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Memoria

L’ex colonia nell’oasi naturale frutto di un desiderio “reale”

di Gilda Sciortino

Aveva come cornice da favola il Bosco della Ficuzza, a pochi chilometri dalla città di Palermo, uno dei luoghi di residenza del re Ferdinando di Borbone. La decima tappa del nostro viaggio per conoscere le tante strutture abbandonate nell'entroterra siciliano, nonostante il loro valore storico e culturale, ci porta in un’ex Colonia Montana dove trascorrevano l’estate i figli e orfani di ferrovieri in servizio

Un’oasi verde di pace a solo 40 km da Palermo, in cui la natura fa da padrona. Chi decide di addentrarsi nella Riserva Naturale Bosco della Ficuzza può respirare a pieni polmoni il profumo che emanano le querce, il cerreto o il sughereto che vi trovano terreno ideale per crescere, cornice ideale di oltre mille specie di vegetali e numerose specie di animali. Luogo ideale per staccare la spina da parte dei palermitani e non solo che qui, alla Ficuzza, amano trascorrere il fine settimana o anche solo qualche ore della domenica, usufruendo dell’ampia area attrezzata in cui sostare, magari dopo avere visitato il "Centro di Recupero della Fauna Selvatica" gestito dalla Lipu.

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Inevitabile restare a bocca aperta davanti alla Real Casina Borbonica voluta da re Ferdinando di Borbone quando, nel 1799, in seguito e all’avanzata napoleonica, lascia Napoli insieme alla sua famiglia per trasferirsi a Palermo dove la fece costruire insieme alla Palazzina Cinese e il Parco della Favorita, quest’ultima divenuta tenuta di caccia insieme al bosco della Ficuzza.

Rattrista, quindi, vedere le condizioni di abbandono nel quale versa l’ex colonia montana Ficuzza, meravigliosa struttura immersa in questo bosco che, negli anni ‘50 ha ospitato i figli di chi lavorava alla stazione ferroviaria. Bambini tra i sei e i dodici anni, figli e orfani di ferrovieri in servizio o in pensione, che trascorrevano in queste strutture parte delle loro vacanze estive.

Una struttura fatiscente e abbastanza pericolante, quella che ci viene fatta conoscere attraverso l’attività di esplorazione di Urbex, al cui interno si possono ammirare con grande nostalgia i resti di vita passata: disegni, muri colorati, oggetti scolastici e arredamento che fanno immaginare la vita ricca e pulsante che si animava nelle camerate e negli spazi in cui i bambini partecipavano alle attività comuni.

Nonostante le condizioni generali della struttura, all’esterno sono ancora presenti le voliere per gli uccelli e i giochi per i bambini. Un posto meraviglioso ormai destinato a scomparire con il tempo. A oggi è usato da alcuni gruppi di ragazzi che si dilettano con il softair, riproducente in modo molto fedele le azioni militari, ignari dei giochi molto più semplici amati e praticati dai loro coetanei che, grazie alla colonia, avevano la possibilità di trascorrere qualche spensierata settimana estiva prima di tornare sui banchi di scuola. Un'esperienza da condividere con i loro compagni perché non solo li aveva fatti divertire, ma aveva posto un altro mattoncino nel loro processo di crescita personale.

Le foto sono del fotografo Alessandro Montemagno


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