, studiando per il test, perché voglio fare questa professione in giro per il mondo, ma devo approfondire la lingua italiana. La mia faccia è espressione di quel che sento nel cuore e, se sorrido, è perché sono felice di quel che sto facendo».

Paterne è veramente la dimostrazione di un riscatto riuscito attraverso progetti che fanno la differenza perché offrono l’opportunità di acquisire uno sguardo altro rispetto al futuro. Non a caso, nella lingua Mandinka, SAAMA significa “Domani”. Un domani che, per essere veramente accogliente, fondato sulla condivisione e la sicurezza dei diritti di ogni singolo individuo, deve prendersi cura dei ragazzi e delle ragazze che giungono nel nostro Paese come minori migranti soli e hanno bisogno di chi è capace di dare valore alla loro persona, accompagnandoli nella realizzazione di desideri e aspettative che consentano loro di formarsi una propria identità.


La rivista dell’innovazione sociale.

Abbònati a VITA per leggere il magazine e accedere a contenuti
e funzionalità esclusive